Il canone Rai: è giusto pagarlo?

Risulta essere il canone Rai la tassa più odiata dagli italiani, e questo è emerso da diversi sondaggi svolti negli ultimi decenni. E’ giusto pagare 112 euro quando poi vengono elargite centinaia di migliaia di euro per esibizioni di venti minuti di Benigni e Celentano? In poco più di un quarto d’ora, tali personaggi intascano più di quanto molti di noi faranno in tutta la loro vita. Una volta Penelope Cruz venne a Sanremo e disse all’intervistatore: “Oh, come mi piace l’Italia”, “Qui mi sento a casa”, e andò avanti con tutti questi salamelecchi per i soliti venti minuti. Nel Dopofestival, all’una di notte, Piero Chiambretti svelò l’arcano: le avevano dato un compenso di 250.000 euro, per quei venti minuti. Per chiacchierare.

Ma chi di noi, se venisse invitato in una trasmissione tv in Spagna e gli dessero 250.000 euro, non direbbe: “Adoro la Spagna!”, “Ho anche la canottiera del Barcellona” etc.? A un cittadino che vive con poco, 112 euro fanno comodo. Ma se lo dovessero mettere davanti a una scelta, ovvero togliere il canone e cancellare diversi varietà, impoverire le reti Rai, magari rinunciare ai Tg regionali e mandare a spasso un po’ di gente che lavora nell’emittente pubblica, sarebbe ancora dello stesso avviso? Un’altra soluzione per non pagare il canone sarebbe quella di aumentare la pubblicità, che ora ha un limite massimo che Mediaset e La7 non sono tenuti a rispettare. Con il finanziamento soltanto tramite pubblicità, la Rai sarebbe una vera e propria rete commerciale, e si misurerebbe ad armi pari con Mediaset, e non da una posizione di favore. E’ utopistico pensare, comunque, che i partiti rinuncino al loro controllo sul di essa.

Un ulteriore modo per ridurre un po’ il canone sarebbe retribuire di meno chi, tra i vari presentatori, prende stipendi milionari ed eventualmente rimpiazzare chi se ne va con talenti emergenti o lasciati in disparte, che in un Paese come il nostro, con 60 milioni di anime, non sono pochi. Potrebbe essere un rischio, ma potrebbe anche funzionare: bisogna ricordare infatti che la Rai non solo valorizza i personaggi dello spettacolo e del giornalismo, ma li crea. Tante persone hanno acquisito fama e potere unicamente grazie alla visibilità che ha dato loro la Rai. Senza di essa, ora i loro compensi sarebbero enormemente inferiori. Di certo c’è che non sapremo mai se è possibile risparmiare su questa elefantiaca emittente senza impoverirla più di tanto, fino a quando non si proveranno nuove strade, che il connubio dirigenti-politici non vuole minimamente percorrere nonostante i tempi di crisi. Gli anchormen continueranno a sventagliarci in viso la loro ricchezza spropositata rispetto a ciò che fanno, destando nel pubblico un indissolubile e contraddittorio sentimento di amore e odio.

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi