‘This must be the place’, un road movie tra Olocausto e rock

Piace, e molto, ‘This must be the place’, l’ultimo film di Paolo Sorrentino che vede come protagonista Sean Penn. Si tratta di un road movie incentrato sulla storia del cinquantenne Cheyenne, ex divo del rock giunto in America per cercare l’ufficiale nazista che, ad Auschwitz, aveva torturato suo padre durante il regime. Al riguardo, l’attore americano ha dichiarato: “L’Olocausto è una pagina tragica della storia, e conservare la memoria della violenza compiuta dai nazisti è un dovere per noi uomini moderni. Nel film non c’è però una ricostruzione storica della Shoah: ‘This Must Be the Place’ è il racconto di un uomo che matura anche attraverso la scoperta dell’orrore nazista, e recupera un rapporto con le persone, con se stesso e con la vita”.

“Paolo Sorrentino – prosegue Sean Penn – è uno dei grandi cineasti contemporanei. Ho scoperto il suo enorme talento vedendo il suo film precedente, ‘Il Divo’, e dopo ‘This Must Be the Place’ spero di lavorare di nuovo con lui”. Il film deve molto anche agli scritti di Primo Levi. Sorrentino infatti precisa: “L’opera di Primo Levi è stata fondamentale per preparare questa pellicola. Ho riletto i suoi libri e li ho portati in regalo a Sean Penn, che però già li conosceva. Questo è stato un punto d’incontro per noi”. ‘This must be the place’ è un lungometraggio complesso che molti già vedono candidato all’Oscar. Al riguardo, il regista stempera: “Questo film è già un sogno realizzato anche per la presenza, nel cast, di David Byrne, leader dei Talking Heads, che interpreta se stesso”. Non a caso, il titolo del film si ispira proprio a una famosa canzone dei Talking Heads.

Byrne, presente anche nella colonna sonora, ha così commentato: “Il nome della band nel film, ‘The Pieces of Shit’, fa pensare a un gruppo punk, mentre la musica che avevamo prodotto andava in tutt’altra direzione. Paolo ci aveva dato solo qualche indicazione, dicendoci che avremmo dovuto realizzare una canzone più malinconica e farne un’altra più ritmata e sostenuta. Per Paolo, Cheyenne doveva rimanere emotivamente colpito da una musica diversa da quella che suonava in passato, una musica che lo spingesse in un’altra direzione. Il fatto che Paolo abbia usato una canzone dei Talking Heads scritta da me come titolo del film è stato un po’ uno choc. Nel film vi si fa riferimento un paio di volte, viene suonata una volta per intero e credo che si senta in un altro paio di momenti, e tutto questo è decisamente lusinghiero. Per me questo pezzo è una canzone d’amore. E’ forse la canzone più dichiaratamente d’amore che io abbia mai scritto”.

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