‘Tutto Shakespeare in 90 minuti’, una tragicomica partita di calcio senza intervallo

Non basterebbero cinque giorni interi non-stop per mettere in scena 11 tragedie, 16 commedie e 10 drammi storici del drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare. C’è chi ci è riuscito in un’ora e mezza. ‘Tutto Shakespeare in 90 minuti’, al Teatro Sala Umberto di Roma fino al 23 dicembre, è la pièce scritta da Adam Long, Daniel Singer e Jess Winfield, tradotta da Paolo Valerio con una strepitosa regia di Alessandro Benvenuti. Protagonisti Zuzzurro e Gaspare, due forze e una natura. E con un aitante Maurizio Lombardi, voce calda e profonda, affascinante, chic, presenza scenica invidiabile. Ottimi i costumi. Bravo Enrico Berardi alle luci. Energia allo stato puro. Un crescendo di humor al ritmo frenetico, fa onore allo stile anglosassone.

37 opere di Shakespeare condensate in un’ora e mezza. Grande successo a Londra, per più di 10 anni al Criterion Theatre di Piccadilly Circus e tuttora in tour a 30 anni dal debutto. Per la prima volta in Italia, lo spettacolo che diverte fino alle lacrime decine di migliaia di spettatori di tutto il mondo. Da un libro impolverato incomincia il divertimento. Pagina dopo pagina, ne esce vitale ironia, spassosa assurdità, in sintesi: una genialata. Lo show parte con una specie di predicatore che pubblicizza i lavori di Shakespeare come fossero Vangeli, poi viene letta la biografia di William distorta con accenni storici misti, e “senza fare rumore per nulla” lo show entra nel vivo con Romeo e Giulietta. Si saltano le scene, si arriva al sodo, si taglia, si stringe, si abolisce la noia e viene ristretta la pesantezza che potrebbe provocare un’opera di Shakespeare per chi non lo apprezza. Questo show te lo fa amare anche se lo odiavi. Dà vita alle sue tragedie, ridicolizza le commedie, fa ridere, diverte e funziona, facendo partecipare anche il pubblico. Drammaticità e comicità in forma moderna e “spiccia”. Le lunghe rappresentazioni di oltre 400 anni fa in versione adeguata al ritmo frenetico della vita contemporanea. Si fanno anche riferimenti televisivi: non mancano le ricette macabre a base di teste tagliate e mani mozzate con sangue e budella. Qualche accenno politico-sociale del terzo millennio. Il periodo “trash” che ha attraversato Shakespeare porta a uno dei momenti di picco dello show: un eccezionale e originale rap freestyle, parodia delle commedie e tragedie, alla “Afrika Bambaataa”.

Sempre più rapidi, arrivano al punto, subito, senza perdere tempo. Con Giulio Cesare ucciso alle idi di marzo che giungono immediatamente alla prima battuta, e Cleopatra morsa subito da un serpente e non se ne parla più. E, per avvicinare Shakespeare ai giovani, si inscena una folle partita di calcio alla stadio di Danimarca con la corona usata come pallone, per un Amleto in forma di radiocronaca. Cambio dei costumi rapidissimi, cala la notte in un attimo, saltano le scene, si omette anche il famoso monologo “Essere o non essere”, che tutto sommato infonde solo dubbi. Alla fine un bis programmato in cui si ripete l’Amleto in breve. E poi ancora un altro bis da copione, sempre più veloce. In un grandioso, altro bis finale al contrario. Esilarante come i 154 sonetti condensati in un foglietto. Alla serata della “prima” Vip non c’eravamo, ma neanche Pippo Baudo e Giancarlo Magalli, che troviamo tra il pubblico nella seconda serata. Restiamo assieme a loro nei camerini per proseguire oralmente i già lunghi applausi in sala. Avidi e vogliosi avremmo voluto vedere altri 90 minuti di bis dei bis.

“Fare Shakespeare tutto in una volta, per me che del bardo di Stratford-upon-Avon non ho mai fatto niente né come regista né come attore, è uno di quei paradossi che ogni tanto amo vivere”, dice il regista Alessandro Benvenuti. “Se poi a propormi la cosa sono due complici con i quali nel tempo ho condiviso altre sfide puntualmente vinte, la cosa acquista ancora più sapore. Non so se sia presuntuoso da parte mia affermarlo, ma credo di essere, per loro, il cuoco che ogni tanto occorre per aggiungere un sapore nuovo ai loro manicaretti artistici. Maurizio Lombardi è bravo, dotato artisticamente e con una gran voglia di menar le mani, teatralmente parlando. È il perfetto terzo socio della gloriosa Shakespeare Pocket Company, l’unica compagnia teatrale italiana in grado di proporvi al prezzo di un solo spettacolo tutto il corpus drammaturgico del massimo autore teatrale mai comparso sulla faccia della Terra. In tempo di crisi economica, ditemi se questa non è finalmente una buona notizia?”, conclude Benvenuti aggiungendo ironia all’ironia.

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi