Samuele Bersani: “Il cambiamento? È la cosa più normale che possa succedere”

Samuele Bersani, conosciuto per hit come ‘Spaccacuore’ e ‘Giudizi universali’, che insieme a tante altre canzoni l’hanno reso famoso al grande pubblico, si ripresenta a Sanremo dopo 12 anni con il brano ‘Un pallone’. Ieri sera ha duettato con Goran Bregovic proponendo una particolare versione di ‘Romagna mia’. Lo abbiamo intervistato.

Com’è stato per te esibirti a Sanremo quest’anno?
Mi sono trovato a cantare una canzone che non è la più semplice: non ho neanche il tempo di respirare che già devo cantare. Sapevo, comunque, a cosa sarei andato incontro: le cose si stanno mettendo sulla strada più giusta e sono contento della mia esibizione.

Parlaci della canzone che presenti al Festival.
La mia è sia una canzone senza speranza sia una canzone con la speranza, perché ritengo che l’unica speranza stia nella musica. In questo brano racconto di un pallone che attraversa una strada e incontra una serie di ostacoli, tra cui una scheggia di vetro. Volevo riuscire a scrivere una storia non allegra con una musica che, invece, la facesse credere tale: è una canzone spensierata, musicalmente parlando. So che piace ai bambini. Gli anziani non so se la capiranno, i bambini sono sicuro di sì: avranno tutto il tempo per capirla. Anche un pallone bucato per qualcuno può essere indispensabile.

In che maniera è nata ‘Un pallone’?
In maniera molto semplice. Ho scritto questa canzone perché avevo voglia di partecipare alla kermesse. Io e Morandi ci siamo dati appuntamento in un circolo di anziani vicino a casa sua e lui, quando l’ha ascoltata, se n’è innamorato. In alternativa, avrei anche voluto cantare ‘Psyco’: un brano molto intimista e introspettivo, che racconta un’evoluzione interiore e la possibilità di trovare una via d’uscita.

Duettare in ‘Romagna mia’ con Goran Bregovic, che sensazioni ti ha dato?
È stato un po’ come essere riuscito a prosciugare per un giorno l’Adriatico.

A distanza di quasi tre anni dall’album ‘Manifesto Abusivo’, sei tornato nei negozi con ‘Psyco: 20 anni di canzoni’, un’antologia di 28 brani.
Sì, è così: molti si sono stupiti che puntassi a un album di questo genere dopo tre anni di silenzio. Io ho sempre pensato: silenzio per loro, io in casa parlavo un sacco e ho sempre scritto canzoni con lo stesso spirito di prima. Questo album, oltre ai miei più grandi successi, contiene anche due inediti: ‘Un pallone’ e ‘Psyco’.

Nel lontano 1991 sei stato notato da Lucio Dalla: cosa ha significato per te la sua (temporanea) eliminazione dalla gara?
Ero convinto che sarebbe stato ripescato, e così è stato. Io parlo da allievo: lo considero il mio vero maestro. Ero un ragazzino di 21 anni, quando l’ho conosciuto.

Sei cambiato dagli esordi a oggi?
Sì, sono cambiato. Secondo me il cambiamento è la cosa più normale che possa succedere. Ci sono anche quelli sotto naftalina. Quelli che dicono ‘io faccio rock’ e poi si tingono i capelli. Si cambia, si perdono dei denti. Ci sono delle storie che ti segnano nella vita e ti fanno cambiare. Sanremo è un sogno. Lunedì staremo a fare altre cose, e le cose più importanti nella vita sono altre.

Foto di Livia Ranieri

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