Matteo Becucci: la cucina giapponese, gli anni ’80 e tanta voglia di live

Che Matteo Becucci fosse destinato a colpire positivamente gli ascoltatori ce n’eravamo accorti già nel 2009 quando, neanche troppo a sorpresa, si aggiudicò la seconda edizione del talent show ‘X Factor’. Di acqua sotto i ponti ne è passata da allora: un ep post-trasmissione, un interessante disco di cover internazionali riscritte in italiano dallo stesso Matteo (‘Cioccolato amaro e caffè’, ndr) e la partecipazione al musical ‘Jesus Christ Superstar’ nel ruolo di Giuda Iscariota, che lo ha fatto conoscere al pubblico nelle vesti di attore/cantante oltre a quelle di musicista e interprete di musica pop. Il 3 maggio è uscito il suo primo lavoro inedito, intitolato semplicemente ‘Matteo Becucci’ (Rca/Sony Music). Ne abbiamo discusso con lui in questa intervista.

A differenza degli altri vincitori di talent show, hai scelto di non cavalcare l’onda dell’immediato successo. Con il senno di poi, ritieni di aver fatto la scelta giusta?
C’è un modo di dire toscano che recita: “Per fare le cose per bene ci vuole tempo!”.

Il tuo primo singolo, La cucina giapponese, al di là della metafora dei rapporti di coppia, esprime anche una predilezione per una cultura lontana dalla nostra, negli ultimi mesi salita alla ribalta, purtroppo, per una tragedia. Cosa ti affascina del Giappone e dei giapponesi?
Mi piace molto la cucina ed il rigore dei giapponesi. Mi sembrano molto diversi da noi e credo che il confronto con popolazioni differenti sia un’occasione di crescita per entrambe le parti.

Nel videoclip della canzone hai scelto come protagonista la tua collega Giulia Ottonello. Come vi siete conosciuti e cosa vi lega?
Ho conosciuto Giulia due anni fa perché abbiamo un amico in comune. L’ho ammirata molto quando vinse ‘Amici’. È un’artista completa. Quando ho scritto La cucina giapponese ho subito pensato a lei come protagonista femminile per la sua fisicità. Mi sembrava perfetta e infatti lo è stata.

In molte canzoni del disco si respira un’atmosfera anni ’80. L’uso dei sintetizzatori lo sottolinea. È stata una scelta dettata da una tua passione per questo decennio musicale o una volontà del tuo produttore Pio Stefanini?
Io sono cresciuto musicalmente negli anni ’80 e questo mi fa sentire a mio agio in questo sound. Pio Stefanini ha poi pensato che fosse interessante accostare alla mia voce un mondo sonoro diverso rispetto alla seppur splendida acusticità di ‘Cioccolato amaro e caffè’. Io, dopo qualche perplessità iniziale, mi sono gradualmente avvicinato all’idea di Stefanini e, a disco finito, devo dire che il risultato mi piace da morire.

Ti sei affidato a collaboratori importanti come Kaballà, Pier Cortese, Luca Chiaravalli e Massimo Greco. Quanto sono stati determinanti per te e per il lavoro finale?
Io scrivo poco da solo e anche quando succede, mi confronto comunque sempre con artisti che stimo come quelli sopracitati. Adoro le contaminazioni.

Hai dichiarato che Mario Venuti è stato il supervisore del disco. Una presenza silenziosa, la sua. Pensi che potrà ‘palesarsi’ nel tuo prossimo disco?
Mario Venuti è palese da sempre nella mia cultura musicale italiana. La mia stima per la sua arte è immensa così come per le parole di Kaballà. Chi lo sa? Maybe, one day…

Sangue caldo è un racconto in musica dal sapore quasi cinematografico. Hai scritto che è ispirata da una lettura di Niccolò Ammaniti. A che opera ti riferisci?
Quando ho scritto il testo di Sangue caldo stavo leggendo ‘Che la festa cominci’. Il modo in cui mi è uscito il ritornello ovvero “bevo quest’ultimo sangue caldo, è il mio che dallo stomaco sale”  forse è stato condizionato da quella lettura. In quel libro vi sono molte descrizioni di uccisioni alla maniera di Tarantino in ‘Pulp fiction’, per intenderci.

Con Zitto ti rivolgi a qualche persona in particolare?

Il brano non ha un destinatario preciso, è uno spunto per riflettere. Mi piace l’idea di una canzone in cui ci sia un momento di silenzio. Forse potrebbe essere rivolta a certe trasmissioni televisive in cui molte voci si sovrappongono. Il risultato che si ottiene, così, è che nessun messaggio passa, perché nessuno si ascolta e quindi riflette su cosa dice l’interlocutore.

Hai partecipato al musical ‘Jesus Christ Superstar’. Spesso gli addetti ai lavori tendono a voler etichettare i cantanti come ‘di musical’ o ‘di musica leggera’. Cosa ne pensi a riguardo?
Odio le etichette, è troppo bello variare.

Del ‘Jesus Christ Superstar’ a cui hai partecipato non è stato realizzato un disco. Come mai? Sarebbe stata una cosa interessante, visto il precedente successo di ‘Notre Dame de Paris’…
Non lo so perché non sia stata pensata una cosa del genere. Bisognerebbe chiederlo alla produzione del musical.

L’estate è alle porte. Quando partirai in tour e che tipologia di concerto stai preparando per  il pubblico?
Ho intenzione di proporre un live vario. Sto allestendo due set in cui ci potranno trovare spazio strumenti acustici ma anche l’elettronica del nuovo disco. Dopo che sarà completato il calendario dei festival delle radio, potrò cominciare a comunicare i miei appuntamenti live. Non vedo l’ora di cominciare!

  1. 4 commenti a “Matteo Becucci: la cucina giapponese, gli anni ’80 e tanta voglia di live”

  2. 1 paola scrive (11 Maggio 2011 alle 8:52):

    Complimenti, l’intervista è nella sua concentrata stesura completa ed esustiva. Matteo Becucci è un’artista che ci ha abituato alla qualità ed ai lavori ben fatti. Il risultato ad ogni livello, sia per i primi dischi di cover usciti, sia nell’esperienza del musical, sia ora per questo bellissimo disco di inediti, è sempre oltremodo soddisfacente e se ne ha la conferma poichè nell’ascoltatore/spettatore resta sempre il desiderio di ripetere l’esperienza, così come nell’assistere alle sue performances nell’opera-rock, parimenti nell’ascolto delle sue canzoni. Il tutto ovviamente con il plusvalore di doti vocali non comuni.

  3. 2 Milena scrive (11 Maggio 2011 alle 9:01):

    Vai Matteo, il cd è veramente bello, ogni volta che lo ascolto mi piace sempre piu’ e trovo che le parole si possono benissimo adattare ad ognuno di noi… Complimenti, spero che venga data la giusta vetrina per questo artista completo con una voce pazzesca!!! Bravooooo!!!!!!

  4. 3 daniela scrive (11 Maggio 2011 alle 14:31):

    Grande Mettiu, le canzoni sono bellissime, ce n’è per tutti i gusti!!! In particolare adoro “sangue caldo”, “ti regalerò”, “l’assenza” ed “era di maggio” La tua voce meravigliosa sta sempre più diventando la colonna sonora della mia vita, grazie

  5. 4 marco li scrive (11 Maggio 2011 alle 19:04):

    Colpito dalle sonorità paricolari di “la cucina giapponese” ho scaricato il nuovo cd e..che sorpresa!,tutte le canzoni sono assai pregevoli sia nei testi (del Becucci), sia nella musica, che nella sonorità globale. Alcune sono proprio belle, io sono entusiasta di “ti troverò”, e la voce di Matteo sembra ancora migliorata. Potente lo è sempre stata ma adesso ha cento sfumature e altrettanti toni rendendo questo cd un gioiellino da non perdere!

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