Il tour di Michele Zarrillo fa tappa a Roma sabato 21 gennaio

Il tour di Michele Zarrillo sbarca sabato 21 gennaio al Gran Teatro di Roma. Il cantautore romano presenterà il suo nuovo album ‘Unici al Mondo’, uscito lo scorso settembre a cinque anni dal precedente ‘L’alfabeto degli amanti’, cui avevano fatto seguito un best e un cd+dvd live. Nel nuovo lavoro, frutto di un anno e mezzo di lavoro, dieci nuove canzoni che lo confermano musicista e compositore elegante e raffinato, teso alla ricerca nei contenuti, negli arrangiamenti e nelle soluzioni armoniche, che danno al progetto nuova linfa e un respiro internazionale.

“Ognuno di noi è unico al mondo, ognuno ha una storia, un destino, una via, ognuno ha il suo tempo”, dice Zarrillo. E in ‘Unici al Mondo’ l’originalità, l’irripetibilità dell’individuo e del suo mondo sono il concept che unisce le nuove canzoni. La centralità dell’uomo con le sue emozioni, le pulsazioni da vivere in un futuro da costruire insieme, tra illusioni e aspirazioni, condivise con il prossimo, con la persona amata, con un figlio. Temi intimistici e sociali si alternano nel disco, i cui testi sono firmati da Giampiero Artegiani, suo amico “storico” con cui ha condiviso gli inizi del percorso musicale nei Semiramis e che, dopo tanti anni, è tornato a scrivere con il cantautore. L’album suona immediato, di grande respiro musicale, che spazia dalla migliore melodia italiana ai suoni che richiamano alcuni angoli del mondo.

“È un disco che vuole raccontare i sentimenti, il sentire comune dei nostri tempi, che è sempre prevalente nelle mie canzoni – spiega Zarrillo – C’è molto amore, d’altra parte è il volano dell’arte fin dalla notte dei tempi, è l’amore che spinge a ‘creare’, a scrivere canzoni, come nel mio caso. Le storie sono lo spunto, che siano felici o piene di sofferenza. È stato fatto un grande lavoro musicale in studio, lungo e meticoloso, cosa che di questi tempi è poco usuale: viviamo tempi, infatti, in cui tutto è fatto di corsa e scompare altrettanto velocemente, spesso senza arrivare al grande pubblico. Si bada più alla superficialità, alla parte esteriore, quindi a cosa rappresenta un artista, più che alle sue ‘opere’, di cui siamo carenti a livello internazionale già da qualche tempo (a parte qualche rara eccezione). Non è facile divulgare, far conoscere (come sarebbe giusto) i dischi, siamo come in un imbuto culturale, a discapito del pubblico”.

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