Ascolti: Raidue, 12,34% di share per la prima puntata di ‘The Voice’

THE VOICE - coach

12,34% di share e circa 3 milioni e mezzo di telespettatori. Questo il ‘bottino’ della puntata inaugurale di ‘The Voice’, il nuovo strombazzatissimo talent show di Raidue, in onda ieri sera per la prima volta. E’ andata bene o male? Dipende. Se si considera che sulla rete ammiraglia un programma di prima serata con questi ascolti viene chiuso subito, il risultato non è certo positivo. Tuttavia, sul secondo canale le cose cambiano, anche perchè bisogna considerare che la finale di X Factor IV, proprio su Raidue, fece il 12,5% di share, mentre le finalissime delle due edizioni su Sky hanno totalizzato rispettivamente il 3,95% e il 3,56%.

Vero è anche che la pay tv di Rupert Murdoch è abituata a numeri sensibilmente più bassi rispetto a ‘Mamma Rai’. Ad ogni modo, gli ascolti sono stati sicuramente migliori di ‘Star Academy’. E forse, dalle parti di viale Mazzini, il timore principale era proprio quello di replicare il flop di un paio di anni fa. Per fortuna non è stato così. Musicalmente parlando, abbiamo sentito alcune voci interessanti, ma le criticità restano: innanzitutto lascia un po’ perplessi la scelta di inserire nel cast dei concorrenti anche un personaggio come Daniele Vit, che ha già preso parte a X Factor e addirittura al Festival di Sanremo.

E poi fa riflettere il fatto che nessuno, ancora una volta, si sia voluto prendere la briga di dare spazio e tempo a chi le canzoni non solo le canta, ma le compone anche. La musica non può essere ricondotta solo a una questione di voci, e invece il messaggio che passa è sempre lo stesso: l’importante è che tu abbia un bel timbro, poi per quanto riguarda le canzoni ci si penserà in un secondo momento.

Non dovrebbe essere così: ragionando in questa maniera, non solo si taglia fuori una fetta importante di artisti (i cosiddetti ‘cantautori’, appunto), ma si va anche a favorire la schiera dei soliti noti, pronti a rifilare questo o quel brano al giovane interprete di turno. Abbiamo comunque apprezzato che la band di accompagnamento suonasse live e che gli arrangiamenti non fossero ‘classici’ ma anzi, in alcuni casi, giocassero anche un po’ sullo stravolgimento degli originali. Per il resto, come si dice, se son rose fioriranno.

Mi dispiace, i commenti per questo articolo sono chiusi