Bigrough, l’hard boogie band made in Italy

Pura e sana passione: è questo l’ingrediente principale che caratterizza una hard boogie band come i Bigrough. Newsmag.it ha intervistato il leader della band Alessio Cogliati, in arte Alex Cole. I Bigrough nascono ufficialmente con questo nome nel 2010; in realtà, Alex è attivo già dal 2003 con i ‘Pulp Therapy’, con i quali si esibisce in locali prestigiosi come il Rolling Stone, il Transylvania e l’Alcatraz. Dalle cover degli AC/DC, Van Halen e Guns N’ Roses ai brani inediti il passo è breve. Con il batterista Massimo ‘MightyMassi’ Cavagnera e il bassista Paul Vendetti, il vocalist e chitarrista instaura subito un feeling artistico. Alla vigilia dell’uscita del loro primo album, la band italiana si racconta sulle pagine del nostro sito.

Come sono nati i Bigrough?
La band, con il moniker ‘Bigrough’, nasce da una mia idea. Dopo mesi di estenuanti ricerche, a metà dicembre 2010, ho scelto Paul Vendetti al basso e Massimo Cavagnera alla batteria. Abbiamo instaurato sin da subito un’intesa musicale molto forte dando vita a un power-trio. Ci siamo messi al lavoro sulla produzione di due brani inediti, registrati con l’aiuto di Carlo Meroni A.D.S.R., Matteo ‘Sig’ Santarelli e Marco Sivo, voce dei ‘Planethard’. I due brani in questione sono Bad love e Call of the wild. Da gennaio 2011, dopo sole quattro prove, abbiamo dato vita a una serie di concerti tra il nord e il centro Italia in club importanti tra cui lo Zoe di Milano e il Rock’n’Roll di Arezzo, Milano e Rho, esibendoci in uno show di due ore con cover che spaziano dal rock’n’roll, al classic rock e al blues. Abbiamo iniziato a proporre dal vivo anche il materiale inedito. Grazie all’accoglienza positiva da parte del pubblico, stiamo lavorando su altre idee. Ad aprile 2011 il brano inedito Call of the wild è entrato a far parte della compilation del mensile ‘Rock Hard’ Magazine Italia, con gruppi importanti come gli Huriah Heep. Nello stesso mese abbiamo iniziato una collaborazione con il management ‘Eagle Live Booking’. A maggio i Bigrough sono stati ospiti di Red Ronnie per due grandi concerti.

A cosa è ispirato il nome della band?
Innanzitutto il nome della band è composto da due parole unite tra loro, ‘Big’ e ‘Rough’, che in italiano significano rispettivamente ‘Grande’ e ‘Grezzo’. Questo nome rappresenta al meglio il nostro sound caldo e il groove che ne fuoriesce. La nostra musica vuole essere semplicemente energica, potente, d’impatto, diretta, immediata e… vulcanica!

Vi definite una hard boogie band. Vogliamo spiegare ai profani cosa significa e come è inquadrato questo sottogenere all’interno del filone dell’hard rock?
Ti spiego come i Bigrough intendono la ‘Musica’ e in particolare il genere che suoniamo. L’hard boogie o boogie rock nasce negli anni ’60 con il solo scopo di far divertire. L’empatia e l’atmosfera che si crea fra i musicisti e il pubblico è dato dal groove, ovvero dal ritmo scandito prettamente dalla sezione strumentale, che si predilige più dei testi. Questo genere, infatti, non si fa carico di trasmettere messaggi politici o quant’altro; quello che vuole trasmettere è pura e sana passione.

Avete iniziato come cover band. Quali sono i vostri riferimenti musicali del passato?
Ci ispiriamo ai grandi pionieri del passato, personalità che hanno fatto la storia del blues, del rock’n’roll, del rock boogie, passando per il soul, il rhythm’n’blues, il funky, fino ad arrivare all’hard rock. Ti potremmo fare un’infinità di nomi di artisti e band che ci hanno influenzato, ma tra questi ne spiccano sicuramente alcuni tra cui Muddy Waters, Wilson Pickett, Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, James Brown, Zz Top, Ted Nugent, AC/DC e Cactus.

Dalle cover alle vostre composizioni originali. Cosa state preparando? Avete in progetto un disco di inediti e, se sì, come lo avete pensato?
Stiamo preparando un EP contenente quattro canzoni inedite, create con lo scopo di far battere il piede a chi lo ascolterà. Il nostro sound, seppur potente e acido, è intriso di venature blues e rock’n’roll, e le nostre canzoni sono pensate principalmente per essere suonate dal vivo per divertirci e far divertire.

Le vostre canzoni hanno testi scritti in inglese. È fattibile fare hard rock usando la lingua italiana?
I nostri testi sono in inglese perché la metrica che usiamo per costruire certe linee melodiche e compositive è riconducibile ad uno stile prettamente anglosassone; inoltre vorremmo che il nostro prodotto sia esportabile soprattutto all’estero. La cultura del rock italiano è per pochi eletti e per chi si è adattato a logiche prettamente di mercato. Noi sappiamo cosa vogliamo e siamo certi che Oltralpe ci sia la possibilità che un gruppo come il nostro venga apprezzato per quello che è e per quello che fa, anche se siamo coscienti del fatto che dovremmo comunque superare molte difficoltà.

In Italia il vostro genere non è molto sponsorizzato, eppure c’è una schiera di appassionati sparsi per lo Stivale. Che tipo di persone incontrate ai vostri concerti?
In Italia, soprattutto negli ultimi dieci anni, il rock è molto seguito. Molti fan stanno aumentando grazie a mezzi di comunicazione come internet, che permette di scoprire sempre più band sparse per il mondo. Ai nostri concerti partecipano dai ragazzini agli anziani. Abbiamo un bellissimo ricordo di una bimba che alla fine di un nostro concerto, accompagnata dalla mamma, ci ha chiesto un autografo. La cosa che ci ha stupito non è stata di per sé la richiesta, ma il fatto che la nostra carica sul palco l’abbia fatta divertire molto, nonostante la tenera età. Inoltre, ci è stato raccontato che un anziano faceva headbanging (ballo che consiste in movimenti della testa a tempo di musica, ndr) durante un nostro show e questa cosa per noi non ha eguali! Col passare del tempo ci stiamo accorgendo che la nostra musica è ascoltata da persone di tutte le età. Probabilmente perché è sano rock’n’roll.

Sarete ospiti dell’Open Fire Fest 2011. Ci sarà anche Pino Scotto, noto al pubblico di internet per le sfuriate contro lo status quo della ‘discografia tradizionale’. In che rapporti siete con lui?
Pino Scotto, nonostante la sua grande carriera con i Vanadium e i Fire Trails negli anni ’80-’90-’00, ha raggiunto la massima popolarità negli ultimi anni grazie a mezzi di comunicazione sempre più influenti come internet e programmi televisivi come ‘Rock Tv’, dove forse è più conosciuto appunto per le sue sfuriate piuttosto che per la sua musica. Grazie al nostro management, ‘Eagle Live Booking’, abbiamo la fortuna di suonare con il rocker numero uno presente in Italia. Pino lo conosciamo perché frequentiamo lo stesso locale, il Rock’n’Roll di Milano, e abbiamo già fatto delle jam insieme. Possiamo dire che è una persona tranquillissima e disponibile, con cui scambiare due parole, specialmente di musica.

Suonerete anche i vostri pezzi inediti?
Sì, presenteremo cinque brani inediti. Poter far ascoltare nuovo materiale in eventi live, prima di registrarlo, è un’ottima occasione per ricevere critiche. Fino ad ora abbiamo avuto consensi positivi e questo ci dà la carica e ci spinge ad andare avanti sulla giusta strada, componendo sempre nuovo materiale.

In questi mesi avete in programma altre date?
Il 9 e il 16 luglio suoneremo all’Oktoberfest di Liscate e, in contemporanea, saremo in studio per poter dar vita al nostro primo lavoro, che uscirà a settembre. I Bigrough sono arrivati!

(Ha collaborato Zaira Orsatti)

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  2. 27 Aprile 2012: I Bigrough aprono il concerto di Maurizio Solieri stasera a Milano

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