‘È Stato la mafia’, di e con Marco Travaglio, torna a teatro

Marco Travaglio

Marco Travaglio con Isabella Ferrari tornano a teatro con “E’ Stato la mafia”, a Roma fino al 6 ottobre in un tour che si concluderà a Bologna l’11 gennaio 2014. Racconta la presunta storia della trattativa Stato-Cosa Nostra, “avviata dallo Stato nel 1992 e proseguita fino a oggi”. Una storia di patti inconfessabili, segreti e ricatti, dice Travaglio, che è particolarmente incisivo su Grasso, Mancino e Napolitano, con il suo “Romanzo Quirinale”. E la lista di nomi di boss “pentiti” è lunga, e anche di quella con i nomi istituzionali, dello Stato “che non si pente mai”. Due ore e mezzo intense, strepitose, ma che “fanno paura”, commenta Pippo Baudo tra i Vip in platea, tra cui anche Stefano Rodotà, l’unico politico presente alla prima alla Sala Umberto di Roma. Tra il pubblico anche Franca Valeri, Aldo Busi, Lino Patruno, Blas Roca Rey, Giancarlo Magalli, Orso Maria Guerrini, Claudio Santamaria, Sergio Rubini, Denny Mendez. Grandi applausi, tante risate, molte amarezze. Mantengono il tempo e creano un’atmosfera tetro-terrorizzante il violino elettrico e le musiche di Valentino Corvino. La regia è di Stefania De Santis.

Un ‘bignami’ della storiaccia degli ultimi tempi. “La trattativa è il peccato originale della Seconda Repubblica. E senza verità e giustizia sulle stragi non ci possiamo definire un paese civile” – Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso nel 1992, nomina la sua famosa agenda rossa che è sparita. “La presunta trattativa tra il Governo e Cosa nostra sarebbe stata una negoziazione avvenuta all’indomani della stagione delle bombe del ’92 e ’93 con lo scopo di giungere a un accordo che avrebbe previsto la fine della stagione stragista in cambio di un’attenuazione delle misure detentive previste dall’articolo 41 bis e di molto altro. La trattativa è ancora oggetto di indagini giudiziarie ed è stata dichiarata reale nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le bombe del ’92 e ’93. Secondo tale sentenza l’iniziativa per la trattativa ‘fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia’. La trattativa quindi è vera, non è più presunta. La trattativa è certa, è avvenuta e non l’ha voluta la mafia, ma lo Stato e i negoziati fecero da sfondo alle stragi, condizionando la politica negli ultimi vent’ anni”. Una storia di patti inconfessabili, di segreti e ricatti che hanno dato vita alla Seconda Repubblica e continuano a inquinare la presunta Terza. Com’è suo costume, il giornalista narra fatti drammatici in forma tragicomica, sottolineando gli aspetti grotteschi e ridicoli delle campagne di stampa negazioniste e giustificazioniste scatenate da giornali e tv soprattutto dopo l’intercettazione di telefonate fra l’ex ministro Mancino e il presidente Napolitano.

Come nel precedente spettacolo ‘Anestesia totale’, Travaglio è affiancato da Isabella Ferrari, che legge brani di Gaber, Pasolini, Calamandrei, Pertini e Flaiano. Si parla di dittatura e democrazia, di politici del calibro “Lei non sa chi sono io”, e infatti, dice Travaglio, non lo sappiamo quando li votiamo. “Le elezioni dipendono dai numeri, un po’ come il gioco del Lotto, ma lì ogni tanto il popolo vince”. Travaglio fa anche un quadro degli “italiani che non sono orgogliosi di essere italiani”. Punta il dito contro “chi ha le prove e non agisce”. Fa una lunga lista di nomi “mafiosi”, li elenca tutti. Il suo spettacolo è come un dossier che scotta. Un documentario teatrale su fattacci duri e intricati “dove la verità non c’è”. “Non c’è nulla di vero in quello che ci raccontano”, dice Travaglio. Nel lungo elenco dei misteri storici e politici, il Paese appare più che “povero”, piuttosto, “miserabile”. “Un’Italia che fa il processo a sé stessa”. Un riepilogo impressionante con nomi che compaiono in modi e per motivi diversi tra loro: da Riina a Gelli, da Martelli a Craxi, da Dell’Utri a Calvi, da Ciampi a Berlusconi, da Mancino a Grasso, da Napolitano a Provenzano, da Andreotti a Costanzo, da Mangano ai fratelli Graviano, da Bagarella a Mastella, da Ciancimino a Mutolo, ai “pentiti che ora si pentono di essersi pentiti e quindi ritrattano”. E poi, dice Travaglio, ci sono anche “i giornalisti che insabbiano” nella “Repubblica di Falò” che distrugge le prove. E conclude: “Quanto sangue e quanta fatica per arrivare a questa nostra Costituzione!”.

Queste le date del tour:
18 novembre – Napoli – Teatro Augusteo
22 novembre- Trento – Auditorium Santa Chiara
23 novembre 2013 – Belluno – Teatro Comunale
24 novembre– Bolzano – Teatro Cristallo
6 dicembre – Brescia – Palabrescia
11 dicembre- Udine – Teatro Giovanni
10 gennaio 2014 – Mestre – Teatro Corso
11 gennaio 2014 – Bologna – Teatro Duse

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