Grazia Di Michele in jazz. ‘Giverny’ è la sua nuova carezza musicale

‘Giverny’, il nuovo lavoro di Grazia Di Michele, colpisce per la sua delicatezza. Questa carezza musicale di una delle nostre artiste più brave (un’antesignana della scuola cantautorale femminile italiana di successo) ti arriva al cuore fin dalle prime note della title track. Sarà l’atmosfera jazz, merito degli arrangiamenti di Paolo Di Sabatino (pianoforte) e del suo trio (Marco Siniscalco al contrabbasso e Glauco Di Sabatino alla batteria), ma è forse la cura dei dettagli quella che più di ogni altra cosa fa apprezzare l’insieme: una parola scritta in una certa maniera, uno strumento che entra a un certo punto della canzone, il coro che serve a ricamare un’atmosfera particolare.

La poetessa contemporanea Di Michele si rifà alla figura del pittore impressionista Claude Monet (quello delle ninfee ma non solo, poiché da un suo quadro prese il via questo rivoluzionario movimento pittorico) per tratteggiare dodici quadri musicali. ‘Giverny’ parla dell’ossessione di Monet nel voler cogliere ogni riflesso di luce e trasportarlo sulla tela, come una fotografia. Quella stessa ‘impressione’ che Di Michele e Sabatino hanno cercato di riprodurre in questo lavoro. Da ‘La luna balla il tango’, che oltre a un ritmo argentino ci offre un testo zeppo di elementi poetici ed immagini suggestive (“La luna balla il tango con la notte tra i denti”, per fare un esempio), a ‘Pettini e pettinini’, scelta come primo singolo. Questo brano, che a un primo ascolto potrebbe sembrare di contorno, in realtà, è uno dei più importanti del disco: con la sua semplicità riesce a catturarti e a farti immaginare scene di normale vita e di quotidiana sensualità, anche grazie all’apporto dei musicisti e dei coristi. Di tutt’altro spessore è ‘Dove mi perdo’, con un testo stupendo che riesce a sposarsi efficacemente con una musica più ricercata e un sax, suonato da Fabrizio Mandolini, che dona quel tocco di malinconia e romanticismo, tipici di questo strumento.

Una menzione particolare la merita anche l’Orchestra sinfonica abruzzese (‘L’arte dell’incontro’ e ‘Laura’), che ci fa pensare a L’Aquila e al terremoto del 2009, con tanta fiducia nel futuro, sperando che il passato non venga dimenticato, come fa, suo malgrado, Laura, la protagonista dell’ultimo brano, privata del suo mondo perché malata di Alzheimer. Senza virtuosismi particolari, Grazia Di Michele ci regala emozioni da cantautrice doc, rivestite da un elegante abito jazz: alcune atmosfere ci ricordano Ivano Fossati (ascoltate ‘Passo a due’ e ‘L’amore non detto’) e questo è decisamente un complimento. È raro trovare dodici canzoni unite da un filo conduttore comune: quello della soavità. Nessun riempitivo, dunque. E, in questi tempi di crisi della discografia italiana, è cosa più unica che rara.

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