Garbo: dalla new wave agli anni del vuoto culturale

Garbo, nome d’arte di Renato Abate, è nato nel 1958 a Milano, una città all’avanguardia per tanti aspetti, compreso il mercato discografico. Negli anni ’80 è stato uno dei massimi interpreti della cosiddetta new wave italiana. Ha poi proseguito il proprio cammino aggiornando le sue sonorità e collaborando con molti giovani artisti, ma è sempre rimasto fedele al suo modo di comporre e di esprimere le proprie idee. I suoi testi sono a volte ermetici ma altamente evocativi, sia perché è una peculiarità del genere musicale sia perchè le musiche dai ritmi veloci lo richiedono. Lo abbiamo intervistato.

Gliel’avranno chiesto tante volte, ma forse qualcuno dei nostri lettori non lo sa ancora: come nasce il suo nome d’arte Garbo?
Nasce in modo molto semplice: un cognome italiano dal suono e dalla rotondità musicale che più mi colpiva e che, suppongo, sia istintivamente ricordabile.

Vive a Milano? Qual è il rapporto con la sua città?
In realtà sono nato a Milano, ma vivo in provincia di Como. Ovviamente, per tanti motivi, Milano l’ho vissuta molto e credo che, come sempre, ognuno di noi viva un rapporto di odio e amore con la propria città o, più in generale, con la propria geografia.

Quando lei divenne noto al grande pubblico, qualcuno la accusò di scimmiottare David Bowie. Dieci anni dopo, però, sono venuti fuori i Bluvertigo, i Subsonica, i La Crus e tanti altri gruppi che, volutamente o no, avevano e hanno molto in comune con il suo modo di comporre. Si può ribaltare il punto di vista e dire che è stato lei, piuttosto, a fare scuola?
Non si può ribaltare la storia. Ti dico semplicemente che David Bowie oggi ha 64 anni, io 53 e, con tutta probabilità, la generazione dei musicisti che hai citato oscilla fra i 35 e i 45 anni. Questo per dirti che anche artisticamente suppongo che esista una staffetta costante che continua a ispirare generazioni che si susseguono: siamo tutti figli o nipoti di qualcuno.

Ci racconti un episodio particolarmente felice della sua carriera e uno particolarmente triste.
Più che uno per ogni tipo, vorrei dirti che gli episodi più belli della mia carriera sono da sempre l’incontro con il calore e l’affetto della gente che mi segue e l’atto creativo, quello della composizione. Quello più brutto (e per fortuna sporadico) è il silenzio asettico, il vuoto culturale dell’industria musicale e spesso della gente che lo rappresenta.

Quali strumenti suona?
Uso gli strumenti musicali principalmente per comporre, quelli tradizionali come chitarra e tastiera, ma in realtà mi va bene qualsiasi cosa che sia in grado di generare il suono che mi interessa.

Quali sono le persone a cui lei è più legato?
Sono unicamente legato alle persone che amo e a quelle che mi amano.

Cosa non rifarebbe tornando indietro nella sua esperienza di musicista? E cosa non rifarebbe per quanto riguarda la sua vita personale?
In realtà credo che come artista il mio percorso mi rappresenti proprio per ciò che io sono, quindi non ritengo sia interessante pensare a eventuali rifacimenti. Mentre, nel mio personale, più che rifare mi sarei dedicato un po’ di più alla ‘creatività’, cioè a un figlio che non ho.

Che consigli si sente di dare ai giovani che vogliono fare musica e farne il proprio lavoro?
Beh, considerando il fatto che l’attuale realtà discografica gode di pessima salute e che in generale c’è poco spazio per la musica anche in senso culturale, è molto difficile pensare ad un ragazzo che si affaccia alla musica cercandola come mestiere. Ci si può però sempre provare, tenendo conto, a mio avviso, che le armi fondamentali sono la coerenza e la determinazione.

Ci sono nuovi dischi o tournée che la vedranno protagonista nel futuro prossimo?
Nei primi mesi del 2012 pubblicherò il mio nuovo album e, a seguire, ci saranno alcuni concerti.

Chiuda gli occhi, conti fino a dieci e ci riveli il desiderio più profondo che vorrebbe vedere realizzato, per sé e per gli altri.
Vorrei, utopisticamente e in un modo che potrete pensare molto scontato, alzarmi domani mattina e vedere sostanzialmente il contrario di ciò che accade ogni giorno. Questo non solo per me stesso (mi reputo fino ad ora una persona fortunata), ma soprattutto per una enorme folla in difficoltà in ogni Paese del mondo.

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