Marco Ligabue: “Vi racconto il mio debutto da solista”

Marco Ligabue

Attenzione Italia, c’è un nuovo Ligabue. Sì perché, da qualche mese a questa parte, Marco Ligabue, fratello del celebre Luciano, si è affacciato per la prima volta da solista sulla scena musicale del nostro Paese. C’è da dire, però, che non è una sorpresa, ma piuttosto una piacevole scoperta. Marco non è assolutamente un esordiente dal momento che vanta un’esperienza di più di 10 anni come chitarrista dei Rio, per cui è stato anche autore di testi e musiche. Dopo aver chiuso questa parentesi della sua vita artistica, qualche mese fa il cantante di Correggio ha deciso di dare una svolta alla sua carriera. Fiore all’occhiello di questo progetto è sicuramente il singolo ‘Ogni piccola pazzia’, che ha riscosso un buon successo e che anticipa l’uscita del suo primo album. Abbiamo contattato il cantautore per parlare con lui di questo suo nuovo inizio.

Ti porti dietro un cognome importante per la musica italiana. Musicalmente parlando, quali sono le analogie e quali le differenze tra te e tuo fratello Luciano?
Credo ci siano diverse analogie tra noi: per esempio entrambi veniamo da un approccio musicale molto vicino al rock e siamo grandi appassionati di musica proveniente soprattutto dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Un altro fattore comune è sicuramente quello di essere entrambi dei cantautori che si sono ispirati parecchio ai grandi autori della musica nostrana: penso a De Gregori, Guccini e De André. Luciano, essendo nato nel ’60, ha sicuramente avuto modo di vivere la musica di questi grandi artisti più sulla propria pelle, avendo potuto ascoltarli nei loro anni d’oro, mentre io li ho scoperti negli anni ’80, quando ho iniziato a suonare la chitarra. Poi sicuramente entrambi diamo molta importanza ai nostri testi, con i quali ci piace raccontare delle storie e suscitare emozioni. Per quanto riguarda le differenze, in generale io sono una persona un po’ più “scanzonata”, solare potremmo dire. Penso che questa mia caratteristica si veda anche nelle mie canzoni, sia nelle melodie che scelgo sia nei testi.

Dopo più di 10 anni come chitarrista dei Rio hai deciso di intraprendere la strada del cantante solista. Come e perché è maturata questa scelta?
Quello fatto con i Rio è stato un percorso molto lungo e bello. Ad un certo punto, però, ho capito che il meglio di me, in quel gruppo e in quel contesto, l’avevo già dato e allora mi sono fatto da parte. Non sapevo all’inizio cosa avrei fatto. Avrei potuto continuare la mia carriera come chitarrista, come solista o solo come autore. Poi, nel giro di pochi mesi, ho scritto tante nuove canzoni che parlavano di me e delle mie emozioni, e a quel punto mi è venuta voglia di iniziare questa nuova strada.

Il tuo primo singolo da solista, ‘Ogni piccola pazzia’, ha riscosso un buon successo sia di critica che di pubblico. Com’è nato questo pezzo e come nascono in genere le tue canzoni?
Ho scritto quasi tutte le mie canzoni in Sardegna, dove vado spesso dal momento che ci vive la mia compagna. Quando sono lì, mi viene quasi naturale andare almeno un’oretta al mare per staccare dal mondo. Spesso mi porto dietro la chitarra e in un attimo trovo melodie, testi, riflessioni e via dicendo. Le mie canzoni probabilmente nascono in quel luogo perché è il momento in cui mi allontano da tutto e ritrovo solo me stesso. ‘Ogni piccola pazzia’ è nata sempre qui, ad Alghero, e potremmo dire che parla della mia “pazzia” d’amore, cioè del fatto che io abito tra l’Emilia e la Sardegna che non è una cosa normalissima (ride, ndr). A tutti coloro che mi chiedono come faccia, dico sempre che la mia vita professionale la vivo in Emilia mentre quella sentimentale in Sardegna. Sarà forse una pazzia ma io comunque vivo la cosa in maniera molto bella!

Tra i pezzi che hai scritto ce n’è uno dal titolo ‘Casomai’, dedicato a Piermario Morosini, calciatore scomparso durante il match Pescara-Livorno il 14 aprile 2012. Che rapporto avevi con il giocatore bergamasco?
Con Piermario ci siamo visti una decina di volte, ma sembrava che fossimo amici da sempre. Ci siamo conosciuti una sera in un ristorante messicano perché avevamo degli amici calciatori in comune e da lì è nata subito una bella amicizia grazie alle tante passioni che avevamo in comune. E’ stato un bellissimo rapporto che man mano si è allargato perché ho conosciuto poi la sua ragazza e tanti altri suoi cari amici. Di lui conservo un bellissimo ricordo. Malgrado l’epilogo brutto dello scorso anno, sono ancora in contatto con la sua fidanzata e con questi suoi amici. Due settimane fa ho suonato al teatro di Correggio e sono scesi da Bergamo per assistere al concerto. Per me è stata un’emozione incredibile.

Sei reduce da un tour che ti ha portato, nel mese di aprile e maggio, in diverse città italiane. Che sensazioni ti ha dato questa esperienza e che riscontro hai avuto da parte del pubblico?
Sensazioni bellissime perché sono stato fermo per un anno e ho sentito parecchio la mancanza del palco. Poi quando da chitarrista diventi cantante è come passare da uno sport all’altro, un’altra dimensione. Come tutti i cambiamenti c’è sia l’entusiasmo per una cosa nuova ma anche un po’ di insicurezza verso qualcosa che devi conoscere ancora bene, ma in ogni caso, concerto dopo concerto, mi trovo sempre meglio e mi godo tutto ciò sempre di più. Inoltre, è capitato diverse volte che la gente, dopo i concerti, mi abbia fatto i complimenti e credo che questa sia la cosa più bella che possa capitare ad un cantautore, perché significa che probabilmente ho scritto qualcosa che è condiviso anche da tante altre persone.

Chiudiamo con una domanda di rito che si spera possa essere anche benaugurante: quali sono i tuoi progetti e le tue ambizioni per il prossimo futuro?
Ho fatto un primo disco, che uscirà a breve, e sono molto curioso di vedere come andrà. Sicuramente voglio scrivere tanti nuovi testi che possano piacere alla gente e poi spero di poter fare tanti concerti in diverse parti d’Italia e di trovare così nuovi compagni di viaggio. La musica è ciò che mi fa stare bene, quando scrivo, quando canto, quando vedo le persone durante le mie esibizioni. Mi auguro di poter continuare a fare ciò sempre al meglio, crescendo insieme al mio pubblico.

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi