L’istrionico Ian Anderson e i Jethro Tull scaldano il pubblico di Torino

Grande successo di ‘Thick as a brick’ di Ian Anderson e dei suoi Jethro Tull giovedì 31 maggio al Teatro Colosseo di Torino, dove il pubblico ha assistito entusiasta a due ore e mezza di musica. Il concerto, suddiviso in due parti, ha visto nella prima l’esibizione del complesso nella versione originale, edita ormai 40 anni fa, mentre nella seconda Ian Anderson si è esibito presentando ‘Thick as a brick 2’ di recente uscita.

Ottimamente coadiuvato dal cantante/attore Ryan O’Donnell, la cui voce ha a tratti ricordato quella di Anderson nella sua gioventù, lo spettacolo ha evidenziato l’incredibile energia dell’ormai sessantacinquenne artista scozzese, sempre istrionico con le sue pose che lo hanno reso celebre. Sobria la cornice del palco, senza fronzoli o effetti speciali particolari, che ha ancor di più concentrato l’attenzione dei presenti sull’esibizione e sui suoi contenuti; la nuova versione ‘2’ del celebre album denota caratteristiche musicali proprie e non è certamente una ‘copiatura’ o solo una sua riedizione. Collegata solo all’inizio e alla fine al ‘vecchio’ album, riprendendone per pochi attimi l’introduzione e la chiusura, ‘Thick as a brick 2’ è un mix di musica variante tra il melodico e un rock sempre soft; non di certo una musica di tipo commerciale, ma che lascia emozioni e sensazioni che gli standard musicali attuali non sono in grado di trasmettere.

Ad un primo ascolto, se non ai livelli di ‘Aqualung’, l’opera è un gradino sopra la media di quello che i Jethro Tull hanno saputo esprimere nella loro carriera; con una battuta, si può dire che questo ‘ritorno al passato’ rappresenta un qualcosa di ‘nuovo’, che forse sarà più apprezzato dalla generazione degli anni ’70 che dalla larga parte dei giovani di oggi. Entusiasmo alle stelle ed applausi a scena aperta prima del saluto finale quando Ian Anderson, dopo due ore e mezza, ha magistralmente dato sfogo alla sua capacità flautistica in uno dei brani più celebri della band, ‘Locomotive breath’.

Foto di Marco Ferrero

[nggallery id=27]

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi