Noemi, energia travolgente

Chiacchierare con Noemi è come parlare con una vecchia amica. È piacevole e non smetteresti mai di farlo. Simpatica, estroversa e, soprattutto, appassionata del suo lavoro. Sarà per questo che è una delle cantanti più amate del momento? Incuriositi dall’ascolto del suo ultimo cd ‘RossoNoemi’, abbiamo deciso di intervistarla. Noemi era impegnata nell’acquisto di un armadio ma ci ha dedicato venti minuti abbondanti, con buona pace dei suoi accompagnatori e delle commesse in trepidante attesa. Ma parlare di buona musica vale più dell’acquisto di un mobile.

‘RossoNoemi’ segna il passaggio dalla produzione di Diego Calvetti a quella di Corrado Rustici. Cosa ti ha spinto sulla scia di questo importante cambiamento artistico?
È stata una cosa naturale. Diego è un mio amico però quando uno fa musica, ha sempre bisogno di nuovi stimoli. Sentivo la volontà di poter fare qualcosa di diverso. Sono stata molto contenta dei miei primi lavori e con Diego c’è stato un sodalizio bellissimo. Poi si è proposto Corrado e ho colto la palla al balzo. Era un’occasione da non farci scappare, perché lui è uno dei migliori produttori italiani.

Come sei entrata in contatto con Rustici?
Corrado mi ha raccontato che, mentre era nella sede della mia casa discografica (Sony Music, ndr), gli hanno fatto sentire le mie canzoni e lui è rimasto colpito dal mio timbro vocale. Così ha deciso di lavorare con me.

Cosa ha portato in ‘RossoNoemi’ questa nuova produzione?
Rustici ha fatto una ricerca di sound molto precisa. Io gli ho mandato dapprima le demo di Up, un pezzo che avevo scritto con la mia band, e di Fortunatamente. Abbiamo lavorato, tramite Skype, per circa tre mesi. Lui ha capito chi sono e l’ha messo in musica. Poi ci siamo conosciuti a San Francisco, dove abbiamo registrato l’album. Quando si ha a che fare con un super-produttore, non è facile. Io provenivo da una dimensione a misura d’uomo e mi faceva un po’ paura questo passaggio. Invece, Corrado è una persona molto umile e si è avvicinato a me, cercando di capirmi. Per quanto riguarda le influenze musicali, poi, c’è un po’ di tutto: fiati soul, suonati rigorosamente dal vivo, rock post-moderno, pop italiano. Corrado ha un gusto e un orecchio molto raffinato, e io delle volte facevo fatica a stargli dietro. La parte più grossa del lavoro musicale, l’ha fatta lui.

Vuoto a perdere, parole di Vasco Rossi e musica di Gaetano Curreri (arrangiamenti e produzione di Celso Valli, ndr) parla di bilanci esistenziali. La quasi trentenne Noemi si rispecchia in questo testo a questo punto della sua vita?
Hai voglia a tirare il freno a mano. Il tempo non rallenta (ride, ndr). C’è una frase del testo che mi appende proprio al muro: “Sono diventata grande, senza neanche accorgermene”. Sono successe un sacco di cose in questi ultimi anni e solo ora me ne sto rendendo conto. Ho capito da quella frase che Vasco avesse scritto quel pezzo partendo da me. La sua sensibilità è una cosa bellissima. Naturalmente la canzone è indirizzata a tutte le donne, magari le cinquantenni che vivono un periodo simile a quello di una trentenne. All’inizio si è un po’ spaventati dai bilanci però poi ti rendi conto che anche i giorni più inutili sono serviti a qualcosa. La stessa metafora della cellulite è un colpo di genio, perché catalizza l’attenzione dello spettatore. Io non ho mai sentito questa parola in una canzone.

Secondo te, sotto sotto Vasco parla un po’ di sé in questa canzone?
Sicuramente. Ho ascoltato il suo ultimo disco e per lui questo è un periodo di liberazione. C’è una sua canzone che dice, più o meno, “Voglio fare quello che voglio io”. Io l’ho conosciuto e mi è sembrata una persona molto sensibile. Poi Vasco è fighissimo perché parla di duemila cose. Se vuoi chiacchierare con lui, devi un po’ legarlo alla sedia (ride, ndr). È molto bella questa cosa. Il suo pezzo, per me, parla di tutti, uomini e donne, indistintamente.

Il videoclip del brano è stato girato in 3D. Che impressione ti ha fatto?
Che bello! La cosa singolare è che è stato girato in pellicola, quando oggi si usa prevalentemente il digitale. I colori, poi, sono stupendi. Mi sono divertita come una matta. E poi, vogliamo parlare di Carla Signoris? È stata fortissima. Il video, senza la sua presenza, non sarebbe stato lo stesso. Ho insistito tanto per averla perché, quando cantavo la canzone, pensavo a lei che è una donna affascinante, bella e ironica. È una che non si ferma più, come me (ride, ndr).

Anche per la copertina del disco, con i titoli dei nove brani incastonati nei capelli, l’idea è stata tua?
Certo. Devo ringraziare, ovviamente, il grafico Paolo De Francesco, che mi ha assecondato in tutte le mie elucubrazioni. Il senso della cover è anche quello delle canzoni: quando le pubblichi, non sono più tue e ognuno ci vedrà quello che vuole lui. Su Facebook, poi, la gente si è scatenata, cercando di dare un significato agli oggetti che ho inserito nei miei capelli. È un’opera migliorativa.

Kaballà, Federico Zampaglione, Pacifico, Diego Mancino. Il disco vanta importanti collaborazioni.
Li ho cercati e voluti, chiamandoli personalmente. Il mio desiderio è di essere prevalentemente un’interprete. Scrivo tanto però mi piace di più collaborare con altri. Ci tenevo che gli autori del disco fossero in sintonia con i miei gusti. Le luci dell’alba è stata scritta da me e dal mio pianista Lele Fontana. Avevo un’idea di testo e l’ho mandata a Gino Pacifico e lui l’ha trasformata in qualcosa di bellissimo. Lo stesso è successo con Federico Zampaglione. Ho avuto il suo numero, grazie a un amico, e l’ho chiamato dicendogli che facevo la cantante e che mi sarebbe piaciuto avere un suo pezzo. Lui sapeva, a grandi linee, chi fossi e mi ha promesso che avrebbe richiamato dopo una ventina di giorni. Al che io ho pensato: “Eccolo, questo nun me chiama più” (ride, ndr). E invece mi ha chiamato. Poi inventi il modo aggiunge quella tinta melodica che serviva al disco. Mi ricorda tanto le canzoni di Gabriella Ferri.

Quanto è importante per una giovane artista il suo fan club? Tu ne hai uno molto attivo, ‘Arca di Noemi’…
Ormai li conosco personalmente e devo dire che sono persone molto interessanti. Quando si pensa ai fan, spesso si ha l’idea di gente particolarmente euforica. Invece loro sono tutti molto tranquilli.

‘Arca di Noemi’ si è trasformato recentemente in associazione culturale. Come mai?
Non ne ho la più pallida idea. Non lo gestisco io. È una cosa nata grazie a cinque ragazzi che mi seguivano a ‘X Factor’. Giriamo a loro questo quesito (*).

Parliamo di musica live. Dopo gli showcase nei negozi di musica, cosa stai preparando per l’estate?
Che pizza, sono già finiti (con voce da bambina, ndr)! Io ne avrei fatti mille. Per l’estate sto preparando qualcosa che dia un senso unitario allo spettacolo, come se si dovesse creare un piccolo microcosmo. L’album, poi, è stato pensato proprio per essere suonato dal vivo con l’utilizzo, pari quasi a zero, delle sequenze, che non amo perché ti vincolano. La musica è bella quando è libera. Ti anticipo una cosa: forse suonerò anch’io durante i miei concerti (Noemi ha studiato pianoforte e chitarra, ndr). Devo sforzarmi un po’ perché lo faccio di solito in camera mia. Spero di fare una bella figura (ride, ndr)!

Avete preparato delle scenografie particolari o sarà tutto molto minimalista?
Sto ideando tutto in questi giorni insieme al mio light designer e al mio fonico, perché vogliamo creare anche degli effetti sonori particolari. L’anno scorso abbiamo puntato più su una dimensione acustica; questa volta, invece, voglio andare oltre. Certo, non mi circonderò di ballerini perché non so ballare. Speriamo in bene, facimm ‘e corn! (facciamo le corna!, ndr)

(*) Abbiamo contattato ‘Arca di Noemi’, chiedendo il motivo della creazione di un’associazione culturale nel nome di Noemi. Ecco cosa ci hanno risposto:

“Bisognava dare una veste giuridica al fanclub e abbiamo ritenuto che, rispetto alle nostre esigenze, questa fosse la forma migliore. Non volevamo rimanere un ‘FaceClub’, relegati cioè esclusivamente in ambito virtuale. I motivi ‘ideologici’ di questa scelta li rintraccerei semplicemente nel fatto che Noemi è un’artista e, in quanto tale, l’ambito in cui noi ci muoviamo è culturale”.

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