Medimex 2013, il valore artistico della musica al centro di questa edizione

Fabi

Alla terza edizione del Medimex si sono dati appuntamento artisti di generazioni diverse. Siderali le distanze tra esperti esponenti e nuove leve del panorama musicale nazionale che si sono confrontati a tutto campo sulla musica di ieri e di oggi, prospettando scenari futuri. L’intento della rassegna era apprezzabile seppure arduo. Si è tentato di individuare un modo per lasciare predominanza alla musica, orfana del suo valore artistico ormai relegato ai margini da tecnologie che ne sfruttano la fruizione destituendone il primato. Servivano le testimonianze del “prima” e del “dopo” trasformazione per misurarne le distanze e per documentarne le esperienze. Forse per questo sono stati chiamati a partecipare cantautori dal passato costruito tra politica e sentimento, e giovani cantori del pop o del rap, lanciati da patinati talent o emersi dalle onde del web. Il cartellone del Mediterranean Music Expo 2013 ha proposto, dal 6 all’8 dicembre, una serie di appuntamenti parlati e vetrine live con performer smaniosi di raccontarsi, musicisti indie in cerca di gloria, artisti spesso sottovalutati, scapestrati del rock’n’roll e dozzinali urlatori.

Quasi senza soluzione di continuità il susseguirsi di attività, in un vortice di tavole rotonde dedicate alle argomentazioni di operatori del settore, organizzatori di festival, dirigenti di case discografiche, giornalisti, fotografi e soprattutto affaristi del nuovo mondo musicale, quello che lega indissolubilmente la quarta arte ad app(licazioni) sempre più innovative. Ma non di sola smaterializzazione della musica si è dibattuto al Medimex. L’appuntamento di presentazione della prima Emeroteca Musicale italiana, dedicata alla cultura musicale e allestita negli spazi della Mediateca Regionale Pugliese, ha messo in risalto il fascino senza tempo di quelle riviste che hanno sfamato per anni il desiderio di notizie all’epoca della penuria di canali informativi. Un quantitativo industriale, pare 5000, tra Rolling Stones USA, Ciao 2001, The Face ed Interview, e svariati altri magazine cartacei usciti in un arco temporale che va dai ’70 ai giorni nostri. Riviste che hanno definito le regole del giornalismo musicale, appartenute a Luca De Gennaro (direttore artistico di MTV), ora allocate in uno spazio adibito alla libera consultazione, con un approccio sensibile all’appello del filosofo e collezionista Walter Benjamin: dichiarare guerra alla dispersione.

Sold-out sono risultati gli appuntamenti dal titolo “incontro d’autore”, caratterizzati dal docile scambio tra intervistato e intervistatore. Incentrati su cenni autobiografici (dediti perlopiù all’autocelebrazione) sono stati condotti dal solito duo Assante-Castaldo, che ha convocato autorevoli esponenti della canzone italiana, a tratti artefici di spunti interessanti. Claudio Baglioni ha aperto lo scrigno dei ricordi ripercorrendo il fermo approccio degli esordi – il suo impegno nel trovare una collocazione al mondo piegando la timidezza – fino al successo, una “bestemmia”, un “participio passato” che non può offrire più nulla se non flashback e raffronti implacabili. Nella sala allestita per l’occasione, scolaresche pressanti gli hanno strappato un cenno di “Strada facendo”, eseguito a cappella. A suonare per davvero, ci ha pensato Piero Pelù, in duo con il chitarrista Cosimo Zannelli. “Io ci sarò”, “Tribù”, “Mille uragani” e “Tutti fenomeni” hanno pubblicizzato il cd ‘Identikit’, spaccato di un percorso solista relativamente recente. Tra stoccate al sindaco della sua Firenze, sorsate di vino rosso offerto da fan in adorazione e condanne alla pirateria, il cantante ha intrattenuto il pubblico con innata sapienza proprio nel giorno del 33mo anniversario dell’esordio dei Litfiba. La chiacchierata con Francesco De Gregori ha portato a riflettere sulla consapevolezza del ruolo del cantautore impegnato, dell’influenza nel dire qualcosa che può plasmare il pensiero di chi ascolta, senza necessariamente intrecciare poesia e canzoni, destinate ad essere “cose assolutamente diverse”. Semmai, ha aggiunto l’autore di “Sulla strada”, “la canzone, insieme al cinema, all’arte contemporanea, alla pittura, alla scultura, anche alla televisione e alla pubblicità fanno parte di qualcosa che possiamo dichiarare letteratura. Entrano dentro quel grande magazzino di cose profonde create per il divertimento, o anche per l’impegno, che contribuiscono a formare la nostra cultura”.

Si è parlato del lascito di Lucio Dalla alla musica con Fiorella Mannoia. Nel suo nuovo “A Te” vengono reinterpretate canzoni del musicista bolognese. Una registrazione che ha avuto il pregio di offrirle uno scenario inaccessibile, ma rischioso, che ha preteso grande accuratezza e applicazione nell’esecuzione di brani originariamente caratterizzati da temerarie performance vocali. Del resto, come diceva Dalla, “Un artista è il rischio che corre”. Un tributo sincero ad un amico e autore ammirato, una lezione di stile voluta per evidenziare l’essenziale e per rifuggire dall’inutile virtuosismo fine a e stesso. Pino Daniele, esponente del blues in Italia, “ultimamente attratto dalla world music”, riporta nella platea l’autentico spirito partenopeo. Il suo intervento intesse vicende personali e attualità. A tratti simpatico, a tratti pungente, il suo pensiero ha varcato le soglie della politica per manifestare disappunto verso quei mezzi d’informazione responsabili, dopo vent’anni, di puntare ancora oggi i riflettori su “quell’anziano” che cerca l’attenzione dei media per i propri interessi. Una considerazione esplicita, rimasta orfana di menzione.

A Fedez (destinatario del premio per il Miglior tour emergente) e Marco Mengoni è toccato il facile compito di richiamare uno stuolo di giovanissimi fan deliranti, ad un serafico Cristiano Godano (dei Marlene Kuntz) quello più improbabile di confrontarsi con Emis Killa (premio Cubomusica per “Killers”) sull’argomento “La rivoluzione digitale della musica”. A Niccolò Fabi quello di rivendicare il prestigioso riconoscimento della Targa Tenco non solo per il suo album “Ecco”, ma per tutto il percorso precedente: una sorta di processo creativo cumulativo che ha portato al successo dopo sette pubblicazioni. La rassegna degli incontri d’autore si è chiusa con le memorie tratte dalla carriera multiforme di Renzo Arbore, ospite della cerimonia di consegna delle Targhe Tenco al Teatro Petruzzelli che, oltre il convincente set di Fabi, ha visto l’esibizione di Appino – già frontman della band Zen Circus – premiato per la migliore opera prima di cantautore (“Il testamento”), di Mauro Ermanno Giovanardi, premiato per il migliore album di interprete di canzoni prevalentemente non proprie (“Maledetto colui che è solo”) e di Vinicio Capossela, interprete di brani presi dal repertorio dei pugliesi Enzo Del Re (Scitt’Ra) e Nicola Di Bari (Vagabondo).

Performance di sicuro effetto quelle eseguite domenica 8, nella penombra dell’incantevole scenario fornito dal Petruzzelli – con un incontenibile Vergassola e un più istituzionale Riondino a sparigliare tra le varie esibizioni – contraltare d’élite rispetto ai più modesti e ruspanti palchi allestiti nei due giorni precedenti sul retro dello spazio espositivo del padiglione della Fiera del Levante. Buona impressione ha destato lo showcase di Diodato (vincitore della “Deezer Band Of The Year For Puglia Sounds”), carica di fascino è stata la prova di Imany – accompagnata da un gruppo di virtuosi pronto a sottolineare la distintiva vocalità della francese – e vulcanica la performance del trascinante Bobo Rondelli, passionale musicista e spiazzante mattatore, che ha messo il palco a ferro e fuoco con la backing band “l’Orchestrino”. Da segnalare anche le toste esibizioni dei salentini Crifiu, dei rocker marocchini Hoba Hoba Spirit e quella parziale dei piemontesi Incomprensibile FC, lasciati a piedi dal computer nel mezzo del set. L’organizzazione di questa terza edizione ha riconfermato la formula delle due precedenti e, visti i risultati, è già al lavoro per pianificare il Medimex 2014.

Foto di Francesco Santoro su 7ottobre.blogspot.it e Instagram

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi