‘All you need is now’: un occhio alle radici musicali dei Duran Duran, ma con un tocco di modernità

Uno sguardo al futuro ma anche una decisa voglia di riscoprire le proprie origini: questo è ‘All you need is now’, nuovo album dei Duran Duran, che arriva dopo l’anticipazione su iTunes dello scorso dicembre in cui erano però compresi solo 9 brani. La band inglese torna a fare quello che sa fare meglio: del buon sano pop, elegante e raffinato come pochi. Ben coadiuvati da Mark Ronson, qui in veste di produttore, Simon le Bon e soci sfornano il loro miglior lavoro da oltre vent’anni a questa parte: qualcuno ha parlato, forse a ragione, di un ideale secondo capitolo di ‘Rio’, uno degli album manifesto degli anni ’80, e in parte questo è vero.

Si respira, infatti, in tutti i brani quell’aria di freschezza e immediatezza che riconduce, senza farne troppo mistero, ai loro primi due lavori, e che era forse mancata negli ultimi. Si dirà: ma era necessario questo sguardo al passato per riconquistare il mercato? Beh, questo sarà il tempo a dirlo, ma comunque è ammirevole vedere come un gruppo dalla ultratrentennale carriera sia ancora in grado di attingere dalla propria storia aggiungendo a essa un altro importante capitolo, sempre mantenendo alta la qualità. Il sound di molte band di oggi deve moltissimo ai Duran Duran, a quel modo di fare musica tipico degli eighties, all’epoca fin troppo bistrattato e ora da più parti riscoperto e osannato. Certo, come in occasione di ogni loro uscita discografica, i tanti detrattori ne parleranno male, ma stavolta ci permettiamo un consiglio: non date loro retta e andate invece a scoprire un lavoro praticamente perfetto in ogni dettaglio. Qui tradizione e modernità si incontrano a meraviglia in ogni traccia.

Il singolo ‘All you need is now’ è l’emblema di questo, con il suo riuscito incastro fra una parte quasi ‘industrial oriented’ e un ritornello che entra in testa e non ti abbandona più. ‘Girl panic’, ma soprattutto ‘Too bad you’re so beautiful’ e ‘Other people’s lives’, sembrano direttamente uscite da ‘Rio’: autocelebrazione? Forse, ma quanto mai gradita. I Duran Duran sono infatti finalmente tornati a fare i Duran Duran, senza guardare alle mode del momento, e non lasciandosi minimamente influenzare. ‘Blame the machines’ e ‘Being followed’ (quest’ultima un incrocio fra le sonorità alla Cure e quelle alla Blondie) regalano carica e portano istintivamente l’ascoltatore a muoversi a ritmo. Altro punto di forza dell’album sono le ballads: ‘Leave a light on’, ‘The man who stole a leopard’ (vera e propria perla) e ‘Before the rain’ esaltano la voce quanto mai magnetica e accattivante di un Simon più in forma che mai. ‘Mediterranea’ è un altro dei gioielli di questo cd. Le sue carte vincenti? Atmosfera molto fresca, ma anche intrigante e smaliziata, e poi sempre un Simon in più che fa decisamente la differenza.

A dominare la scena nelle varie canzoni sono di nuovo i tappeti sonori che sanno di magia di Nick Rhodes, il ‘F*****g Bass’ di John Taylor e il drumming preciso e ordinato di Roger Taylor, ma un plauso particolare va all’ottimo lavoro compositivo svolto dal chitarrista aggiunto Dom Brown, oggi pienamente dentro il sound della band. Non mancano gli ospiti illustri: Ana Matronik degli Scissor Sisters, lo stesso Mark Ronson, Owen Pallett degli Arcade Fire, Kelis e la giornalista inglese Nina Hossain. Per gli amanti del collezionismo occhio alle varie edizioni uscite nel mondo e alla prossima uscita del vinile. Un concerto trasmesso in mondovisione su Youtube, diretto dal grande regista David Lynch, ha aperto idealmente la strada ad ‘All you need is now’, cui seguirà un lungo tour che dovrebbe  toccare l’Italia in estate (ancora non si conoscono le date precise, ma la presenza nel nostro Paese, da sempre ‘feudo duraniano’, appare certa). Premiati recentemente in occasione della Settimana della Moda a Milano come ‘Icona di stile del XX Secolo’, i Duran Duran sono tornati con un lavoro incredibile, pronti a ribadire al mondo di essere ancora la band più ‘cool’ del pianeta: sarà difficile detronizzarli.

  1. 5 commenti a “‘All you need is now’: un occhio alle radici musicali dei Duran Duran, ma con un tocco di modernità”

  2. 1 riccardo scrive (31 Marzo 2011 alle 19:06):

    ….splendida recensione di questo nuovo album, che rispecchia il pensiero di tutti noi duraniani….un capolavoro di suoni e ritmo accompagnati dalla sempre splendida voce di Simon Le Bon….grazie Piero

  3. 2 fabio scrive (1 Aprile 2011 alle 11:32):

    Credo sia la migliore recensione letta. Sarò anche di parte essendo un fan sin dal 1984 ma questo è davvero un gran bel disco. Trovo sia il sequel ideale di Rio e in certe tracce un ante Notorious. Praticamente il disco che sarebbe dovuto nascere al posto di Seven and the ragged tiger.
    A man who stole a leopard trovo sia un pezzo unico e fantastico così come Mediterranea.

  4. 3 Rossella scrive (1 Aprile 2011 alle 23:16):

    Complimenti per la recensione, e sono d’accordo con te in tutto quello che hai scritto !!!

  5. 4 Francesco scrive (14 Aprile 2011 alle 19:55):

    Era ora che i mitici Duran ritornassero alle loro radici. Belle canzoni che ci riportano alla new wave degli anni ’80 e in particolare al filone new romantic. Pochi gruppi di quel periodo hanno saputo rileggere il proprio passato come i Duran. Penso ai Cure di Robert Smith, che con i loro ultimi album sembrano alla deriva… è ora di ritornare ai tempi del mitico Pornography e far rientrare in formazione Lol Tolhurst.

  1. 1 Trackback(s)

  2. 3 Giugno 2011: I Duran Duran fanno tris: il 24 luglio saranno in concerto anche in Puglia

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi