‘Tutto tutto niente niente’, triplo Antonio Albanese nella sua nuova commedia natalizia

A quasi due anni dal suo brillante esordio al cinema in ‘Qualunquemente’ (16 milioni di euro al botteghino), Cetto La Qualunque torna sul grande schermo. Antonio Albanese, infatti, riproporrà il suo politico intrallazzatore, ma ‘in condominio’ con altri due personaggi, visto che impersonerà anche il secessionista Rodolfo Favaretto e lo stupefacente mistico Frengo Stoppato. Titolo del film: ‘Tutto tutto niente niente’. “I tre personaggi fanno un percorso comune, dal carcere al Parlamento, che oggi non è così improbabile”, ha spiegato l’attore. Nel cast ci saranno Lorenza Indovina, Fabrizio Bentivoglio, Lunetta Savino e Paolo Villaggio, quest’ultimo nei panni di un comico genovese diventato presidente del Consiglio. Il film sarà nelle sale dal 13 dicembre in 500 copie, e concorrerà dunque alla ‘sfida’ natalizia.

Ma da cosa nasce la decisione di farsi in tre? “Dal desiderio – ha risposto Albanese – di continuare a esorcizzare l’Italia di oggi nei suoi estremi, di ridere del momento che stiamo vivendo, in cui siamo tutti a un quarto d’ora da un esaurimento nervoso”. Non è la prima volta che Antonio interpreta più personaggi in una stessa pellicola: era già avvenuto ne ‘La fame e la sete’. Per Cetto La Qualunque, ad ogni modo, questo sarà il canto del cigno: “Chiudiamo il suo ciclo, anche se credo che personaggi come lui in Italia ci saranno ancora a lungo”. Giulio Manfredonia, alla terza regia per Albanese dopo ‘E’ già ieri’ e ‘Qualunquemente’, ritiene che la commedia racconti “vari aspetti del Paese, alcuni ridicoli, altri inquietanti, però è anche un modo affettuoso di guardare all’Italia per raccontare le cose che non funzionano, per sconfiggerle con una risata”.

Nel film, Cetto affronta una crisi sia politica che sessuale; il secessionista Favaretto, da imprenditore, per colpa della crisi, si ricicla scafista, mentre Frengo torna dalla sua latitanza per una religione assoluta. I tre finiscono in carcere, che si rivela un trampolino di lancio verso il Parlamento: “Non è però il parlamento classico, che vediamo sempre in tv. Ce lo siamo reinventato in chiave futurista”, afferma Albanese. Questi tre personaggi “li amo perché li ho creati ma sono mostri, rappresentano quello che non mi piace in questo Paese. Come i discorsi sulla secessione, che mi fanno ridere, o certi pregiudizi della Chiesa sulle donne e sui gay”. L’idea di un comico genovese presidente del consiglio “è venuta un anno fa a me e Piero Guerrera quando scrivevamo la sceneggiatura. Non potevamo immaginare il successo elettorale di Grillo, ma ci aveva colpito la sua determinazione. Ci divertiva pensare a un comico che, una volta presidente del consiglio, se ne fregasse di tutto, e ci è venuto naturale pensare a Villaggio”.

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