In dvd il film ‘Francesco Guccini. La mia Thule’

Francesco Guccini

Immaginate un mulino in pietra a vista immerso tra i castagni dell’Appennino, in una brumosa giornata d’autunno. Uno spazioso ingresso in cui campeggia una batteria. Una camera con un letto e un piano a coda. Un salotto i cui divani sono stracolmi di strumenti. E una grande cucina dove, per un mese intero, si ritrovano un cantautore, i suoi musicisti, i tecnici e gli amici che talvolta vengono a curiosare. Questo è lo scenario in cui sono ambientati i 115’ minuti del film ‘Francesco Guccini. La mia Thule’, ideato e diretto da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, ora disponibile in dvd.

Dall’ultimo album di Guccini, ‘L’ultima Thule’, pubblicato a fine novembre, nasce l’idea di testimoniare con un film-documentario la genesi di un’opera artistica nell’atto stesso del suo farsi. Lo stile narrativo del film rimanda all’atmosfera e al concept del disco: Francesco canta e si racconta, come se aprisse la porta della sua casa e della sua vita allo spettatore. E con la stessa affabilità si raccontano i suoi musicisti, fedeli compagni di viaggio da molti anni, e gli amici, come Ligabue e Leonardo Pieraccioni.

“Con il film non c’entro: l’hanno fatto loro. Cioè sì, c’entro perché passavo per di lì”, ha dichiarato scherzosamente Guccini. La registrazione dell’album è stata guidata da un principio: “Facciamolo in un posto che gli piaccia, in cui si trovi a suo agio”, ha spiegato Raffaella Zuccari, e la scelta è caduta sul mulino di Pavana, proposto dai musicisti che ben conoscono la proverbiale pigrizia di Francesco.

“Il mulino ha retto benissimo alla prova che abbiamo dovuto dare. Gli altri non conoscevano come conosco io quella casa, stanza dopo stanza, piano dopo piano. Sapevo per esempio che all’ingresso, dove c’era la batteria di Ellade, entravano i muli e i somari con i sacchi di grano sulla schiena. Di là, dove Flaco suonava la chitarra, c’era il magazzino dove accumulavano i sacchi di grano e un letto dove dormivano mio zio o mio nonno aspettando che il bottaccio si riempisse, perché il mulino ad acqua aspetta le bottacciate per aprire le paratoie e fare andare le macine”.

“Non è automatico che si instauri un bel clima tra troupe e attori: quattro settimane sono tante! Eppure si è creata una bellissima atmosfera”, ha sottolineato il regista Francesco Conversano. Atmosfera che alla fine del racconto fa dire a Guccini: “Non mi sono neppure accorto di aver fatto un disco”.

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