Sanremo 2012, Matia Bazar: “Con ‘Sei tu’ cantiamo un certo masochismo al femminile”

Parlano d’amore i Matia Bazar e ‘Sei tu’ è l’emblema della loro reunion con Silvia Mezzanotte. La canzone non si distanzia dal loro storico percorso e presenta una condizione comune a molte donne, che si innamorano di un uomo che fa loro del male. Il tutto è raccontato attraverso la voce di una di loro. Le parole del brano non sono equivoche e la situazione che raccontano è evidente in ogni singolo verso. Ecco cosa ci hanno raccontato i Matia Bazar.

Come nasce ‘Sei tu’?
La canzone è frutto del lavoro di gruppo: ognuno di noi ha messo qualcosa. Anche se è stato difficile per noi, i maschi del gruppo, entrare nella sensibilità femminile, ci abbiamo provato. Il testo è una denuncia di un comportamento maschile non proprio al massimo della rettitudine ed è stato scritto per esprimere pienamente la sensualità di Silvia nel cantare. Silvia Mezzanotte: “Sei tu esprime la condizione di molte donne, a cui piacciono uomini di carattere che hanno spessore, ma che arrivano a farle un po’ soffrire. In questo brano e nelle donne vedo evidente una forma di masochismo al femminile che mi appartiene. Questa canzone entra anche nelle pieghe della mia anima. La combinazione delle parole ricorda versi antichi, ma il concetto è moderno”.

Avete deciso di presentare questo brano a Sanremo: ‘Sei tu’ è quindi un pezzo nato per essere presentato al Festival?
Piero Cassano: “Non abbiamo mai scritto una canzone appositamente per il Festival, forse solo nel 2002, poiché dopo essere arrivati a Sanremo nel 2000 con ‘Brivido caldo’ e nel 2001 con ‘Questa nostra grande storia d’amore’, nel 2002 ci siamo trovati di fronte al fatto di dover comporre per il Festival e abbiamo puntato quindi su qualcosa di realmente popolare. Nella nostra carriera ci siamo sempre rimessi in gioco, ma ‘Sei tu’ è venuta fuori per caso. A settembre siamo andati in studio e l’abbiamo messa giù senza pensare ad una possibile partecipazione a Sanremo. Siamo stati avvisati poco prima dell’evento di essere stati scelti”.

Nelle vostre esibizioni sembrate attentissimi ai particolari: è vero o alcune cose sono lasciate all’improvvisazione?
Silvia Mezzanotte: “Quando ci esibiamo, niente è lasciato al caso. Noi abbiamo il senso della misura in tutto e niente viene trascurato. Ad esempio, persino il gesto che eseguo sul palco, per indicare ‘sei tu’, è calibrato, anche se mi appartiene. Bisognerebbe esserci per sapere cosa succede in studio, quando Piero inizia a scolpire la sua scultura. Il momento creativo è magico: Fabio (Perversi, ndr) e Giancarlo (Golzi, ndr) costruiscono i testi; io, invece, intervengo solo per un’ultima ottimizzazione, poiché al momento di cantare devo esprimere al meglio il testo e la musica tramite la mia voce. Io rappresento tutti nel momento in cui canto. Spero che il risultato sia stato di grande eleganza”.

Chi apprezzate tra i giovani artisti del panorama musicale italiano?
Giancarlo Golzi: “Devo dire che… – faccio una pausa alla Celentano – non vorrei essere sgarbato. Sento parlare di gruppi rock, ma ho 60 anni e sono nato nel vero periodo rock. Penso che molti abusino di questo termine. Avevo quindici anni quando scoprii i primi dischi. Dello scenario musicale contemporaneo apprezzo molto i Negramaro: Giuliano Sangiorgi ha grandi capacità compositive e il gruppo trasmette molta energia tramite la propria musica”.

Foto di Livia Ranieri

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