10 anni di Finley. Pedro: “Nei nostri occhi oggi c’è la stessa luce di quando abbiamo iniziato”

Sono già passati dieci anni da quando un gruppo di ragazzi con la passione per la musica si unì dando vita ai Finley. Anni di sacrifici, impegno e lavoro che però hanno ripagato la band con il successo, grazie a brani che sono rimasti impressi nella mente di tutti coloro che hanno vissuto la propria giovinezza proprio in questo lasso di tempo. Canzoni come ‘Tutto è possibile’ o ‘Diventerai una star’ hanno spopolato nelle radio italiane e, oltre a queste, ci sarebbero tante altre produzioni buone e tanti altri pezzi che meriterebbero quantomeno di essere citati. L’uscita dell’album ‘Sempre solo noi’, che contiene l’ultimo singolo ‘Un giorno qualunque’, celebra in qualche modo questo traguardo che, in un’Italia sempre più aperta a nuovi stimoli musicali dall’estero ma anche dal “made in talent”, sicuramente non è facile da raggiungere. Newsmag.it ha contattato Pedro (Marco Pedretti), il cantante della band, per commentare insieme l’uscita del nuovo album, il traguardo di dieci anni di attività e per parlare di ricordi del passato e progetti per il futuro, che hanno un unico comune denominatore: i Finley.

Quanto sono cambiati i Finley dal 2002 a oggi?
Diciamo che ne sono successe di cose. Però, mi piace pensare e costatare ogni giorno quanto ci sia rimasta la stessa passione, lo stesso entusiasmo e la stessa luce negli occhi di quando abbiamo iniziato quest’avventura. Dieci anni fa già le ambizioni erano importanti nel senso che, nonostante non avessimo certezze, ci siamo da subito confrontati con la musica con serietà. Abbiamo iniziato come tante band a suonare in piccoli pub della provincia e a partecipare a contest per gruppi emergenti, trovando qualche difficoltà soprattutto nei primi anni, ma sapevamo di avere un potenziale e abbiamo cercato di far affermare da subito le nostre canzoni piuttosto che dare spazio alle cover. Dal 2006 ad oggi abbiamo tagliato tantissimi traguardi e siamo qui oggi a raccontare la fine di questo primo decennio di Finley e l’inizio di uno nuovo, che si spera possa regalarci tantissime emozioni come il primo.

Quanto sono stati importanti per la vostra carriera e che valore hanno pezzi come ‘Tutto è possibile’, ‘Diventerai una star’ e ‘Adrenalina’?
Sono stati pezzi quasi “profetici”, specie per il fatto che sono stati scritti non tanto pensando ad un ipotetico successo. Sono come un manifesto della passione di un gruppo di ragazzi e della voglia di mettercela tutta per realizzare il proprio sogno. Sono canzoni che riproponiamo tuttora dal vivo perché ci rappresentano e rappresentano degli ideali positivi nei quali crediamo. Certo, riviste ora, non rappresentano probabilmente i migliori pezzi che abbiamo in repertorio, anche perché sono stati scritti quando avevamo 17-18 anni e, di conseguenza, se da una parte avevano una sorta di freschezza giovanile anche nel suono e grande energia, dall’altra potevano sembrare, per gente un po’ più grande, quasi “acerbi”. Hanno dato un grosso contributo al nostro successo e siamo orgogliosi di averle scritte: nei concerti, quando parte uno dei tre pezzi che tu hai nominato, c’è veramente il delirio (ride, ndr).

A febbraio ci sarà il Festival di Sanremo. Voi che sul palco dell’Ariston ci siete saliti, che ricordi conservate di quell’esperienza?
Un ricordo sicuramente positivo nonostante non fossimo magari pronti per un palcoscenico del genere. Ci siamo lasciati trasportare dal ritmo e dal successo di quei mesi: arrivavamo da due album pubblicati in meno di due anni e siamo stati catapultati lì. È stata un’esperienza bellissima e formativa perché abbiamo potuto suonare di fronte ad un’orchestra ricchissima. Una bella sfida, che abbiamo voluto tentare, portando a casa un bel quinto posto, con un disco che è stato tra i più venduti tra quelli dell’edizione 2008.

Se dovessi fare il nome di artisti/gruppi italiani e internazionali con cui ti piacerebbe collaborare per qualche progetto in futuro, chi diresti?
Sicuramente J-Ax. Poi.. questo è un nome inarrivabile: Ennio Morricone, perché credo che rappresenti uno dei massimi esponenti della musica italiana nel mondo, non solo per il cinema. Mi piacerebbe realizzare qualcosa anche con Tiziano Ferro o Francesco De Gregori; comunque fondamentalmente do molto peso all’importanza dei testi per quanto riguarda la canzone italiana, mentre per quanto riguarda l’estero mi lascio attrarre anche dalla musicalità. Quindi, per gli stranieri, dico sicuramente i Foo Fighters, perché sono la mia band preferita ed ormai è diventata un esempio di professionalità e di come si realizza un buon progetto; poi i Black Keys, per quanto riguarda il suono. Infine, Lana Del Rey, che a me piace davvero moltissimo!

Ma torniamo all’album. Qual è il pezzo a cui sei più legato?
Ce ne sono davvero tanti, perché sono riuscito a dare un buon contributo per quanto riguarda i testi, quindi quasi tutti rappresentano per me qualcosa di più che semplici canzoni, perché raccontano della mia vita. Se devo scegliere però un pezzo penso ad ‘Invincibile’, perché credo che rappresenti un passo avanti per quanto riguarda la nostra evoluzione sonora; poi il testo si collega anche alla nostra band, perché anche se abbiamo caratteri molto diversi, quasi opposti, insieme siamo una vera e propria forza.

Tra i vari brani è presente la canzone ‘Undici’, che ha come tema centrale il mondo del calcio. Come è nato questo pezzo?
E’ un pezzo inusuale fino ad un certo punto. Non è il primo esperimento che facciamo parlando di sport: ricordo ad esempio il pezzo ‘Olimpia’. ‘Undici’ l’abbiamo scritto appositamente per il talk show sportivo omonimo che va in onda su Italia 2. Abbiamo cercato di unire le nostre due passioni: siamo veramente malati sia di sport che di musica. Abbiamo cercato di far vedere anche quanto in una band, come nel calcio, ci possono essere i fenomeni o i fuoriclasse ma l’esito di una partita dipende sempre dal gioco di squadra e da quanto i componenti della squadra stessa riescono a lavorare insieme.

Un album che, come detto, sa tanto di omaggio ai fan che vi seguono ormai da diversi anni. Da cosa nasce l’idea di realizzare questo cd?
Questo progetto è nato dalla voglia di rimetterci in gioco e da questo periodo positivo che stiamo vivendo. Da quando abbiamo aperto la nostra etichetta indipendente è scattata una molla, probabilmente per la maggior responsabilità, e questo cambio di rotta ci ha permesso di crescere e ci ha cambiato anche nel lavoro. Il tutto è nato, oltre che da questa nuova consapevolezza, anche dall’aver scritto la canzone ‘Sempre solo noi’, il punto di inizio da cui è partita poi tutta la composizione dell’album. Proprio questa è una sorta di canzone centrale perché è un pezzo davvero autobiografico che descrive il nostro percorso e gli ideali che muovono questa band. Da lì abbiamo costruito il resto dell’album in maniera molto veloce ma credo che abbiamo mantenuto anche un discorso di continuità a livello qualitativo con ‘Fuoco e fiamme’.

C’è qualcuno che vorresti ringraziare per l’ennesimo progetto dei Finley andato in porto?
Sicuramente i miei compagni di avventura che insieme a me si sono impegnati davvero tanto. In questi mesi non abbiamo “solamente” pubblicato due album, ma abbiamo anche fatto la promozione per i cd, un tour e tante altre cose che vedranno la luce nelle prossime settimane. Oltre a loro, ringrazio le nostre famiglie, complici da sempre, e sicuramente le nostre fidanzate che ci sopportano e ci supportano in ogni scelta che facciamo. Infine i nostri fan, perché sicuramente senza di loro non ci sarebbe tutto questo ed è grazie a loro se siamo qui oggi. Sono loro i primi che investono sul nostro futuro acquistando i cd e venendo ai concerti!

Il 2013 ormai è dietro l’angolo. Quali sono progetti e speranze dei Finley per il nuovo anno?
La speranza è quella di continuare a crescere e di aumentare il livello qualitativo, che è sicuramente un percorso lungo e non facile. Cerchiamo ogni giorno di migliorarci come musicisti e come persone. Nel 2013 speriamo di portare avanti quello che stiamo facendo in questi mesi, trasferendo la nostra musica a più gente possibile, magari all’estero, come abbiamo fatto negli anni passati. Questo probabilmente è il nostro obiettivo principale ed il nostro sogno.

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