Gemitaiz: “Il mio unico compromesso? Non averne”

Gemitaiz_01_by Photo Cirasa

“E’ stata la prima cosa che ho promesso: essere vero è l’unico compromesso”: è così che Gemitaiz chiude la propria strofa nella canzone ‘Non cambio mai’ (pezzo nel quale collabora con un altro rapper, Madman), e sicuramente non ha tradito le aspettative per quello che è il suo primo disco ufficiale, ‘L’unico compromesso’, uscito sotto il marchio ‘Tanta Roba’ (che annovera tra le proprie fila altri esponenti del mondo hip hop del calibro di Salmo e Ensi). Nonostante le critiche iniziali per la firma del contratto con questa label dopo anni di produzioni autonome messe gratuitamente a disposizione dei fan, il rapper romano è riuscito a dimostrare una spiccata maturità, acquisita grazie ai tanti anni di lavoro alle spalle. Il disco era attesissimo ed è subito riuscito a piazzarsi nei piani alti delle classifiche discografiche del nostro Paese sin dai primi giorni dall’uscita. Noi di NewsMag abbiamo contattato in esclusiva il rapper romano. Ecco cosa ci ha raccontato.

Con l’uscita dell’album sei riuscito a dimostrare, nonostante le iniziali critiche da parte di una piccola parte dei tuoi fan per la firma con ‘Tanta Roba’, di non aver cambiato il tuo modo di fare musica. Com’è maturata la lavorazione del tuo primo disco ufficiale?
Sono una persona che segue la musica quindi, se non ho prima la base, non riesco a scrivere perché è proprio il beat che mi induce a dire determinate cose e mi regala determinate emozioni. Conosco, invece, tanti altri, anche amici, che fanno il contrario, cioè scrivono e poi magari riescono ad adattare i testi alle basi. Di conseguenza, la prima cosa che ho fatto è stata quella di raccogliere più basi possibili, chiedendo a tanti produttori che conoscevo e che mi piacciono, e mi sono arrivati una cinquantina di beat in un mese. Da questi, ho fatto man mano una selezione e su quelli restanti ho scritto, creando così i 18 pezzi che compongono l’album.

Il primo singolo estratto è stato ‘Fuori di qua’, seguito poi da ‘Quando mai’. Come sono nati questi pezzi e come mai hai scelto proprio questi due per lanciare il disco?
La cosa bella è che questi due singoli erano tra i 3-4 pezzi che avevo pronti da più tempo, perché, mentre gli altri sono stati scritti e realizzati negli ultimi 6 mesi, questi li avevo fatti circa un annetto fa. Ho scelto questi perché, insieme a ‘La testa mia’ (non diventato singolo, ma contenuto nell’album, ndr), sono i brani che rispecchiano al meglio l’immagine che volevo dare del mio lavoro: il primo è il classico pezzo “alla Gemitaiz” sia per base, che per testo e tutto il resto; nel secondo credo di aver avuto un approccio un po’ più maturo sia come testo che come prodotto in generale, rispetto anche ad altri che avevo fatto e che magari toccavano tematiche simili.

Ti cito una frase presa da un tuo pezzo storico, ‘Come gli esplosivi’: “Sarei stato il meglio anche se fossi nato in Finlandia, Litmanen!”. Utilizzi spesso riferimenti a persone e personaggi, come ad esempio quello sopra citato, che colpiscono il pubblico per originalità e per come riesci a legarti alla realtà. Cosa ti piace di questo modo di fare rap?
Credo che, quando si parla di canzone rap, sia molto importante il messaggio ma anche il come lo si dà, quindi per esempio le scelte delle rime o il flow. E’ un genere molto incentrato sulla tecnica e sulla conoscenza perché puoi giocare con le parole, e a me inserire questi riferimenti piace perché credo che forniscano immagini chiare che aiutano anche a fare capire il concetto a chi ascolta. Anche chi magari non capisce immediatamente il riferimento, può arrivarci in un secondo momento: in questo caso, io sono nato nel 1988 e quindi per me è chiaro, ma quelli dell’ultima generazione dubito che sappiano chi sia Litmanen (ride, ndr). Non è comunque un ostacolo insormontabile perché magari poi cercano su internet e vedono che è uno dei migliori giocatori della storia della Finlandia, e a quel punto capiscono anche la citazione nel pezzo e il concetto che ho voluto esprimere.

Nel disco ci sono tante collaborazioni, da Salmo a Ensi, da Bassi al fedelissimo Madman. Non era la prima volta che lavoravi con la maggior parte di loro…
Ho chiamato quelli che mi sembravano i più adatti a lavorare su determinati pezzi. Per esempio, quando ho scritto ‘Occhi di vetro’, ho pensato subito: “qui ci voglio Ntò”. Certe volte è naturale, come in ‘Forever True’ (con Bassi Maestro ed Ensi) o in ‘Pistorius’, anche se in quest’ultima, considerando il rapporto quasi fraterno che ho con Madman, abbiamo potuto lavorare con più calma scegliendo insieme il beat. In seguito lui mi ha proposto questo tema e io gli ho detto: “Daje, facciamola!” (ride, ndr). Per quella con Salmo, invece, la storia è diversa perché stavo ascoltando dei beat da Bassi Maestro, e già questo per me è stato un onore, e mi è piaciuto quello che poi è diventato il beat di ‘K-Hole’. Subito ho pensato: “mamma mia, qui Mauri (Salmo) chissà che roba ci fa” (ride, ndr), e Bassi Maestro mi disse che questo campione del beat gli era stato dato proprio da Salmo. Quest’ultimo poi non l’aveva più utilizzato. L’ho preso io, gli ho proposto di fare una strofa e lui ha accettato senza problemi.

Qual è “l’unico compromesso” di Gemitaiz?
Il mio unico compromesso è di non avere compromessi. Voglio essere sempre me stesso in ciò che faccio e nel mio modo di intendere musica, nonostante le critiche. Molti si sono indispettiti perché ho usato l’auto-tune nei ritornelli. Quello che la gente non sa è che l’auto-tune, dando quell’effetto sulla voce modificandola, riesce meccanicamente a renderti intonato. Io sono stonato come una campana, quindi anche chi mi critica poi mi direbbe: “usalo!”. Penso che, prima o poi, imparerò a cantare così non ne avrò più bisogno (ride, ndr)!

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