Marco Menichini, il pop ha una nuova voce

L’esordio discografico di Marco Menichini non è tardato ad arrivare: è da oggi, infatti, in tutti i negozi di musica e negli store online ‘Capitolo primo’ (Universal Music). Abbiamo contattato telefonicamente il giovane cantante di Latina; avevamo già avuto modo di conoscere Marco in occasione dello scorso Festival di Sanremo ed eravamo rimasti piacevolmente colpiti dalla sua bravura. Il ‘capitolo primo’ del suo percorso musicale (“Il termine carriera per adesso mi sembra troppo eccessivo”, ha tenuto a precisare) soddisfa pienamente le nostre attese.

Un mix di generi musicali caratterizza il tuo esordio discografico. Ritroviamo un Marco diverso da quello che abbiamo visto sul palco di Sanremo…
Ho voluto che il mio primo lavoro fosse semplicemente qualcosa che mi rappresentasse molto e che mostrasse il mio lato più eclettico e versatile. Abbiamo cercato di mantenere una linea univoca per quanto riguarda la mia personalità e la mia voce. Sui brani è stato fatto un discorso sulle sonorità e si è cercato di trovare un equilibrio per ogni canzone. Anche i musicisti sono gli stessi, fatta eccezione per Tra tegole e cielo, che è stata prodotta interamente dalla Universal.

Come spieghi la scelta di fare uscire l’ep non a ridosso del Festival di Sanremo ma in questo periodo?
Semplicemente perché l’album non c’era, a parte Tra tegole e cielo e un pezzo de L’estensione di me. È stato maturato in questi mesi e penso molto bene (ride, ndr).

Una sola esibizione a Sanremo. Ti aspettavi qualcosa di più?
Caratterialmente prendo le cose come vengono, senza premeditazioni o false illusioni. Quando abbiamo sentito il verdetto, gli altri si aspettavano che passassi o che facessi ancora meglio, mentre io l’ho presa molto bene. I passaggi in tv erano solo due: io ne ho fatto uno ma è ok. L’attenzione del pubblico, ricevuta durante la settimana sanremese, non è andata scemando dopo e questo per me è fondamentale. Sono contento per aver fatto vedere il mio lato più ‘melodico’, anche se ce ne sono altri, come si può ascoltare nel disco.

Pensi che la canzone fosse troppo tradizionale per un Festival del 2011?
No, assolutamente. Ho ricevuto più voti da casa rispetto ad altri che sono passati. Il discorso è che il 50% era assegnato dall’orchestra ed io dico sempre: “È il pubblico che compra i dischi e ti segue ai concerti, non l’orchestra”, quindi le percentuali non sono state calcolate pensando a un discorso concreto e di conseguenza sono stati premiati altri meccanismi ma sono contento lo stesso.

In Lovesong e Inevitabile blues e R&B la fanno da padroni. Sono dei generi musicali che senti particolarmente tuoi?
Tutto quello che ascolti nel disco mi rappresenta. Lovesong mi è stata data: ho cambiato solo alcune parole del testo e il titolo, che in origine era diverso. Inevitabile l’ho scritta io in collaborazione con Fabio Conti e Etta Lomasto: rappresenta il mio lato più frizzante ed elettronico; è nelle mie radici anche quello.

Anche gli arrangiamenti vocali di Inevitabile sono farina del tuo sacco…
Sì. Grazie alla mia esperienza nel coro gospel, le armonizzazioni a tre-quattro voci sono riuscite abbastanza bene (ride, ndr).

Nel libretto del cd ringrazi, oltre alle persone che ti hanno aiutato, anche coloro che hanno cercato di rallentarti o ostacolarti. A chi ti riferisci?
Se sono quello che sono è anche grazie a queste persone che hanno reso i miei muscoli ancora più forti. Tutti quanti dovremmo ringraziare chi ha cercato di farci del male, perché siamo anche frutto di queste esperienze negative. Mi riferisco anche a persone che mi hanno consigliato di gettare la spugna o di lasciar stare, perché non avrei avuto un sostegno così grande, essendo il disco autoprodotto. Mi hanno consigliato di lasciare passare qualche anno, in modo tale che la gente si dimenticasse di me e poi uscire con qualcosa di studiato a tavolino. Ringrazio anche loro perché mi hanno fatto capire che questo cd andava pubblicato. Oggi ne sono convinto più che mai.

Come giudica un ragazzo di ventuno anni come te il tanto criticato mondo dello spettacolo?
In questi mesi in cui mi sono quasi strafogato di questo mondo, posso dire che è tutto molto interessante. Forse ci sono delle dinamiche a volte ‘perverse’, dettate da persone che hanno potere decisionale. Ho capito che l’importante, purtroppo, è vendere determinati prodotti e non la qualità di quello che vendi. Nello stesso tempo si parla di arte e di emozioni e per questo bisogna cercare di non tradire le persone che ti ascoltano e mantenere una certa novità in quello che fai. Non mi piace l’espressione ‘scendere a compromessi’; diciamo che è importante cercare di trovare degli equilibri ‘diversi’ nel mondo musicale.

Myspace e, soprattutto, Facebook: hai un nutrito seguito di fedelissimi sui social network. Quanto sono importanti questi mezzi per farti conoscere al maggior numero di persone?
Non sono un grande intenditore di computer, a dire la verità, però quello che riesce a mettermi in contatto con le persone io lo sfrutto al massimo. I social network sono una grande finestra sul mondo e ti mettono in contatto direttamente con il pubblico, tramite messaggistica e chat. La condivisione di materiale personale, tipo foto e video, poi, ti dà la possibilità di creare una fan base grande e di instaurare un rapporto molto forte con chi ti segue. Il futuro è internet.

Potremo vederti dal vivo in questi mesi?
Per adesso ci stiamo concentrando sulla promozione del disco. Poi, in base a come andrà, programmeremo delle date, che renderò pubbliche sulla mia pagina ufficiale di Facebook.

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