Renzo Rubino: “Al Festival di Sanremo per gridare più forte ‘Io ci sono!'”

Rubino

Dalla categoria “Nuove Proposte” a quella “Big” in 12 mesi. Che Renzo Rubino fosse un artista di grande spessore si era già capito quando lo scorso anno stupì tutti con il pezzo “Il postino (amami uomo)”, con cui vinse anche il premio della critica “Mia Martini” al Festival di Sanremo. In questi mesi, poi, il cantautore pugliese ha intrapreso un percorso musicale molto importante, che lo ha visto non deludere le aspettative che si erano create nei suoi confronti. Un’ulteriore prova (qualora servisse) del suo valore arriva con l’imminente partecipazione al Festival con i brani “Ora” e “Per sempre e poi basta”. Un’opportunità importante per un cantante che punterà ancora a sorprendere tutti, come già fatto lo scorso anno, con la sua musica ed i suoi testi sempre originali. Abbiamo contattato in esclusiva il cantautore.

L’anno scorso hai preso parte al Festival di Sanremo nella categoria ‘Nuove proposte’, quest’anno gareggi tra i ‘Big’. Com’è cambiato Renzo Rubino in questi 12 mesi?
Sicuramente sono maturato e sono più consapevole di ciò che sto facendo, con tutto ciò che questo comporta. Da una parte non sei più particolarmente sorpreso da certe cose e rifletti di più, e questo penso sia un bene. Dall’altra è ovvio che senti più responsabilità addosso e meno spregiudicatezza di quella che potevi avere prima.

Parteciperai portando due brani dal titolo “Ora” e “Per sempre e poi basta”. Quale pensi (o speri) che possa passare la prima “selezione” del pubblico e quindi accompagnarti fino alla fine del Festival?
“Per sempre e poi basta” è un brano che potremmo definire come l’ultimo bacio di una storia d’amore. Non c’è rabbia o rancore: quello che rimane è solo la malinconia tipica di quando le cose finiscono. “Ora”, invece, è il momento di riflessione di un individuo che è impantanato nella sua quotidianità tanto da non riuscire più a capire chi sia o che cosa desideri. Passerà al turno successivo quella che alla fine piacerà di più alla gente perché, creando una versione “rubiniana” del celebre “al cuore non si comanda”, in fondo si sa che “al popolo non si comanda”!

Il 20 febbraio uscirà poi l’album “Secondo Rubino”. Cosa dobbiamo aspettarci da questo disco?
Sarà un mix tra elementi che erano già presenti nel vecchio disco “Poppins” e ingredienti invece tutti nuovi. Più groove e più sintesi nei testi sicuramente, e ci sarà in ogni caso una bella miscela di generi. Del resto trovo assurdo legarsi ad un solo genere: è come se ti chiedessero cosa ti piace mangiare e tu rispondessi “la mozzarella”, senza considerare tutte le altre cose che in realtà ami come la pasta, il prosciutto, la papaya e tutto il resto.

In questi mesi hai stupito tutti con i tuoi brani sempre originali, quali ad esempio “Pop”, pezzo in cui utilizzi solo citazioni di altri brani che fanno parte della storia della musica italiana (e del Festival di Sanremo). Cosa vuol dire per te scrivere e fare musica?
Purtroppo a questa domanda posso rispondere solo in una maniera che sembrerà banale (ma non lo è) e me ne scuso: la musica mi aiuta a dire cose che non saprei dire con le sole parole e che magari non so neanche io cosa siano in realtà. Emozioni: ci avete mai pensato che in italiano le parole che esprimono dei sentimenti non rendono minimamente l’idea dell’emozione a cui si riferiscono? Pensate alla parola “amore”. Ma cosa vuol dire questa parola? Chi è stato innamorato, innamorato davvero, sa che questa parola non esprime minimamente cosa ti succede davvero tra lo stomaco e la testa quando lo sei. E’ insufficiente. La descrizione di quel sentimento diventa invece appena sufficiente se la canti e la esprimi con l’emozione della musica, ma per riuscire a fare ciò devi essere bravo. Aggiungo che gli inglesi, gli stessi inglesi che “musicalmente” ci hanno invaso, sono messi anche peggio se si considera che “Ti amo” e “Ti voglio bene” si dicono allo stesso modo.

Quali sono le tue speranze per questo Festival e quali invece i progetti che seguiranno ad esso?
Questo Festival andrà come è giusto che vada e che si evolva. Personalmente mi servirà per gridare un po’ più forte “Io ci sono!”. Successivamente poi dovrei fare un tour di concerti e potrò così anche in questo modo sussurrare il mio “ci sono”.

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi