Da Pasolini a Gaber: Claudio Gioè e Neri Marcoré in ‘Eretici e corsari’

Claudio Gioè e Neri Marcoré sono i protagonisti di ‘Eretici e corsari’, una pièce che va da Pasolini a Gaber. Tutto comincia a metà degli anni ’70, quando Pier Paolo Pasolini scrive e pubblica ‘Scritti corsari’, una raccolta di articoli e riflessioni sulla trasformazione dell’Italia di quegli anni. In un’intervista, Giorgio Gaber commenta: “Sviluppo senza progresso… mi sembra la sintesi più appropriata della nostra epoca”. Pasolini racconta un sistema che sta attuando un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità, che fonda il proprio potere su una ipnotica promessa di comodità e benessere, ma che in realtà sta trasformando il cittadino in un “uomo che solo consuma”.

Pasolini sottolinea altresì le eccezioni, le resistenze, le sopravvivenze, ma in sostanza tende a radiografare impietosamente il proprio tempo, esasperando talvolta l’analisi per chiedere almeno una reazione, per provocare una sorta di ‘captatio malevolentiae’ da cui far nascere un dibattito non ipocrita. In quegli stessi anni Gaber e Luporini non solo si muovono su una lunghezza d’onda analoga, mai bonariamente autoassolutoria, ma si nutrono e spesso condividono molte delle intuizioni pasoliniane, che, trasformate e personalizzate, entrano in filigrana nei testi del teatro gaberiano.

‘Eretici e corsari’ è uno spettacolo che si alimenta di questi materiali: monologhi, articoli, canzoni, frammenti di interviste di due artisti e intellettuali ‘non organici’, che non hanno mai temuto di compromettersi e di risultare anche scomodi, poeti d’opposizione, diversi nella libertà, che con lucida preveggenza ci svelano che “il futuro è già finito” e che sarebbe ora di tornare a privilegiare il ‘crescere’ rispetto al ‘consumare’. A partire da stasera, e fino al 4 marzo, lo spettacolo sarà in scena presso il teatro Olimpico di Roma. Regia e drammaturgia: Giorgio Gallione. Musiche dal vivo dello Gnu Quartet.

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