“Per suonare a Roma abbiamo pagato delle tangenti”, l’annuncio shock dei Muse

Muse

Mattew Bellamy, cantante dei Muse, ha scatenato il putiferio dopo aver dichiarato, in un’intervista al Sun, che lo staff del gruppo ha pagato delle tangenti per utilizzare i fuochi d’artificio nel live dello scorso 6 luglio allo Stadio Olimpico di Roma. “Ovunque andiamo – ha detto Bellamy – ci sono problemi. Abbiamo addetti e avvocati che devono discutere con ogni sorta di istituzione. A Roma abbiamo dovuto pagare bustarelle per migliaia di euro per ottenere il permesso di usare i nostri fuochi d’artificio durante lo show”.

E non è finita qui: “Abbiamo dovuto chiamare l’ambasciata britannica di Roma e parlare con alcuni funzionari. Diventa un problema fare questo genere di cose”. Come prevedibile, la Questura di Roma ha disposto tutti gli accertamenti del caso, compresa l’acquisizione dell’intera intervista del cantante. Dal fronte dei promoter dell’evento capitolino, l’agenzia ‘Vivo Concerti’ assicura che il concerto dei Muse si è svolto nel pieno rispetto delle leggi: “La licenza è stata concessa dalle autorità competenti dopo le opportune verifiche che hanno dimostrato che tutto era sicuro e regolare, come è successo in tutte le altre città”.

E Roberto De Luca, presidente di Live Nation, invita Mattew Bellamy a fare “nomi e cognomi” su chi avrebbe chiesto e ricevuto denaro in cambio di permessi non autorizzati. “In 33 anni di professione non ho mai pagato una tangente – ha affermato De Luca – Noi abbiamo organizzato il concerto dei Rammstein a Capannelle qualche giorno dopo quello dei Muse, uno show che si basa quasi esclusivamente su giochi pirotecnici, e non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di denaro”. Una domanda, a questo punto, è lecita: mossa pubblicitaria o verità sconvolgente?

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