Ciccio Merolla: “Il mio progetto etno rap”

Da qualche mese è uscito ‘Fratammè’, il nuovo cd di Ciccio Merolla, che sceglie la durezza del rap per raccontare storie di ordinaria violenza. Dodici tracce in cui l’artista partenopeo tiene insieme le anime del Mediterraneo, mettendole in scena con carisma e talento. Lo abbiamo intervistato.

Per cominciare, presentaci ‘Fratammè’, il tuo nuovo progetto.

‘Fratammè’ è un progetto etno rap, con le sonorità arabe che si fondono e che fanno da accompagnamento ad un rap metropolitano che racconta situazioni sociali e storie vere. L’intero disco è contro la crudeltà umana.

Quindi è corretto definire il tuo genere musicale ‘etno rap’?

Certamente. Io nasco come percussionista. Tutti i miei rap li scrivo sempre accompagnandoli con un tamburo. Per questo l’ho chiamato ‘etno rap’.

Mi ha molto colpito ‘Mostro’, che non è altro che una cover di ‘Brava’ di Mina. Com’è nata l’idea di questo brano?

Una sera, guardando la televisione insieme a mia madre, ascoltammo Mina che cantava ‘Brava’. Mia madre mi disse che le era sempre piaciuta questa canzone, ma che non capiva bene tutte le parole. Ed io cercai di tradurgliela.

Nel tuo nuovo album figura anche un pezzo intitolato ‘L’assessore’. Colgo l’occasione per chiederti cosa ne pensi della vittoria di De Magistris a Napoli.

Mi ha fatto piacere. Spero solo che possa lavorare senza interferenze e soprattutto con la collaborazione di tutti i napoletani, perché se non facciamo la nostra parte diventa difficile anche per ‘Gigino’.

Credi che la musica possa servire a risolvere i problemi?

Io penso che parta tutto dal nostro cuore, i nostri sentimenti e gli ideali. La musica sicuramente sollecita e arriva alla parte più pura di noi, ed è assolutamente indispensabile per l’umanità.

Da cosa è scaturita la tua passione per la musica?

Fin da bambino sono rimasto folgorato dalla musica: sono cresciuto nei quartieri spagnoli di Napoli, tra Mario Merola e Miles Davis, e non ho mai pensato di fare altro nella vita.

Qual è la scintilla che fa nascere le tue canzoni?

Sono diverse le scintille: si può partire da una base musicale o da una cosa che vedo, o che mi raccontano, o da un sogno, o da altro ancora.

Qualcuno ti ha paragonato a Gegè Di Giacomo. Ti ha fatto piacere questo accostamento?

Sì. Gegè di Giacomo è stato il primo percussionista emblematico per la nostra città, ed essere paragonato a lui è un grande onore.

Qual è la critica più severa che hai ricevuto?

Di stare attento quando scandisco le parole durante i rap.

Quali sono i tuoi progetti per  il futuro?
Per il momento mi sto dedicando alla promozione del disco, che mi sta dando tante soddisfazioni, e poi ci sono in cantiere diverse collaborazioni che per scaramanzia preferirei non menzionare. Inutile dirti che il mio desiderio attuale è quello che si attui presto la raccolta differenziata a Napoli.

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