La Storia secondo ‘Reality’ di Matteo Garrone

L’altro giorno ero immerso in ‘Novecento’ di Bernardo Bertolucci, un capolavoro indiscusso della cinematografia che racconta con pochissime e centellinate ellissi l’Italia, dagli inizi del ventesimo secolo alla Liberazione. Il regista ha raccontato un Paese memorabile, gravido di sangue e di storia, humus della nostra cultura democratica. Alla fine dei 318 minuti di pellicola, l’occhio mi è caduto sulle novità del Festival di Cannes e sugli italiani che passeggiavano sulla Croisette. C’era Bertolucci e c’era Matteo Garrone e ho clandestinamente legato i loro destini.

Garrone, come Bertolucci, ha raccontato le storie della Storia d’Italia, i retrogusti della cultura del nostro Paese. Prima con ‘Gomorra’, narrazione del modus operandi della criminalità organizzata, e poi con ‘Reality’, film fresco vincitore del premio speciale della giuria, presieduta da Nanni Moretti. Garrone ha girato una commedia amara che racconta le vicende di un pescivendolo napoletano che scivola nella pazzia per l’ossessione di entrare a fare parte del ‘Grande Fratello’. Questa pellicola riflette su un fenomeno mediatico che si è fatto cultura e ha influito più di quanto si possa credere sulla Storia contemporanea. L’Italia, quella del miracolo berlusconiano e del riformismo di destra, l’Italia delle letterine, paperine ed escort, quell’Italia coscientemente distratta e divertita dalla nazional-popolarità del mezzo televisivo ha come fiore all’occhiello la filosofia del reality e il suo sogno: diventare famosi, apparire vuoti in una scatola piena di corpi senza contenuto, per risolvere l’enigma esistenziale dell’apparire o non esistere.

Questo è il suggerimento che suscita il titolo del film di Garrone, questa è la cultura di massa nel quale si immergeva il nostro Paese diventando ogni giorno sempre più patinato e surreale. E dove si nasconde questa nazione di ex-miracolati italiani? Dove si nascondono le sue distorsioni? Non potrà essere mica scomparso tutto in un batter di ciglia, ed è la Storia che ce lo conferma: non basta il cambio ai vertici della piramide per sradicare certe pratiche oramai consolidate e la mentalità che le ha fatte attecchire, e quindi viene da chiedersi: “In quale forma queste pratiche torneranno a noi?”. E tutti questi interrogativi scaturiscono dalla lettura della trama e del titolo del film girato dal regista romano, capace di collocare un frammento di vita privata nel fiume della Storia. Il cinema quando si immerge nella Storia è capace di creare capolavori indimenticabili (‘Novecento’ docet), perché riesce a fotografare la nostra società in divenire. La Storia ha sempre qualcosa da raccontare quando si mette dietro la macchina da presa.

  1. 1 commento a “La Storia secondo ‘Reality’ di Matteo Garrone”

  2. 1 giulio scrive (4 Giugno 2012 alle 14:42):

    SONO CONTENTO CHE ANCORA UNA VOLTA UN REGISTA ITALIANO CON UN FILM TUTTO ITALIANO, ANZI CON PERSONAGGI PARTENOPEI, SIA STATO PREMIATO A CANNES. BRAVO, MATTEO E BRAVO A TUTTO LO STAFF, SPECIALMENTE A MARCO ONORATO, CHE ADESSO VI GUARDA E VI SORVEGLIA DI LASSU’!!!
    GIULIO DA NAPOLI detto gilbtg

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