Pino Daniele, un viaggio nel sangue misto della musica

E’ uscito oggi il nuovo disco di inediti di Pino Daniele, ‘La grande madre’, che spalanca le porte a una tournée internazionale che partirà il 24 marzo da Cesena. “Questo cd racconta la mia storia – ha detto l’artista ieri a Milano in conferenza stampa – e non è una produzione americana, nel senso che ormai negli spettacoli siamo abituati a veder ballare, e io non so ballare”. Pino ha scelto un titolo emblematico, che fa riferimento al sangue misto della musica e rappresenta una vera e propria ricerca verso il sentire più istintivo e il bisogno di tornare alle origini, alle cose semplici che vengono dalla terra. Un lavoro ricco di idee, che esplora generi musicali differenti: dal blues al rock, a quell’inconfondibile modo newyorkese di jazzare.

Linguaggi musicali che si mescolano ai suoni tipici della radice partenopea, tanto cari al cantautore napoletano. Un lavoro enorme, quindi, che rappresenta il secondo progetto indipendente di Daniele: “Volevo essere libero, e quando paghi tu puoi fare quello che vuoi; con la nuova etichetta sono completamente indipendente, non voglio essere condizionato da un direttore artistico. Sono così, e per questo in passato ho litigato molte volte con le case discografiche”. L’uscita dell’album è stata anticipata, in radio, dal singolo ‘Melodramma’, che racconta le radici della nostra terra e la voglia di sentirsi italiani; un misto di parole e musica, squarci di vita quotidiana, impreziositi dalla magia della lirica: “Volevo rappresentare una canzone che includesse il bel canto italiano e il suono del rock degli anni nostri. È questo l’esperimento che si è cercato di proporre in ‘Melodramma’. E’ un pezzo talmente fuori dalle righe che mi aspetto anche che in radio non lo mettano proprio!”.

Per il bluesman partenopeo, “Purtroppo non si dà più importanza al contenuto: ci si basa sull’audience, sulla velocità della comunicazione, sul successo immediato, sul singolo radiofonico. Ma io continuerò sempre a fare quello che sento; sono troppe, oggi, le regole che condizionano la vita di un artista”. All’interno delle 11 tracce c’è un pizzico di nostalgia, riferita ai tempi della Napoli di Troisi, della bella musica anni ’70; un elogio, quindi, alle cose più autentiche, ormai dimenticate da una società che sembra essere precipitata nel tunnel dell’autodistruzione. “Mi sento un pesce fuor d’acqua. Non mi trovo. Sono cambiati i media, non ci sono più i valori di una volta. Per stare bene ci vogliono le cose semplici; da sempre, infatti, gli artisti e i poeti ci insegnano ad amare le cose più immediate, essenziali. Oggi invece si tende a sminuire l’arte, fulcro della nostra cultura, e questo a causa dei cambiamenti politici che non l’hanno valorizzata. Stiamo assistendo allo smarrimento di una generazione, la mia, che fa difficoltà ad adattarsi al cambiamento”.

Quanto ai giovani, “hanno sempre meno appigli, e anche nella musica ci sono poche possibilità. Ci si deve armare di pazienza e sacrificio. L’importante è rimanere sempre se stessi; il successo non dura tutta la vita, ma se sei te stesso e ti impegni a fare della buona musica, alla fine la qualità ti ripaga sempre”. Numerosi i musicisti di fama internazionale (tra cui Steve Gadd, Chris Stainton e Omar Hakim) che hanno collaborato per dare vita ai brani, tra cui ‘Searching for the water of life’, scritto da Kathleen Hagen e dedicato a Save the Children, e la cover di ‘Wonderful Tonight’ di Eric Clapton, con testo tradotto in italiano: “Eravamo a Cava de’ Tirreni e non riuscivo a cantarla in inglese, così gli ho detto: senti, ma se scrivo due righe in italiano? L’esperienza con Eric è stata meravigliosa, sia dal punto di vista artistico che umano; avere la possibilità di suonare con grandi musicisti significa confrontarsi, e questo alimenta in me grandi emozioni e stimoli sempre nuovi”.

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