Mango: “E’ importante vivere l’emozione del momento”

Mango ha sempre amato la ricerca, sorprendendo costantemente il suo pubblico. Non ha fatto eccezione il suo ultimo tour a supporto dell’album ‘La terra degli aquiloni’, uscito lo scorso anno. La sua splendida voce è protagonista assoluta in un live fuori dagli schemi (sul palco solo lui con due musicisti: Carlo De Bei alle chitarre e Rocco Petruzzi alle tastiere). Le vecchie canzoni, ma anche le nuove, assumono una veste più intima e spoglia, quasi tornando a come erano state concepite in origine. Ma è appunto la voce a essere assoluta padrona della scena. È uno spettacolo che conferma Mango come uno dei migliori interpreti della nostra musica. Questa l’intervista con il cantante lucano.

‘La terra degli aquiloni’ è un riuscito incontro fra il Mango più tradizionale e un Pino ancora una volta innovativo. Come è nato questo album?
Ogni volta che faccio un disco nuovo cerco di metterci dentro tutto ciò che sto pensando in quell’attimo e mi sta attraversando il cuore e la mente. È importante vivere l’emozione del momento. Non potrei mai vivere di glorie passate, di cose già fatte: cerco sempre strade diverse, l’ho dimostrato ampiamente. Ad esempio ‘Lei verrà’ non ha niente a che vedere con ‘Bella d’estate’. Tutte le mie canzoni sono state diverse le une dalle altre. Ce ne sono tante che sono entrate a far parte del quotidiano della gente, e di questo sono felice.

Come hai scelto le due cover inserite nel disco?
Uno è un pezzo latino della tradizione spagnola, ‘Volver’, ed è un patrimonio nazionale. Dopo aver visto il film di Pedro Almodovar in cui Penelope Cruz ne faceva il playback, l’ho voluto fare anch’io. L’altra cover, ‘Starlight’, è ancora più particolare. Il collante fra le due è la mia personalità: io posso fare anche un pezzo di Prince, ma lo renderei mio, mi piace dare una nuova veste ai brani degli altri, quasi fossero stati scritti da me. Guai se così non fosse: non farei mai la cover fedele all’originale.

Nell’album ci hanno particolarmente colpito la title track e ‘Dove ti perdo’: ce ne parli?
Sono nate come tutte le mie canzoni: io mi metto al pianoforte o alla chitarra con i miei musicisti o da solo lavorando ad alcune idee, fino a quando non avverto che ciò che sto cantando va bene. Compongo attraverso la mia vocalità: se stiamo facendo un movimento o di piano o di chitarra, su esso io sto inventando con la mia voce. Da lì verrà fuori una cosa interessante: nel momento in cui gli occhi cominciano a brillare di un’altra luce, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Questo è il mio metodo compositivo.

Si dice da sempre che nelle tue canzoni l’abbinamento tra musica e parole sia particolarmente riuscito…
Non è facile farlo, ma neanche così difficile. Io sono un musicista, anzi prima di tutto nasco come cantante. A 8 anni già giravo con mio fratello Michele, che aveva dieci anni più di me. Mi portava in giro con lui a fare concerti in cui, guardacaso, cantavo Aretha Franklin, Otis Redding, Deep Purple e Led Zeppelin. Già spaziavo, a livello di generi: era già la mia voce a mettere insieme i vari pezzi del puzzle. Tre anni fa iniziavo i miei live con ‘Pride’, al piano da solo. Molti rimanevano sorpresi chiedendosi cosa c’entrassi io con gli U2. Invece il brano diventava mio, un po’ come faceva John Legend nella sua versione.

A proposito di testi: Mogol, in un’intervista al Venerdì di Repubblica nel 1993, sparò a zero su tutti, ma uno dei pochi che salvò fu proprio Mango dicendo che ‘Mediterraneo’ è al livello del miglior Battisti. Un tuo commento?
Lui è sempre stato convinto di questo. Insieme abbiamo fatto cose molto belle fino a quando è stato giusto continuare su quella strada. Nel momento in cui ho cominciato a sentire che le cose che Giulio scriveva, pur essendo molto belle, mi stavano un po’ strette, ci siamo divisi: è come quando si va dal sarto e ti cuce un vestito che poi ti accorgi che non è della misura giusta. Alberto Salerno me lo fece notare: era il periodo di ‘Disincanto’. Salvai un testo suo, di Giulio nessuno e io feci tutti gli altri. Iniziai da allora a scrivere direttamente, senza essere il supervisore. Salerno mi disse di mettere su carta le mie energie ed emozioni per esprimerle con la mia voce, e quel consiglio fu prezioso.

Tornando alle collaborazioni, anche in questo ultimo cd non mancano.
C’è Pasquale Panella al mio fianco: lui scrive in maniera meravigliosa, e ‘La sposa’ (il primo singolo estratto, ndr) ne è un esempio. Mi piace molto ‘Chiamo le cose’, che mi rimanda a ‘Le cose che pensano’, che considero uno dei pezzi più belli di Lucio Battisti.

Partendo dal tuo sodalizio con Dennis Fantina per il suo primo disco, che ne pensi dei talent show tipo ‘Amici’?
Io sono contrario ai talent show. Sono un musicista, un cantante e un autore, e credo che il talento sia un fatto innato, non può essere insegnato da nessuno. Non esistono insegnanti di talento e persone che lo apprendono. Chiediamoci ad esempio se Aretha Franklin, Sting, Prince o Peter Gabriel siano mai andati a scuola di talento.

Concludiamo con la tua nuova dimensione live: il concerto che hai recentemente portato in giro per i teatri d’Italia è stato molto particolare…
C’era un’emozione nuova. Nei miei precedenti tour era un po’ caricata da troppi fuochi. Questa volta ho avvertito la necessità di provare la sensazione dello svuotamento. La voce era a mille: ogni piccola espressione veniva percepita dal pubblico come se fosse una stella cometa. In precedenza non era così. Sul palco, in questo tour, siamo stati solo in tre: io, un chitarrista e un programmatore-tastierista. Pasquale Panella, che è venuto a vedermi a Roma, mi ha detto che non eravamo in tre, ma in quattro: in tre più la mia voce. Una bellissima cosa, questa. Non ho voluto fare un unplugged, non si può parlare di questo. I fans sono rimasti talmente entusiasti di questa situazione che a fine concerto hanno sempre chiesto ancora altri brani.

  1. 2 commenti a “Mango: “E’ importante vivere l’emozione del momento””

  2. 1 luigi de noto scrive (15 Gennaio 2014 alle 0:04):

    ciao mango…. complimenti, continua a regalarci emozioni come solo tu sai fare… sei grande esattamente come la tua voce e il pensiero profondo che secondo me hai, e che riesci a trasmettere attraverso le tue cansoni… grazie mango….

  3. 2 luigi de noto scrive (15 Gennaio 2014 alle 0:16):

    caro mango…sono un pugliese che vivo al nord per lavoro…. ma quando ascolto le tue canzoni mi emoziono enormemente…. specialmente quando ascolto la canzone “maditerraneo” rivivo tutta la mia nostalgia in questa canzone…. e una nostalgia così profonda così accentuata, che non riesco ad esprimere e a trasmettere a gli altri…. e chiusa dentro di me, e rivivo la mia cittadina “gallipoli” attraverso la tua canzone…. ho tanta nostalgia e spero un giorno di ritornarci… e restarci per sempre.

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