‘C’è chi dice no’, un deciso rifiuto al sistema delle raccomandazioni

Il filone della commedia italiana continua a scaldare le sale cinematografiche anche in questa stagione con il film ‘C’è chi dice no’ del regista Giambattista Avellino. La pellicola tratta in modo egregio lo scottante tema del precariato e l’attuale condizione professionale di molti giovani italiani, che, dopo aver conseguito lauree e master, si vedono sorpassare da un esercito di raccomandati.

Da questa spiacevole abitudine, tutta italiana, prende il titolo una pellicola frizzante ed entusiasmante. Il cast, composto da Luca Argentero, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Myriam Catania e Marco Bocci, si cala nelle rispettive parti seguendo l’ottima sceneggiatura scritta da Fabio Bonifacci. Uno sceneggiato ben orchestrato, che ci introduce nel quotidiano mondo dei tre protagonisti principali che incanalano la loro rabbia per ottenere un posto che spetta loro di diritto. La miccia di questo senso di rivalsa si accende durante una cena tra ex compagni di classe. Mentre i figli di papà se la ridono, raccontando le loro gesta da manager di successo alla guida delle rispettive aziende di famiglia, Max, Samuele e Irma non riescono ad accettare la loro continua gavetta in un precariato che sembra non avere fine. Tanto forte è il sentire ingiusta questa condizione che, stizziti, abbandonano la cena mandando a quel paese il gruppo di improbabili amici.

Un susseguirsi di vendette esilaranti ed efficaci li porterà ad ottenere i loro obbiettivi: distruggere un sistema che di meritocratico non ha nulla. Così ogni sera in riva all’Arno Max, aspirante giornalista, Irma, medico sottopagato, e Samuele, assistente ad una cattedra di giurisprudenza, meditano le strategie da ideare per mettere in scacco l’iniqua condotta dei loro capi. La nascita dei ‘pirati del merito’ mette in subbuglio l’intero polo universitario di Firenze. Il messaggio serio, utile e forte per contrastare questo periodo assurdo dell’attuale generazione è chiaro: “Precari d’Italia unitevi per dare voce ai vostri diritti”.

Foto: Claudio Iannone

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi