Sanremo 2012, ripescati Carone-Dalla e D’Alessio-Bertè. Il miglior duetto è dei Marlene Kuntz con Patti Smith

Ripescate due coppie: Pierdavide Carone-Lucio Dalla e Gigi D’Alessio-Loredana Bertè. Questo il verdetto che viene fuori al termine della terza serata del Festival, che è stata dedicata ai duetti internazionali (il titolo era ‘Viva l’Italia nel mondo’). Escono dunque definitivamente di scena Irene Fornaciari e i Marlene Kuntz. Questi ultimi, ironia della sorte, sono stati premiati dalla sala stampa per la miglior esibizione della serata, e noi ci troviamo assolutamente d’accordo. Il gruppo, infatti, ha proposto con Patti Smith un’ottima versione di ‘Impressioni di settembre’, storica hit della Pfm. Patti Smith è apparsa in scena con un look mascolino: la rocker somiglia sempre più all’idolo punk Joey Ramone, ma ha interpretato con intensità il brano. Praticamente di rigore l’esecuzione di ‘Because the night’, con Vittorio Cosma al piano XBA.

Nella scaletta filano uno dietro l’altro gli omaggi ai grandi della musica. Il primo duetto è anche il peggiore della serata: Shaggy è lo sciagurato ospite di Chiara Civello, e i due oltraggiano ‘Io che non vivo senza te’, capolavoro di Pino Donaggio. La Civello, per la verità, cerca di cantare con classe, ma chi è inascoltabile è Shaggy, decisamente fuori luogo con i suoi interventi ‘parlati’. Non solo. Come se non bastasse, ci si mettono anche gli errori tecnici: parte infatti a sorpresa la base di ‘Boombastic’, hit degli anni ’90 portata al successo dal rapper americano, e la cantante resta interdetta, evitando di intervenire fino a quando la regia non interrompe il pezzo. A quel punto i due possono esibirsi insieme, ma Shaggy sembra interessato più al décolleté della sua compagna che alla canzone. Non va meglio con Samuele Bersani, che non ha avuto una bella idea a chiamare il pur bravo Goran Bregovic per rileggere ‘Romagna Mia’, classico del Liscio firmato Casadei: il risultato non è convincente. Nina Zilli e Skye dei Morcheeba, invece, portano una ventata di energia ed elegante sensualità duettando in ‘Grande grande grande’ e ‘Rome wasn’t built in a day’. Al Jarreau, consumata leggenda delle acrobazie vocali, riesce a vincere anche questa sfida: districarsi tra i virtuosismi di Silvia Mezzanotte, cantante dei Matia Bazar, che lo hanno chiamato a nobilitare il tema del Padrino. E’ uno dei momenti migliori della serata.

Irene Fornaciari non trattiene l’emozione e, alla fine del duetto con Brian May e Kerry Ellis sulle note di ‘Uno dei tanti-I who have nothing’, scoppia in lacrime ringraziando il chitarrista dei Queen, che a sua volta si emoziona. Poi i tre intonano insieme anche ‘We will rock you’, e alla fine la platea del Teatro Ariston si unisce in una standing ovation. Anche la sala stampa applaude. May è apparso in discreta forma, ma la sua presenza accanto alla figlia di Zucchero ci è sembrata un po’ stonata. Trascurabile il duetto di Dolcenera e Professor Green sulle note di ‘Vita spericolata’ di Vasco Rossi. Abbastanza buono, invece, l’incontro tra Noemi e Sarah Jane Morris per ‘Amarsi un po’ – To feel in love’ di Lucio Battisti, grazie anche al riuscito arrangiamento del Maestro Enrico Melozzi. Molto suggestivi i duetti di Francesco Renga con Sergio Dalma in ‘Il mondo – El mundo’ ed Eugenio Finardi con Noa in ‘Torna a Surriento – Surrender’. José Feliciano torna dopo tanti anni sul palco del Festival per riproporre ‘Che sarà’ in coppia con Arisa, mentre Loredana Bertè omaggia sua sorella Mia Martini con una versione tutto sommato interessante di ‘Almeno tu nell’universo’, insieme a Macy Gray e a un discutibile Gigi D’Alessio. Nei limiti della sufficienza anche Carone e Dalla con Mads Langer in ‘Anema e Core’ ed Emma con Gary Go in ‘Il Paradiso’ di Patty Pravo.

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