‘Un tram che si chiama desiderio’ al Teatro Argentina di Roma

Oggi al Teatro Argentina di Roma debutterà l’atteso spettacolo del regista Antonio Latella ‘Un tram che si chiama desiderio’, la commedia di Tennessee Williams andata in scena nel 1947 con la regia di Elia Kazan e resa celebre dall’omonimo film che lo stesso regista realizzò nel 1951 nella mitica interpretazione di Marlon Brando e Vivien Leigh. Per il suo ‘tram’, Latella ha affidato i ruoli dei due personaggi protagonisti della tormentata vicenda a Laura Marinoni (Blanche) e Vinicio Marchioni (Stanley) che condividono la pièce con Elisabetta Valgoi, Giuseppe Lanino, Annibale Pavone e Rosario Tedesco, che si avvale della traduzione di Masolino D’Amico.

‘Un tram che si chiama desiderio’ è la storia di Stanley e Stella, una giovane coppia di New Orleans, la cui relazione viene turbata e messa in crisi dalla sorella di Stella, Blanche, una donna dalla personalità complessa, con alle spalle una vita piena di ombre e di lati oscuri, che travolge l’equilibrio della coppia. Via via, la presenza di Blanche investe ogni aspetto della relazione e insinua la forte passione carnale che lega Stanley a Stella. Le cose precipitano quando le condizioni ormai al limite della “follia” rendono necessario il ‘ricovero’ di Blanche. La pace familiare che la nascita di un bambino lascia intravedere alla coppia si infrange fino alla rottura, per l’incapacità di Stella di accettare il crudele destino della sorella, il cui ‘crollo’ riguarda, e molto da vicino, il loro Stanley.

“Non c’è – dichiara il regista – un solo personaggio nei testi di Williams che non sia rotto, spezzato. A tutti manca qualcosa, come se nella loro incompiutezza ci fosse il senso del vivere. Svuotando i suoi testi da un contesto storico, Williams ha reso i personaggi memorabili, enormi e universali, a tratti eroi ed eroine che accettano la decadenza del vivere quotidiano senza sfidare gli dèi. Come fa Blanche, troppo ammalata di vita per riuscire a vivere: in lei tutto sembra menzogna, finzione, artificio, ma quella maschera tragica è troppo dolorosa per non sgretolarsi e scoprire che l’urlo non è un buco in un volto di argilla ma uno squarcio dell’anima impossibile da sopportare e che gli unici dèi moderni che possono salvarla sono i medici”.

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