Il nostro Sanremo: le pagelle di Newsmag.it

Littizzetto & Maria Nazionale

Questa sera si concluderà il 63esimo Festival di Sanremo. E’ stata un’edizione godibile con ottime canzoni, tutte o quasi molto valide. Fazio-Littizzetto coppia collaudata che funziona alla grande, belle presenze qua e là, gli sportivi (Roberto Baggio su tutti con un meraviglioso discorso indirizzato ai giovani), ospiti magari sconosciuti alla massa ma che poi si rivelano fantastici (ad Asaf Avidan addirittura viene chiesto il bis). Queste le note positive. Non sono mancate anche stavolta le polemiche: in particolare l’esibizione di Crozza ne ha attirate tante da più parti, ma anche la contestata presenza dell’ex Première Dame Carla Bruni. Le canzoni, si diceva: come sono? A nostro giudizio il livello è alto, ma la tanto sbandierata rivoluzione non c’è stata, o forse solo a tratti.

Meraviglioso trovare band o cantanti maggiormente vicine ai gusti dei ragazzi che non a quelli del pubblico più maturo, ma è veramente la ricetta giusta per risollevare le sorti di un Festival in cui negli ultimi anni si è parlato poco di canzoni e tanto di altro? I numeri danno ragione a Fazio e al suo staff: gli ascolti molto alti in tutte le serate confermerebbero dunque la bontà delle scelte fatte. Abbiamo apprezzato decisamente l’idea dei due brani per ognuno dei concorrenti; da rivedere invece, come al solito, le modalità di votazione. Questo il nostro ‘pagellone sanremese’:

MARCO MENGONI:

“L’Essenziale”: brano valorizzato dalla timbrica sempre particolare e molto d’impatto di Mengoni, bella l’orchestrazione. VOTO 7

“Bellissimo”: non ha convinto pienamente nonostante l’accoppiata di autori (Nannini-Pacifico). Più orecchiabile dell’altra canzone, ma non eccezionale. VOTO 6

RAPHAEL GUALAZZI:

“Senza ritegno”: inizio con un bel fraseggio fra la fantastica tromba di Fabrizio Bosso ed il piano, ottimi i fiati, ma rimandato il brano. VOTO 5

“Sai (ci basta un sogno)”: vocalmente impegnativa, Gualazzi tiene bene soprattutto nella parte finale, decisamente difficile. Esibizione però senza infamia e senza lode. Forse un passo indietro rispetto alla vittoria fra i Giovani nell’edizione 2011. VOTO 6

DANIELE SILVESTRI:

“A bocca chiusa”: Silvestri si conferma uno dei migliori cantautori degli ultimi 20 anni. Gran bel testo, molto politico, riferimenti alla ‘Società dei magnaccioni’ e un omaggio a Gaber. Forte anche la scelta di essere affiancato sul palco da Renato Vicini, che con la Lingua dei Segni interpreta le liriche della canzone. VOTO 8

“Il bisogno di te”: troppo scontato provare di nuovo la formula della celeberrima “Salirò”, di cui questa sembra una prosecuzione. VOTO 5

SIMONA MOLINARI E PETER CINCOTTI:

“Dr. Jekyll Mr. Hyde”: eleganza e classe per un’accoppiata artistica molto riuscita. Un duetto jazzato e moderno al tempo stesso. Il piano di Cincotti ne è grande protagonista insieme alla splendida voce della Molinari. VOTO 7

“La Felicità”: più elettro-jazz e orecchiabile della precedente, prosegue la strada intrapresa dalla vocalist abruzzese nel cd “Tua”. Ottimo il piano di Cincotti anche in quest’occasione. Brano che entra subito in testa. VOTO 8

MARTA SUI TUBI:

“Dispari” e “Vorrei”: non a caso trattiamo insieme due canzoni che subito fanno nascere un interrogativo. E cioè: “Che ci fa a Sanremo una band come Marta sui Tubi?”. La risposta è semplice: allargare il suo pubblico senza snaturare il sound che l’ha caratterizzata finora. Entrambi i brani sono assolutamente fuori da ogni schema festivaliero, ma proprio per questo è ammirevole la scelta di Fazio e del suo staff di volere all’Ariston un gruppo così. Complimenti a loro e ai Marta. VOTO 7

MARIA NAZIONALE:

“Quando non parlo” ed “È colpa mia”: anche qui ci si chiede il perché della presenza di Maria Nazionale in riviera, ma per il motivo opposto a quello dei Marta sui Tubi. Cosa ci fa un’artista così legata alla tradizione napoletana in un cast fuori da questi stilemi tradizionali? Bocciata non Maria, bravissima come cantante, ma la scelta di portarla al Festival. Le due canzoni? Troppo nazional-popolari. “È colpa mia” forse cantata dagli autori Avion Travel sarebbe stata più azzeccata. VOTO 5

CHIARA:

“L’esperienza dell’amore”: subito riconoscibile il tocco di Federico Zampaglione. Il brano è molto “Tiromancino style”, ma la vera sorpresa è l’autorità con cui l’esordiente Chiara lo interpreta. Abbiamo trovato un’artista giovane di sicuro futuro. Fra i momenti migliori di tutte le serate. VOTO 8

“Il futuro che sarà”: scritta da Francesco Bianconi dei Baustelle, rende giustizia alla gran bella voce di Chiara. VOTO 8

MODÀ:

“Se si potesse non morire”: la maturità artistica di Kekko e soci si vede in questo brano. Gran bel testo e ottima performance vocale. I Modà sono la band del momento e lo saranno ancora meritatamente per lungo tempo. VOTO 8

“Come l’acqua dentro il mare”: più “classicalmodà” e radiofonica, mantiene il filone che ha regalato il successo al gruppo. VOTO 7

SIMONE CRISTICCHI:

“Mi manchi”: nota dolente il testo (decisamente brutto) e la pretesa di inseguire un inarrivabile Modugno d’annata nella musicalità. Esperimento bocciatissimo. VOTO 4

“La prima volta che sono morto”: più nelle corde di Cristicchi. Quasi una filastrocca, con il testo che richiama alcuni grandi personaggi quali Chaplin e Pertini. La musica colpisce subito. Sarà fra i successi post-festival. VOTO 7

MALIKA AYANE:

“Niente” ed “E se poi”: entrambe scritte da Giuliano Sangiorgi. Collaborazione sanremese, dunque, che si rinnova: sono due canzoni elegantissime e cucite ad hoc sulla vocalità della Ayane. La prima più d’atmosfera, la seconda più ritmata. Ottime tutte e due. VOTO 8

ALMAMEGRETTA:

“Mamma non lo sa”: il rientro di Raiz alla voce ha decisamente riportato il combo napoletano ai fasti di un tempo. Partono le prime note e subito sembra di tornare al reggae-dub dei primi dischi della band, i loro migliori. Sarà ballatissima ai concerti. VOTO 8

“Onda che vai”: frutto della collaborazione, con Zampaglione è un pezzo un po’ lontano dallo stile degli Alma, ma anche qui Raiz sa come regalare magie. VOTO 7

MAX GAZZÈ:

“I tuoi maledettissimi impegni”: Max qui non ha il coraggio di osare. Troppo riconoscibile come sound. Andrà benissimo nelle radio. VOTO 5

“Sotto casa”: molto orecchiabile e retrò, difficilissima da cantare vista la velocità con cui si susseguono le parole. Anche il pubblico dell’Ariston ne è rimasto conquistato, battendo le mani a ritmo per tutta l’esecuzione. Destinata a diventare un classico del repertorio di Gazzè. VOTO 7

ANNALISA:

“Scintille”: uno dei più bei momenti del Festival. Anche qui un po’ di gusto retrò fa bene alla canzone. Nota di merito per la bellissima voce di Annalisa e per il suo look delicato e raffinato. VOTO 8

“Non so ballare”: anche qui Annalisa si conferma interprete elegante e duttile, che riesce a passare con naturalezza da uno stile a un altro con estrema facilità. VOTO 7

ELIO E LE STORIE TESE:

“Dannati forever” e “La canzone monotona”: attesissimo ritorno all’Ariston ben 17 anni dopo la straordinaria esibizione con “La terra dei cachi”. Gli Elii non tradiscono le attese, presentando due brani provocatori e ironici con travestimenti a tema. In particolare “La canzone monotona” mette in evidenza la genialità di una band che sa ancora stupire a tanti anni dai suoi esordi. VOTO 8

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