Anansi, il sole dentro Sanremo

Stefano Bannò, in arte Anansi, è una delle giovani promesse di questo Festival targato Gianni Morandi. La canzone che ha presentato, Il sole dentro, ha un’anima reggae, che esprime pienamente la sua essenza. Abbiamo incontrato l’artista trentino poco prima del suo debutto sul palco dell’Ariston.

Anansi è il nome di una creatura della mitologia afro-caraibica. Come mai hai scelto questo pseudonimo così particolare?
Nello specifico Anansi, inteso come forma leggendaria, è un ragno che può trasformarsi in quello che vuole. Ho scelto questo nome ma in realtà è lui ad avere assunto me. Con i vari generi musicali attraverso cui mi esprimo, non solo il reggae, mi trasformo in altre cose e questa metamorfosi mi serve per parlare di tematiche a sfondo sociale e politico.

All’età di tredici anni scrivesti la tua prima canzone, intitolandola No racism. Ti era già chiaro allora quale fosse il tuo mondo musicale?
Ho sempre ascoltato con interesse i cantautori di protesta, a partire da Bob Marley, senza trascurare Bob Dylan, Tracy Chapman e altri artisti. Ho cercato di assorbire la loro capacità di usare la musica come mezzo per arrivare veramente alla gente.

Ne Il sole dentro canti: “Passano le mode e le rivoluzioni, dei poeti restano sogni ed illusioni”. Cosa significa questo verso per te?
In qualche modo il verso può essere anche inteso in senso ironico: le rivoluzioni sono importanti, le mode meno per quanto mi riguarda, però l’amore è l’unica cosa tangibile che rimane con il passare della storia.

Il tuo album ‘Tornasole’, uscito il 16 febbraio, contiene anche quattro canzoni in inglese più la versione anglofona del brano che hai portato a Sanremo. Quest’ultima è nata prima in italiano o in inglese?
Io nasco come autore in inglese. Poi ho cominciato a scrivere in italiano. È avvenuto tutto in tempi molto recenti. Il sole dentro è stato scritto in inglese però la versione in italiano non è una traduzione ma una reinterpretazione, arrivata in maniera spontanea, senza forzare la mano. È venuta fuori così e il fatto che fosse semplice e sincera, ha fatto sì che la scegliessimo, anzi che la canzone si scegliesse da sola per Sanremo.

Ti piace di più scrivere in inglese o in italiano?
Il fatto di aver sperimentato la scrittura in italiano è una cosa che non fa altro che stimolarmi sempre di più. Sono entrato nel loop dell’italiano. Può sembrare forse una cosa ingenua ma mi piace questa ricerca.

Hai collaborato con Roy Paci. Cosa ti ha trasmesso a livello artistico?
Roy e in generale gli Aretuska sono stati dei grandi maestri. Roy mi ha insegnato molto negli ultimi due anni. Oltre che sul palco, anche a livello più confidenziale. Mi diceva spesso: “Ascolta questo pezzo, potrebbe piacerti” oppure “Potresti prendere ispirazione da questo” e così via. L’esperienza con loro è stata una grande palestra.

Dopo Sanremo, hai in programma dei concerti?
È ancora tutto in via di definizione però stanno arrivando molte richieste per dei live in giro per l’Italia e non solo. C’è anche un interessamento da parte della Svizzera. Siamo contentissimi anche per questa cosa. Partire con un progetto solista è impegnativo perché richiede un re-inizio. C’è una nuova base da cui cominciare ma bisogna anche rifare le fondamenta.

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  2. 24 Giugno 2011: Anansi, in radio con il nuovo singolo ‘Parla con me (love is clear)’

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