Nelle sale ‘Posti in piedi in Paradiso’. Verdone: “Siamo drogati di solitudine”

Esce oggi in 650 copie il nuovo film di Carlo Verdone, ‘Posti in piedi in Paradiso’, distribuito dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis. Nel cast, oltre al regista, ci sono Pierfrancesco Favino, Nicoletta Romanoff, Micaela Ramazzotti e Marco Giallini. La commedia si ispira alle difficoltà di oggi, dove tre padri separati – Ulisse (Verdone) Fulvio (Favino) e Domenico (Giallini) – versano quasi tutto quello che guadagnano in alimenti e mantenimento per ex mogli e figli, tra gravi difficoltà economiche. Nei giorni scorsi la presentazione alla stampa.

Per Verdone, oggi “siamo in mano ai giovani, ho fiducia assoluta in loro: sento la voglia di farcela. Ma il momento è estremamente nebuloso, faticano così tanto a trovare lavoro: chi li allena? Chi è l’allenatore in Italia? Non lo so, e mi atterrisce. Ma sono ottimista, questo brutto periodo ce lo lasceremo alle spalle”. Scritta con Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi, la nuova pellicola di Verdone ha colto una sfida: “Raccontare in commedia un tema drammatico, quello dei padri separati: più c’è disagio, più la commedia si esalta, come ci insegnano i grandi maestri. Qui c’è dolore, emergenza sociale, eppure oggi non si dice più ‘quanto è bello’ un film, ma ‘quanto ha fatto?’. Ma il cinema non deve essere solo intrattenimento; io ho fatto una commedia guardando alla realtà”. Cioè, come recita una battuta di ‘Posti in piedi in Paradiso’, guardando a come “siamo drogati di solitudine’. Oggi siamo tutti un poco più depressi: abbiamo Facebook e Twitter come scatole di amicizie, ma se uno pensa che quelli siano i suoi amici, beh, siamo alla frutta”.

Ma qual è la situazione dei padri separati nel nostro Paese? “Credo siano trattati con eccessiva severità, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di vedere i propri figli: è un contagocce umiliante”, accusa Verdone, mentre all’opposto il finale del film con la vicinanza padri-figli “vuole essere grido d’aiuto e collante”. E, sì, c’è un messaggio: “E’ una semplice commedia, ma se in qualche famiglia potesse far percepire l’inutilità degli scontri che traumatizzano i figli, ne sarei contento”. Verdone si pronuncia anche sugli uomini e le donne, i padri e le madri, di ‘Posti in piedi in Paradiso’: “Non mi metto dalla parte di nessuno, ma guardo questi tre padri con tenerezza e solidarietà. Di certo il mondo occidentale è già deragliato, se deraglia anche la famiglia…”. E l’Italia? “Un Paese per vecchi. Dove sta l’autorevolezza dei partiti?”. Meglio, dunque, tornare al film: “Ironia e un pizzico di ferocia per raccontare il nostro tempo – afferma Micaela Ramazzotti – dove le vittime sono sia gli uomini che le donne”.

Per l’attrice, “Ci siamo tutti verdonizzati. Carlo è il mio eroe popolare. Il mio personaggio non cura i cardiopatici, ma il cuore: è buffa, vulnerabile”, ma – aggiunge Verdone – “entra in scena per stemperare il terzetto maschile e infine rivela saggezza e buon senso”. Da parte sua, Favino svela: “Aver lavorato con Verdone è stata la chiusura di un sogno iniziato quando avevo 14 anni. Oggi si vende l’idea dell’essere soddisfatto da solo, ed è questa che porta le famiglie allo sfascio”. Tocca a lui una breve avventura con una – dice Verdone – “figlia della cattiva educazione”, ovvero l’attrice rampante affidata a Nadir Caselli, che sogna di lavorare con Gabriele Muccino: “L’abbiamo chiamato per sapere se potevamo citarlo nel film”, precisa Carlo. Viceversa, Giallini definisce il suo padre pluri-separato “un cialtrone assoluto, per cui ho tratto ispirazione da amici e, artisticamente, da Gassman”. L’ultima parola spetta a Verdone: “Gli uomini dai 32 ai 50 anni non sono molto affidabili, manca loro il coraggio, l’autorevolezza: la donna lo sente, e ne soffre. E’ una categoria che ha deciso di non decidere”.

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