Susanna Parigi, la chanteuse del pop letterario

Susanna Parigi con ‘La lingua segreta delle donne’ (Promo Music/Edel), in uscita oggi, si è trasformata in indagatrice del linguaggio femminile. Con una lente d’ingrandimento invisibile, l’artista toscana ha analizzato tutte le sfaccettature di un universo nascosto, spesso maltrattato ma fondamentale per la vita dell’uomo, e lo ha fatto non solo attraverso la sua musica ma anche utilizzando la multimedialità. Nel disco, infatti, è presente un interessante documentario con i contributi fondamentali di artiste e studiose del nostro tempo come Pamela Villoresi, Ottavia Piccolo, Teresa De Sio e Gianna Schelotto. Abbiamo raggiunto telefonicamente Susanna Parigi per parlare con lei del disco, di ‘linguaggi segreti’ e, soprattutto, di donne.

Per questo tuo ultimo lavoro, hai tratto ispirazione dalla scoperta dell’esistenza in Cina di una lingua segreta, il Nushu, che solo le donne sapevano decodificare. Perché ne sei rimasta affascinata?
Lessi questo articolo su ‘La Repubblica’ e mi incuriosii. Una cosa del genere è quasi unica ed è stata uno spunto per i brani, che, sia chiaro, non parlano del Nushu, anche perché oggi non ci sono traduzioni di questo linguaggio. Si sa solamente che veniva tramandato oralmente attraverso il canto o addirittura nei ricami. Gli uomini, così, venivano ingannati pensando che fosse un disegno. Queste donne formavano delle vere e proprie ‘sorellanze’, per farsi coraggio tra loro perché spesso i matrimoni erano imposti e le spose venivano maltrattate dal marito. Allora mi sono chiesta: “Perché delle donne elaborano un linguaggio segreto?”.

Che risposta ti sei data?
In primo luogo un linguaggio segreto femminile serve per proteggere la propria intimità, che è anche una forma di libertà per custodire una cosa preziosa per la donna; poi, per custodire dei pensieri che non si possono svelare apertamente in un luogo dove non c’è amore. Bisogna stare attenti però: non esistono uomini e donne ma solo delle persone. Indubbiamente nei secoli si è sviluppata una forma di linguaggio prettamente femminile ma anche degli argomenti femminili, ‘diversi’ da quelli maschili perché differenti sono state le situazioni.

I testi di buona parte delle canzoni del disco sono stati scritti con Kaballà (Giuseppe Rinaldi, ndr). Come riesce un uomo a entrare in sintonia con la scrittura femminile?
Kaballà ha una parte femminile notevole. È lui stesso a dirlo. Anch’io ho una parte maschile. Poi, noi collaboriamo da più di dieci anni: c’è una tale sintonia e mi conosce talmente bene che riusciamo a lavorare perfino su questo.

In Liquida parli delle rapide trasformazioni che stanno caratterizzando la nostra epoca, utilizzando la metafora dell’acqua. Cosa intendi per ‘vita liquida’?
Il sociologo polacco Zygmunt Bauman parla di ‘società liquida’, riferendosi a una vita mutevole. Le persone fanno fatica a stare dietro alle trasformazioni del nostro tempo. Non esiste più alcuna forma di stabilità. Non è un’immagine serena. Sono d’accordo con lui però io con ‘liquida’ mi riferisco all’aspetto positivo di questi rapidi cambiamenti. Lo ‘scorrere dell’acqua’, come hai detto tu, è un segnale di adattamento, per me positivo. Quando canto “Io sono, fui e sarò”, voglio dire che la mia generazione, e solo la mia, ha un privilegio unico: avere sentito raccontare da genitori e nonni di com’era prendere l’acqua al pozzo e di com’era vivere senza luce, mentre noi oggi prendiamo l’aereo e comunichiamo in tempo reale con tutto il mondo. Ecco perché dico: “Ho un piede nel passato e uno nel futuro. Se allargo le braccia, mi sembra di scorrere il tempo”. Solo la mia generazione ha potuto toccare con mano i testimoni diretti di una realtà ormai scomparsa.

In questi ultimi mesi si è parlato molto dello sfruttamento del corpo della donna. Cosa ne pensi di questa mercificazione?
Il mio disco è stato scritto prima di questi tempi bui per il corpo femminile. Ci tengo a dirlo perché non ho voluto cavalcare l’onda. Io ritengo che oggi l’argomento ‘donna’ sia solo una parte importante di un problema che coinvolge anche l’uomo. La barbarie culturale e la situazione economica dell’Italia è un problema di tutti, indifferentemente. Ben vengano le manifestazioni e questo risveglio delle donne, ma mi viene da fare una domanda: “Dov’erano quindici anni fa o anche solo cinque anni fa queste donne che sono scese in piazza oggi?”. Certi meccanismi erano facilmente intuibili, si capiva dove si voleva andare a parare: bastava vedere le donne che ci venivano proposte in tv o in Parlamento. Bisognava essere più vigili e in questo, ahimè, le donne hanno molte colpe.

Ne L’uomo senza qualità arrivi a dire che, pur di non venire in contatto con questa tipologia di uomo, preferiresti delle mani di donna…
Certo, anche se mi piacciono gli uomini, in questo caso preferirei di gran lunga mani di donna. Ovviamente, l’uomo senza qualità è un particolare tipo di uomo. Non vuol dire che l’uomo sia senza qualità (ride, ndr).

Con il tuo lavoro sostieni l’Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici). Come sei entrata in contatto con questa onlus?
Nerina Mirotti, socia onoraria dell’Angsa Lombardia, è venuta a un mio concerto del precedente disco ‘L’insulto delle parole’. È rimasta colpita dal fatto che spesso noi maltrattiamo la parola, mentre ci sono persone che hanno difficoltà di comunicazione. Questo mio nuovo lavoro è vicino alla realtà dei soggetti autistici, che custodiscono un mondo tutto da scoprire. È una fatica continua da parte dei loro genitori, che devono riformulare ogni volta un linguaggio diverso dal nostro per entrare in contatto con i loro figli.

L’ultima traccia del disco è una reinterpretazione di Volesse il cielo di Mia Martini. Nella dedica che le hai fatto, scrivi: “Dedicato a una donna che ha segnato fin dall’inizio il percorso della mia voce. Con timore, amore e rispetto”.
Io la ascoltavo fin da piccola e riconoscevo in quella voce una grande sincerità. Mi sono avvicinata a questa cover con grande paura. Voleva essere un omaggio sincero, ecco perché è cantato e suonato in diretta, mentre di solito prima si fanno le basi e dopo si registra su la voce.

Quando potremo nuovamente ascoltarti dal vivo?
Il 30 aprile parteciperò a ‘La Notte Bianca’ a Firenze e poi a maggio presenterò il mio disco nei negozi Fnac e Feltrinelli. Il mio tour, invece, partirà questa estate.

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  2. 13 Giugno 2011: Susanna Parigi venerdì al Festival ‘Parola Cantata’

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