‘Quello che so sull’amore’, il terzo film americano di Gabriele Muccino

Gabriele Muccino ha presentato a Los Angeles ‘Quello che so sull’amore’, il suo terzo film americano dopo ‘Sette Anime’ e ‘La ricerca della felicità’. Tra i protagonisti ci sono Catherine Zeta Jones, Jessica Biel, Gerard Butler, Uma Thurman e Dennis Quaid: “E’ stato molto facile mettere insieme questo cast – ha detto il regista – Conoscevano i miei film e volevano lavorare con me nonostante i ruoli fossero marginali, hanno tutti detto sì in poche ore. Sono molto onorato da questo aspetto. Credo, senza volere esagerare, che sia la prima volta che accade nella storia che un regista italiano lavori con continuità a Hollywood. In passato altri registi italiani hanno avuto esperienze americane, penso a Zeffirelli, a Sergio Leone, ma mai così organiche”.

A proposito della sua ‘emigrazione’ in America, Muccino ha spiegato: “Sarei potuto restare in Italia, dove avevo una carriera ben definita, dove avrei potuto vivere tranquillamente continuando a fare quello che facevo, ma io amo le sfide, amo mettermi in gioco”. Il film, per definizione del regista, non è una commedia romantica, ma una commedia sentimentale, che vede il personaggio di Gerard Butler affrontare un percorso di crescita e di maturazione, in rapporto alla ex moglie e al proprio figlio: “Gli ultimi film che ho realizzato avevano un tema drammatico e volevo provare a cimentarmi con un progetto diverso. Non ero interessato a una semplice commedia: mi piace esplorare i sentimenti umani e le relazioni tra persone, raccontare l’esperienza di interazione umana e quando Gerard mi ha proposto di girare questo film ho colto la palla al balzo”.

Butler è un ex giocatore di calcio finito nel dimenticatoio, che, nel tentativo di riconquistare la ex moglie Jessica Biel, si trova alle prese con la vita in un sobborgo americano, dove tra facili conquiste ed equivoci più o meno divertenti affronta la prova più dura della sua vita: diventare adulto. “Butler è fenomenale in questo film. Non aveva mai recitato nel ruolo del padre con questa intensità. Non è stato un rapporto facile il nostro, siamo entrambi teste calde e abbiamo avuto diverse discussioni, anche accese, ma credo che alla fine la sua performance sia memorabile”. Al terzo film girato a Hollywood è anche tempo di bilanci e riflessioni, per il regista italiano: “Sono cresciuto in questi anni, sono stato forzato a crescere. Non sono abbastanza pigro per fare la scelta facile”.

E così “ho preferito cambiare aria, andare in un posto dove non avevo certezze. Come Colombo, partito senza certezze, ma da qualche parte si atterra sempre e il viaggio è molto eccitante. A volte è stancante, frustrante, genera depressione, e bisogna lavorare duro, per trovare qualcosa che scaldi il tuo cuore e accenda le tue passione e poi buttarcisi e provare di essere all’altezza. Qui ci mettono un attimo a licenziarti. E quando mi chiedono perché sono venuto qui – confessa il regista – rispondo che non saprei giocare a nessun gioco di carte ma sono comunque un giocatore d’azzardo con la passione per l’ignoto. Questo è il mio gioco e giocarlo significa fare errori, scelte sbagliate, film sbagliati. Mi sento un esploratore”.

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