Sanremo 2013, Ilaria Porceddu: “Sono ‘In equilibrio’ e finalmente libera”

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Ilaria Porceddu è nella rosa degli otto giovani in gara al 63esimo Festival della canzone italiana. Dopo una lunga gavetta intervallata da intensi studi, la partecipazione al talent show ‘X Factor’, che le diede una grande visibilità e la possibilità di pubblicare l’album ‘Suono Naturale’ (Sony), adesso è giunto per lei il momento della prova più importante, quella del Teatro Ariston. L’abbiamo intervistata per farci raccontare le sue emozioni e parlare del suo nuovo progetto, ‘In equilibrio’ (D’altro canto).

E’ la tua prima esperienza a Sanremo. Come ti senti?
Bene. Al Festival di Sanremo ci sono arrivata con le mie forze e il mio album, che uscirà il 14 febbraio. Finalmente indosso le vesti da cantautrice e sono orgogliosa di essere qui con una casa discografica indipendente.

Quali sono i principali temi che vengono affrontati nel tuo nuovo disco?
L’album ha tante sfaccettature. Parla della mia Sardegna, del viaggio, dell’amore verso se stessi e quello che c’è tra la gente. Ma il tema cardine è sicuramente quello del circo inteso come metafora di vita, soprattutto per noi ragazzi: bisogna sorridere e vedere il lato positivo della vita, nonostante le difficoltà nel periodo. E quindi cercare di vivere con libertà, fieri di essere quelli che si è.

Porti il dialetto sardo sul Teatro Ariston. Com’è possibile, secondo te, unire le radici, quindi il passato, con te che sei giovane e interpreti il futuro musicale?
Non penso siano contrapposte. Anzi a me piace far confluire le due cose anche per rendere riconoscibile il mio stile. Cantare in dialetto è un esigenza personale, non ha secondi fini, e credo che sul palco mi dia più credibilità.

Sei laureata in ‘Arti e Scienze dello spettacolo’, con la tesi in Etnomusicologia. Quanto è importante la cultura nell’arte e nella musica in un mondo di canzonette che passano e non fanno più la differenza?
E’ molto importante e c’è una grande esigenza di cultura nella musica, ma credo che oggi il panorama è molto attivo da questo punto di vista. Ma magari non viene sempre riconosciuta. Le canzonette prima che diventino tali, necessitano di grande lavoro, impegno e di molta dedizione. Insomma, anche nelle canzonette c’è cultura, è un valore aggiunto.

La partecipazione ad ‘X Factor’ ti valorizza o penalizza?
Il pensiero che la partecipazione ad un talent possa sminuire o rafforzare l’identità di un’artista secondo me non è vero. Per le esperienze che ho vissuto, ciò che conta è quello che ognuno dimostra quando si fa qualcosa. Il talent può portare qualcosa in più, ma solo momentaneamente, poi dipende tutto da se stessi e dal progetto che si porta avanti. Io non rinnego, e mai lo farò, ‘X Factor’, che mi ha aiutato a diventare quella che sono oggi. Niente è limitante se qualcuno crede in quello che fa.

Provi più paura del palco di ‘X Factor’ o di quello di Sanremo?
Direi che entrambi i palcoscenici sono emozionanti e mettono un po’ paura, ma presentano qualche differenza. ‘X Factor’ è una gara vera e propria, e appartiene a un format più televisivo: non a caso più stai in tv, più hai possibilità di avere successo. A Sanremo l’importante è esserci, partecipare, perché rappresenta un palco ambito da ogni persona che voglia fare della musica un punto centrale nella propria vita. E in più al Festival si presenta un progetto, una presentazione di sé più completa.

Hai iniziato con una tribute band di De André. Quanto ha influito la sua conoscenza in quest’album?
Di De Andrè c’è molto. E’ un artista che considero un po’ il mio padre spirituale. C’è un brano del mio nuovo album che richiama lo stile del cantautore genovese ed è ‘Ubaldo e Loredana’, la storia di due giovani musicisti che non riescono ad avere successo finché, un giorno, un pescatore fischietta una loro canzone e da quell’istante la gente li riconoscerà per quello che sono. Ed è un po’ quello che succede oggi nel nostro panorama musicale.

Quali sono le tue aspettative da questo Festival?
La cosa che più vorrei è quella di essere in grado di gestire questo palco nel migliore dei modi, come un punto di partenza per la mia carriera musicale. Credo che questa partecipazione sia arrivata al momento giusto: prima ero, forse, troppo acerba mentre adesso mi sento libera. E poi sono contenta perché quest’edizione del Festival di Sanremo dà una maggiore attenzione a noi giovani, e soprattutto ai cantautori; non a caso anche gli altri colleghi in gara sono, come me, tutti autori delle proprie canzoni.

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