Nino D’Angelo, spirituale e terreno convivono in ‘Tra terra e stelle’

La spiritualità è la nuova dimensione di Nino D’Angelo. Dopo l’ascolto di ‘Tra terra e stelle’ (Nar International), il suo nuovo disco uscito a gennaio, non si può fare a meno di notare come testi e musica siano pervasi da, permetteteci l’ossimoro, una ‘sacralità terrena’. In ognuna delle undici tracce che compongono questo lavoro il sacro vive attraverso l’osservazione della natura e della realtà quotidiana. D’Angelo, sia chiaro, non opera svolte mistiche ma riesce ugualmente, attraverso la sua arte, a scavare in profondità e a condividere con l’ascoltatore il suo pensiero sulla realtà di oggi, sulla crisi economica e sulla politica.

Se la sua evoluzione artistica, avvenuta negli anni ’90, fu salutata da pubblico e critica come una delle più riuscite nel campo della musica italiana, questa nuova metamorfosi dell’ex caschetto biondo di Napoli è ancora più inaspettata e bella, perché frutto dell’esperienza di un artista cinquantenne ma soprattutto di quella dell’uomo Nino D’Angelo. Il disco si apre con ‘L’alba’, una malinconica preghiera dedicata all’arrivo del nuovo giorno e, al contempo, una critica nei confronti della frenesia e del caos cittadino, che cancellano il silenzio e la contemplazione. Il flauto in ‘Famme vivere pe te’ dona un’aura etnica e primitiva al pezzo, mentre in ‘Pe’ vie ‘e ‘na vita’ si respira una spensieratezza più napoletana nella descrizione delle piccole cose quotidiane. L’apporto vocale di Stefania Lai ai cori è fondamentale in questa canzone: la sua voce è matura e profonda. ‘Stella napulitana’ parla di una Napoli tradita e in attesa di una vita migliore: alla dolcezza della voce di Nino D’Angelo si contrappone quella ruvida di Ciccio Merolla, che rappa la speranza disattesa della gente partenopea. Dello stesso tenore, ma più ironico, è il singolo di lancio dell’album, ‘Italia bella’, un calypso che ritrae il Paese di oggi, con troppe stelle senza un varietà (un accenno alle proteste degli artisti contro i tagli del Governo nel settore dello spettacolo): il brano è un ritratto spietato dei nostri politici, che fanno promesse ma non le mantengono, e degli italiani lacchè, egoisti e disposti anche ad asservirsi a un padrone pur di ricevere in cambio favori personali, infischiandosene del bene della comunità.

Dopo un inno all’amore (‘Ammore è da’) viene l’episodio più commovente del disco, ‘Doje vite’ (Due vite), in cui Nino D’Angelo descrive il percorso parallelo di due amici, il magro che cantava (D’Angelo stesso) e il mediano che correva, amici uniti da un’infanzia povera ma felice e in seguito separati da due diversi destini, uno più fortunato e l’altro più tragico. La più tradizionale ‘Uocchie ‘e mare’, un tango napoletano che richiama ‘Tammurriata nera’ nel ritornello, e ‘Sarraje’ chiudono un lavoro ben fatto, scritto, suonato e arrangiato col cuore, musicalmente variegato (da segnalare l’arrangiamento degli archi di Piero De Asmundiis). Nino D’Angelo parla ancora d’amore ma di un amore alto e lo fa come sempre in napoletano. Al di là dell’uso del dialetto, c’è qualcosa che rende questo disco così tanto italiano e universale. E allora viene naturale condividere il pensiero dell’artista, che dalla sua pagina Facebook si interroga sul perché il suo singolo non venga trasmesso dalle radio e sul significato del termine ‘radiofonico’. Rispondiamo noi allora: la buona musica continua ad essere radiofonica; sono i radiofonici il problema. Loro forse non riescono a capire fino in fondo le sue canzoni, così umili e sincere. E pensare che basterebbe solo aprire un po’ più le orecchie e il cuore.

  1. 6 commenti a “Nino D’Angelo, spirituale e terreno convivono in ‘Tra terra e stelle’”

  2. 1 Francesco Lombardi scrive (7 Marzo 2012 alle 20:36):

    Davvero ben scritto e descritto qusto pezzo che, al di là della maturità e bravura artistica di Nino, mette in risalto la vera essenza di un artista come Nino. L’articolo così ben scritto, conferma esattamente ciò che ho sempre pensato, vale a dire che abbiamo a che fare con un autentico Poeta (con P maiuscola) e, soprattutto, con un Uomo (con la U maiscola) di grande sensibilità e umiltà. Cordiali saluti.
    Francesco Lombardi – Civitavecchia.

  3. 2 Daniel Diletto scrive (10 Marzo 2012 alle 20:27):

    Purtroppo esistono ancora delle remore per la musica napoletana e questo parte proprio dai radiofonici che oggi hanno il vero monopolio. Da cantautore non posso che amare i testi che Nino riesce a proporre sempre meglio. Ma mi chiedo una cosa : perche’ ogni qual volta entro in contatto con qualcuno dell’ambito artistico che vuole ascoltare la mia musica, appena dico che scrivo in napoletano la prima domanda che mi fanno è “sei neomelodico”?…ma a Napoli esiste solo lo stile neomelodico?
    Ricordiamoci che il vero stile neomelodico nacque proprio con Nino, Finizio e qualcun altro, mentre oggi chiunque canti in napoletano si definisce neomelodico. Beh io non ci sto! Nulla contro i neomelodici, ma non mi sento ne reputo tale.
    Quando porto il mio spettacolo in teatro il pubblico resta stupito perchè arriva sempre un po’ prevenuto…poi pero’ mi dite perchè e come un neomelodico riempie le sale teatrali e riesce ad ottenere sponsor pubblicitari, mentre noi artisti “semplicemente napoletani” veniamo isolati ?
    Comunque vada io continuerò a scrivere e cantare in napoletano e a portare il mio spettacolo anche fuori da Napoli, con i pochi mezzi a mia disposizione e chissà, magari un giorno anche per me arriverà un Goffredo Fofi che mi cambierà la vita, così come successo a Nino.
    Viva Nino D’Angelo e viva la musica napoletana .

  4. 3 Paolo scrive (13 Marzo 2012 alle 0:22):

    Il problema di Nino non sono le canzoni ,che a mio avviso sono davvero concilianti con la realtà ,ed hanno un senso profondo ,e che hanno poco da dire a chi ha scelto di vivere in un mondo come questo mettendo a tacere i sentimenti e i valori scomparsi purtroppo da tempo , il problema e che oggi sopratutto per gli artisti bisogna mettersi al centro dell’attenzione e quello che racconta Nino purtroppo non fa più notizia ciao buonanotte

  5. 4 Umberto Pileri scrive (6 Ottobre 2012 alle 16:55):

    Ennesimo bellissimo lavoro di un grande cantautore che purtroppo paga la stupida prevenzione della gente che lo accosta ancora all’immaturo ragazzo di “Nu jeans e ‘na maglietta”. Nino D’Angelo, ormai da parecchi anni, propone un sound mediterraneo di grande classe con tematiche e sonorità di alto livello. Spiace che un capolavoro come “Terranera” sia passato senza troppo clamore. Spiace che non abbiamo avuto il successo che avrebbero meritato grandi lavori come “Stella ‘e matina”. “‘O schiavo e ‘o ‘rre”, “Il ragù con la guerra”, “Gioia Nova”. Con questo CD Nino D’Angelo torna a prestazioni elevatissime. Canta l’amore facendo rabbrividire l’ascoltatore senza essere mai banale. Ribadisce il suo impegno sociale nonché la sua notevole ironia (Italia bella). Non dimenticherò mai, inoltre, quel capolavoro di colonna sonora di “Tano da morire”! Grande registe in “Aitanic”. Nino, grazie di esistere. Hai dato certamente un’impronta alla buona musica italiana!

  6. 5 Francesco Giovanni Sisinni scrive (1 Aprile 2013 alle 11:53):

    … nulla da dire sulla immensa Arte di Nino, sulle capacità/potenzialità anche ( e soprattutto radiofoniche ) di una Sonorità Napoletana (per non parlare di Location nell’immaginario collettivo globale) … tutta ancora da coniugare, divulgare, soddisfare, nelle sue infinite comnbinazioni e varianti. Però, per quanto concerne l’accenno polemico al discorso logistico-distributivo,… bè, mi si consenta, forse perdonandomi la troppa sincerità, di essere oggettivo : nell’ Arte, come e soprattutto nella vita, prima si inizia a sentirsi “fuori dal giro”, e prima si inizia ad esserlo ! O per lo meno, i miei trentanove anni di Vita, mi hanno insegnato questo. Per il resto : … buona Emozione a tutti! … … Grande Nino !

  7. 6 Francesco Giovanni Sisinni scrive (1 Aprile 2013 alle 12:07):

    Scusate, non avevo letto i commenti postati prima del mio. E’ doveroso a questo punto precisare, e con attenzione, che il Percorso Artistico di Nino, come quello di ogni Artista che si rispetti parte da un contesto (quello Artistico praticamente stereotipato all’epoca di un jeans e una maglietta) in cui farcela non era assolutamente facile. Il vero Artista (immagino) è innanzitutto un Tecnico eccellente, o per lo meno cerca innanzitutto di far prevalere il proprio Estro Artistico mediante un virtuosismo Tecnico che non è digiuno di sacrifici, possibilità (anche di crescita), aspirazioni, perché no pretese, ma mai parente né alla banalità né alla scontatezza, con la quale, con il senno del poi, è da ingrati giudicare le prime Opere Musicali di “nu uaglione” (assieme alle cui canzoni(sogni) tra l’altro siamo cresciuti) che, come sognava di fare, ce l’ha fatta ! E ce l’ha fatta perché in simultanea, come in un mega collegamento wi-fi ante litteram, tutta Napoli, anzi tutta la Campania, fino a Palermo e fino in Canada, abbiamo scandito le sillabe delle sue prime Opere che, se giudicate con disattenzione da parte nostra, possono solo rappresentare l’insicurezza dei primi passi che assieme e grazie a Nino abbiamo compiuto lungo un percorso che ci ha portati, nel 2013, a conoscere a fondo le nostre radici (pulsioni positive archetipiche) Culturali, perché, se non lo abbiamo ancora capito, l’Arte è Cultura! … e la Musica è Arte !

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