‘Prendi fiato’, il microcosmo pop di Molla

luca-giura-molla-prendi-fiato

È uno sguardo al microcosmo, un sussurro che resta in una bolla, piccolo confessionale che incapsula pensieri intimi ed esclusivi. In ‘Prendi fiato’ non c’è posto per il mondo. Molla racconta gli inciampi tra le buche disseminate lungo la vita: la sua. Quella corsia occupata in pista – l’emblematica immagine di copertina – rischia di risultare una sfida solitaria, la più ardua delle competizioni. Non tanto gara di velocità su pista, quanto corsa campestre: fangosa, ricca di insidie e di faticose salite. Molla è Luca Giura, ragazzo pugliese che sembra affascinato dal lascito musicale dei Tiromancino e da quel movimento new romantic che tanta parte ha avuto nella storia pop degli ’80.

I brani di questo suo debutto solista poggiano su sintetizzatori, loop e singulti elettronici a tratti ingombranti. Una rappresentazione sonora orfana di sfumature che avrebbero contestualizzato meglio amarezza e rabbia, se Luca non avesse deciso di mettere da parte un più esauriente corredo strumentale (rinnegando, in parte, un pregevole background da polistrumentista). Una narrazione nettamente autografa, dunque, che cura gli infortuni tra ritmicità elettronica, tratteggi acustici e parole estratte da un diario perlopiù post adolescenziale. Ma l’urgenza di raccontarsi è tanta e il connubio tra parole d’introspezione (scritte da Ambra Susca) e musiche assemblate da Molla sembra avere un suo perché. ‘Prendi fiato’ è un album cantato sottovoce, parco di intuizioni musicali, che addensa i molteplici dubbi prima della gara, non già i profondi turbamenti per arrivare al traguardo. Erica Mou tra gli ospiti a rafforzare l’appartenenza del disco all’alt-pop minimale e malinconico.

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi