‘I Simpson’, molto più di un cartone animato

Era il 1987 quando al disegnatore Matt Groening fu affidato uno spazio di pochi minuti per fare da intermezzo al famoso talk show di Tracey Ullman. Ma l’inizio della serie, con episodi da mezz’ora, era vicino. Vinti gli scetticismi di alcuni membri della produzione, che erano un po’ frenati dalla poca educatività di tale opera, Matt Groening riuscì a far girare la sua creazione sulla Fox. E siccome si trattava di una tv giovane e un po’ inesperta sotto alcuni aspetti, riuscì a strappare una clausola nel contratto che comprendeva una “assoluta libertà espressiva da parte degli autori”. Tuttavia, anche Groening e i suoi collaboratori non avrebbero mai previsto il successo dei Simpsons, questi personaggi gialli che avrebbero imperversato in televisione per oltre vent’anni (e probabilmente lo faranno per molto tempo ancora).

Il successo di tale serie televisiva è facilmente spiegabile: è un prodotto trasversale, che raccoglie telespettatori di ogni età. Ed è tutt’altro che perbenista: un padre che picchia il figlio in continuzione, i difetti di ogni personaggio messi vergognosamente in piazza, il dare risalto ai difetti di ciascuno anzichè ai pregi sono l’elemento principale di quasta saga dell’antieroe, che si sintetizza nel suo personaggio principale: Homer Simpson. Inoltre la realtà nei Simpsons non è edulcorata: c’è gente che muore o finisce all’ospedale, altri vanno in rovina finanziaria e finiscono a chiedere l’elemosina, ci sono rapine con tanto di fucile spianato. Semmai, l’edulcorazione è di natura diversa: sta nell’ironia con la quale anche gli episodi più tragici, viscidi o violenti vengono trattati. Homer è diventato il personaggio fumettistico (i Simpson, infatti, esistono anche in fumetto) e dei cartoon più amato in tanti Paesi del mondo.

Non si può competere in popolarità con lui: ha un aspetto tenero e che fa ridere, con i suoi occhi grandi, la sua pelata e il suo pancione. In più si appropria di caratteristiche umane, ma al tempo stesso, in quanto pupazzo dei cartoons, non deve mai rispondere delle sue azioni di fronte a nessun tribunale, nemmeno nelle scene tragicomiche in cui ritualmente strangola Bart o manda a fuoco la centrale nucleare in cui lavora. E’ un uomo pieno di difetti ma buono. Talvolta ricorre a piccoli gesti di furbizia, un po’ come tanta gente comune che di fronte alle tante difficoltà della vita cerca di cavarsela sgomitando (si pensi ai siparietti con il vicino Flanders). La sua modestia di impiegato sottomesso e la sua furbizia ricordano un po’ Fantozzi, con cui forse condivide anche l’ambizione di corrispondere a un personaggio ‘medio’, ma con debolezze molto più accentuate.

Di sicuro c’è che al giorno d’oggi Homer straccia qualsiasi personaggio disneyano, anche se c’è da ammettere che nell’edizione fumettistica di Topolino diversi grandi disegnatori hanno conferito molta personalità in più ai personaggi in questione rispetto agli scialbi film Disney di 30-50 anni fa. Se l’autore Groening eccede in qualcosa, è nell’aver esagerato le negatività: viene descritta un’America in cui niente davvero funziona, un Paese di cialtroni che ovviamente non corrisponde al vero. Groening diventa calzante, invece, in tante piccole battute a ruota libera che fa pronunciare ai suoi personaggi. Non nasconde le sue simpatie politiche verso i democratici nè risparmia la sua satira contro personaggi famosi, come George Bush padre.

I personaggi, anche quelli secondari, sono tutti ben delineati psicologicamente: una moglie devota, un padre rozzo, pigro e ubriacone, a volte cinico ma in fondo molto tenero quando vuole, un figlio teppistello, una bambina dal quoziente intellettivo sopra la media, politicamente impegnata e vegetariana, una lattante con il ciuccio, un nonno rincretinito e a rischio infarto e le due sorelle della moglie sole e intristite. In definitiva I Simpson sono la più longeva serie televisiva nella storia, nonchè la miglior creatura di Matt Groening, che ci ha riprovato con ‘Futurama’ ma con minore successo. Tra i numerosissimi riconoscimenti attribuiti alla serie, ci sono 23 Emmy Awards e una stella nella Hollywood Walk of Fame. Con buona pace di tutti, bisognerà ammettere che personaggi non reali, con gli occhi prominenti e un insolito colorito giallo saranno ricordati per sempre come parte della storia del ventunesimo secolo.

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