Diodato a Sanremo con ‘Babilonia’: “Al Festival racconterò un mio momento difficile”

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Anche quest’anno saranno otto i cantanti che gareggeranno al Festival di Sanremo nella categoria ‘Nuove proposte’. Tra questi troviamo Antonio Diodato, o più semplicemente Diodato, un artista molto eclettico che riesce ad avvicinare la cosiddetta musica leggera al mondo del rock con un tocco tipico del cantautorato dei tempi d’oro. Una carriera già abbastanza lunga e ricca di soddisfazioni la sua, che lo porterà appunto a calcare il palco dell’Ariston per la 64esima edizione del Festival alla ricerca magari dell’ennesima soddisfazione musicale. Abbiamo contattato in esclusiva il cantautore pugliese per parlare con lui di questa esperienza e dei suoi progetti musicali.

Hai iniziato a fare musica giovanissimo e nel corso della tua carriera sono già arrivate diverse soddisfazioni: penso, ad esempio, alla partecipazione alla compilation ‘Beirut Café 2’ che ti ha visto collaborare con quelli che poi sarebbero diventati gli Swedish House Mafia, l’uscita del disco, l’apertura del concerto di Daniele Silvestri, il premio come “artista dell’anno” ricevuto dalla piattaforma di ascolto on-demand Deezer. Ad oggi, musicalmente parlando, qual è il tuo ricordo più bello?
E’ difficile dirlo perché ce ne sarebbero un po’. Se proprio devo scegliere penso al concerto del Primo Maggio che ho fatto a Taranto. Non capita tutti i giorni di cantare davanti a così tante persone e poi si è tenuto in occasione appunto della festa dei lavoratori, e il tema del lavoro, in una città come Taranto, è davvero importante. Si respirava un’aria molto particolare, ogni cosa che dicevi sul palco aveva un’importanza diversa ed è stato un momento per certi aspetti magico. Ho avuto la sensazione di vivere un momento storico perché un “Primo Maggio” così organizzato e che toccava argomenti importanti sembrava un’utopia e invece ne è venuto fuori un evento incredibile; inoltre, poi, c’erano tanti artisti importanti e non potevo non essere felice di dividere il palco con loro.

Parteciperai al Festival di Sanremo nella categoria ‘Nuove Proposte’. Cosa ti aspetti da quest’esperienza?
Ho già assaggiato un po’ l’aria del Festival perché in questi giorni abbiamo fatto le prove e devo dire che è stato veramente fantastico. Immagino che sia qualcosa di veramente importante e mi sembra davvero incontrollabile visto il meccanismo enorme che c’è dietro. La cosa che però mi ha sorpreso in questi giorni è l’attenzione all’umanità e al contatto personale che ho trovato ed è una cosa che mi ha colpito piacevolmente. Mi aspetto un gran caos sicuramente ma anche delle bellissime sensazioni come quelle che in parte ho già provato, se non di più, e per il resto… speriamo bene.

Il brano che porterai si intitola ‘Babilonia’. Com’è nato e di cosa parla?
E’ un brano nato un po’ di mesi fa in cui attraversavo un periodo un po’ particolare della mia vita. Credo che ognuno di noi attraversi dei momenti difficili, però penso che ci siano delle passioni che possono essere rivolte verso determinate persone o verso l’arte o verso la musica che, per quanto in parte ci destabilizzino e creino squilibri, riescono a farci superare questi momenti di difficoltà. Il pezzo parla sostanzialmente di questo. E’ un brano molto personale perché mi sono messo un po’ a nudo con esso e ammetto che la cosa all’inizio mi imbarazzava un po’, però poi ho scelto di presentarlo ugualmente ed è andata bene.

Uno dei tuoi pezzi che ha riscosso più successo è stata la rivisitazione in chiave rock del brano “Amore che vieni, amore che vai” del grande Fabrizio De Andrè, che è stata anche scelta come colonna sonora del film “Anni felici”. Come mai hai deciso di re-interpretare proprio questo pezzo?
E’ nato tutto semplicemente suonando. E’ un pezzo che mi piaceva già molto; l’ho suonato con la chitarra e subito mi sono reso conto che c’era qualcosa che mi faceva sentire questo brano molto vicino a me, a partire dal testo in cui non sarei riuscito ad usare parole migliori di quelle usate da De Andrè per esprimere determinate emozioni. All’inizio lo suonavamo nei live, poi con la band ci siamo resi conto che eravamo riusciti a dare un’impostazione diversa, che si discostava anche da quella originale. Credo che, quando si fa una cover di un pezzo, sia importante cercare di re-interpretare il brano in una maniera più personale possibile, per certi versi è anche una forma di “rispetto” nei confronti dell’autore che stai omaggiando. Questo brano è nato comunque come un omaggio a Fabrizio De Andrè. Luchetti (regista di ‘Anni felici’, ndr) l’ha sentito e l’ha voluto inserire nel suo film e così è nata una collaborazione di cui vado molto fiero. Devo aggiungere anche che i fan di De Andrè l’hanno accolta molto bene e sono molto contento di questo.

Quali sono i progetti che seguiranno alla tua partecipazione alla 64esima edizione del Festival di Sanremo?
Uscirà il mio disco “E forse sono pazzo” in edizione sanremese cioè con il brano “Babilonia” e poi l’intenzione è quella di continuare un percorso intrapreso qualche tempo fa. L’idea è sicuramente quella di andare in giro per suonare e spero che il Festival mi possa portare dunque tanti live nei prossimi mesi. Poi, spero di poter continuare anche i progetti di scrittura e di realizzazione di un nuovo disco probabilmente per il prossimo anno.

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