Il doppiaggio secondo Riccardo Niseem Onorato, la voce di Jude Law

Se riusciamo ad apprezzare fino in fondo i film e le serie tv dei grandi miti americani, e non solo, è anche merito loro. La categoria dei doppiatori è fondamentale per la buona riuscita di un prodotto importato dall’estero: si pensi, ad esempio, quando la voce italiana “storica” di un attore viene cambiata. In Italia possiamo vantarci di avere delle vere e proprie eccellenze in questo campo, senza dubbio tra le migliori d’Europa. Tra i più famosi doppiatori italiani c’è sicuramente Riccardo Niseem Onorato, voce storica di Jude Law e Eric Bana (e tanti altri), del personaggio di Damon Salvatore nella fortunata serie tv ‘The Vampire Diaries’ e più recentemente del protagonista dell’ultimo capitolo della saga videoludica di ‘Assassin’s Creed’. Abbiamo intervistato il doppiatore, commentando con lui le sue esperienze lavorative più importanti e i suoi progetti futuri.

Innanzitutto, dal tuo punto di vista personale, quali sono i pro e i contro del mestiere del doppiatore?
I pro sono diversi: sicuramente è un lavoro da cui riesci a prenderti grosse soddisfazioni, anche se non è sempre così. Poi è sicuramente un impiego stabile, perché una volta che cominci è difficile che non trovi spazio (anche se ci sono dei casi): la gente guarda i film e le serie tv straniere e quindi c’è sempre bisogno di doppiaggio. Dal punto di vista economico, anche se prendiamo meno rispetto al passato, si ha comunque un buon guadagno e poi… è un lavoro che si fa d’inverno al caldo e d’estate al fresco (e non è poco!). Per quanto riguarda i contro, sicuramente quello di stare segregati in una saletta buia per nove ore al giorno in piedi perché, tranne qualche rara eccezione, generalmente è difficile che si doppi da seduti. Poi a livello fisico richiede uno sforzo consistente per la vista e la concentrazione. Per quanto riguarda la mia situazione personale, aggiungo ai contro anche il fatto che è un lavoro che, per essere fatto a grandi livelli, deve essere esercitato a Roma e, per me che vivo già da un po’ a Bergamo, richiede continui spostamenti.

Tra i tanti attori del grande schermo a cui hai prestato la voce spiccano sicuramente Jude Law, di cui ormai sei la voce italiana ufficiale, e Eric Bana. Cosa ti piace di loro? C’è qualche film in particolare in cui ti è piaciuto doppiarli?
Jude Law ormai lo doppio da tantissimi anni e lo conosco veramente come le mie tasche. Mi sono divertito a doppiare ogni suo film perché mi piace come attore e soprattutto perché i ruoli che interpreta nascondono sempre cose nuove, come ‘Alfie’, un personaggio davvero divertente. Ho amato prestargli la mia voce nei più recenti ‘Sherlock Holmes’, anche perché ho potuto lavorare con il mio amico Luca Ward ed è stata una bella esperienza. Sono legato, poi, a film minori come ‘Repo Men’, che non ha avuto assolutamente un grande successo, e ‘eXistenZ’, il primo in cui ho doppiato l’attore britannico. Per quanto riguarda Eric Bana, il primo film in cui l’ho doppiato è stato ‘Hulk’ ed è quello a cui mi sento più legato.

Tanto lavoro anche con le serie tv: uno dei personaggi di maggior successo a cui hai prestato la voce è Damon Salvatore (Ian Somerhalder) di ‘The Vampire Diaries’. Cosa ne pensi di questo ruolo?
Damon Salvatore? Non mi dice nulla questo nome, mai sentito! (ride, ndr). Damon è un personaggio di una serie che adoro e che mi diverte tantissimo. L’unica cosa che mi dispiace è “rovinarlo”, nel senso che, quando “metti la tua voce” su un attore che ha una tonalità diversa dalla tua, comunque alteri qualcosa che è già un buon lavoro. Ma questo comunque fa parte del gioco: per quanto bravi siamo noi doppiatori italiani ci sono sempre dei suoni in inglese che non possono essere tradotti e resi al meglio in italiano. Nel caso specifico del personaggio di Damon, è evidente che Ian Somerhalder gioca moltissimo su alcuni toni di voce e alcune particolari espressioni del volto, e purtroppo molte volte queste cose si perdono: se le rifacessimo in maniera identica, nella versione italiana suonerebbero davvero male. Penso ad esempio a come gli attori americani recitano le domande e a come espongono gli interrogativi. Quindi dobbiamo un po’ italianizzare il tutto. In linea di massima, però, mi diverto davvero tantissimo a doppiarlo, è proprio figo.

Hai doppiato anche il protagonista (Connor Kenway) dell’ultimo capitolo, per uscita si intende, di una delle saghe di videogame più famose in Italia e nel mondo: ‘Assassin’s Creed’. Che differenze, difficoltà e note positive ci sono rispetto a un personaggio in carne e ossa?
Doppiare un videogame è un’esperienza che definirei mistica. Stai dentro una saletta veramente piccolissima, con un microfono, il leggio (a dir la verità in questo caso manco quello c’era) ed un piccolo schermo dove appare scritta proprio la battuta che tu devi recitare e che ti viene prima passata in cuffia in lingua originale. Non ci sono immagini quindi. Quando abbiamo doppiato ‘Assassin’s Creed’ non sapevamo assolutamente nulla di come fosse fisicamente il personaggio di Connor, anche perché stavano ancora finendo di elaborarlo al computer e noi avevamo solo delle bozze del costume. Non è quindi facile doppiare quando non vedi il personaggio: devi solo basarti sulla voce in cuffia. Ci sono delle scene, penso alle battaglie, in cui il tuo personaggio lancia delle urla, o ancora quelle in cui si arrampica, in cui devi riuscire a doppiare anche i versi che fa il protagonista, con il solo supporto dell’audio in cuffia, e devi quindi riuscire ad emulare la versione originale. Un’esperienza assurda, veramente! Sicuramente è stato un lavoro divertente, anche se un po’ alienante perché è molto più difficile doppiare un videogioco piuttosto che un film e, tra le altre cose, è anche pagato meno, anche se, per quanto mi riguarda, non è un particolare rilevante questo. ‘Assassin’s Creed’ è una serie che amo come giocatore, quindi quando mi è stata proposta questa cosa ho detto “Wow, lo faccio pure gratis!”. Poi però non l’ho fatto gratis ovviamente, eh (ride, ndr)!

Quali sono i tuoi progetti lavorativi futuri e cosa desideri per il 2013?
Sto preparando delle attività parallele al doppiaggio. Sto cercando di organizzare dei lavori qui a Bergamo con la gente, degli eventi per tutti quelli che vogliono conoscere un po’ meglio questo lavoro. Non saranno delle lezioni di doppiaggio però: non ho voglia di farne altre in questo momento, anche perché partecipo già come docente a dei corsi a Roma e a Milano ma quella è un’altra storia. Per quanto riguarda le speranze, queste sono più ampie: riuscire magari a trovare il modo in cui tutti possiamo vivere più serenamente e essere più felici. Dato il momento un po’ difficile che stiamo vivendo tutti nel mondo, credo che questo sia il mio desiderio più grande.

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