Mariaceleste de Martino e l’arte del riciclo: “Divi italiani, imparate ad essere ecologici da Brad Pitt e company”

Mariaceleste de Martino - 'Occhiali storti'

“Il riciclo come forma d’arte e di espressione vanitosa-decorativa, ma utile, ecologica e divertente. Riciclare? E’ una cosa che tutti noi dovremmo fare”. E’ questa la filosofia di vita che Mariaceleste de Martino, giornalista di Televideo Rai, applica quotidianamente fin da quando era bambina. Nata a New York City e figlia di un’ex stilista di moda, per lei l’abito fa il monaco. E così linguette di Coca-Cola e vecchi rullini di macchine fotografiche in disuso sono diventati collane da indossare, ‘gabbie’ di tappi di champagne un bracciale, vecchi floppy disk delle borse. L’elenco è lungo. Non un semplice hobby, insomma, ma una vera e propria “missione”, come Mariaceleste la definisce. In un mondo che va veloce e in una direzione in apparenza unica e standardizzata, c’è sempre qualcuno che fa eccezione in senso positivo. Ecco perché abbiamo voluto dare spazio a lei e al suo eco-pensiero. D’altronde anche questo è spettacolo.

In cosa consiste il riciclo associato all’arte e al design?
Quando mangio, quando bevo, quando mi lavo, in tutte le azioni quotidiane, conservo quello che altri butterebbero: tappi, linguette, coperchi, vasetti, anche i rotoli interni della carta igienica, tutto quello che posso immaginare in altra forma, senza mai però manipolare o cambiarne l’essenza. Lascio sempre che l’oggetto utilizzato sia ben evidente e si veda, che si capisca con cosa ho realizzato una delle mie creazioni: una borsa o una collana o un oggetto di arredamento. Per me, essere ecologici e rispettare l’ambiente in cui viviamo è arte, è una forma e un modo di disegnare la propria vita.

Com’è nata in te questa passione?
Sin da bambina osservavo gli oggetti che mi capitavano tra le mani e li immaginavo di forma diversa. Ho sempre avuto una fantasia estrema in tutto e sono sempre stata fortemente creativa. Immagino, vado oltre la realtà, vedo e creo dando nuova vita. E’ il prodotto della mia energia, fluida, in continuo movimento.

Parlaci delle tue opere. Mi pare di capire che sono per la maggior parte oggetti di moda…
Sì, sono nata e cresciuta nella moda. Mia madre è un’ex stilista, una designer. I miei oggetti sono “abiti”, vestono, esprimono concetti, idee. Le mie creazioni fanno parte di una mia filosofia.

Quale messaggio vuoi trasmettere con queste creazioni?
Il messaggio è: “Da cosa nasce cosa”. Come nella vita: da un incontro, da uno sguardo, da una chiacchierata, da una telefonata, da un sms, da un post o un tweet, possono nascere amori, amicizie, rapporti di lavoro, o anche grandi movimenti, collaborazioni e invenzioni mondiali. E anche un “nulla”, che sembra immondizia, può diventare una novità, trasformarsi in un’originale e unica opera d’arte, che trasmette opinioni e che fa riflettere.

Pensi che, nel suo piccolo, questo tipo di filosofia possa servire per la salvaguardia dell’ambiente?
Sì, è proprio questo il mio scopo: riutilizzare oggetti che sembrano morti e che quindi vengono seppelliti nei vari bidoni. E anche se alcuni materiali sono desinati al riciclo, io preferisco puntare al “riuso”. Io li rispetto, penso che anche un oggetto abbia un’anima e quindi non lo butto, e lo faccio rinascere e diventare altro. Credo nella reincarnazione anche degli oggetti.

Parliamo di ecologia. Sei nata negli Stati Uniti. In Italia la raccolta differenziata è un fenomeno purtroppo solo recente. Anche negli Usa si è diffusa solo negli ultimi anni o lì c’è da più tempo una cultura più attenta all’ambiente?
Anche negli Stati Uniti ci sono delle regole. San Francisco è tra le città dove funziona meglio. La California in generale è “verde” ed è avanti in tante cose. A New York City, dove sono nata e vissuta, Manhattan nello specifico, non esistono bidoni dell’immondizia (per motivi anche di sicurezza) e si butta tutto insieme. I sacchi, poi, si lasciano sul marciapiede la sera prima del giorno di raccolta. I cestini per strada accolgono immondizia mista: anche quella è arte, forse. New York City è “The Melting Pot” in ogni senso. Nelle altre zone, Queens, per esempio, ogni casa ha i bidoni nel proprio garage o in una casetta del giardino, per esempio, e l’immondizia viene raccolta abitazione per abitazione, e ci sono dei giorni dedicati alla raccolta. Ma il vero problema della raccolta differenziata è che non dovrebbero proprio esistere prodotti realizzati con materiali non riciclabili. Dovrebbe essere illegale! Anche il mondo dell’industria quindi deve cambiare. E poi, giusto per fare un altro esempio, è difficilissimo riciclare un prodotto fatto di carta, plastica e metallo come un quaderno con la spirale: il consumatore deve strappare i fogli plastificati e dividerli dalla carta, poi staccare la spirale metallica… Non è facile! E’ un lavoro! Le tasse che si pagano dovrebbero servire a un investimento sull’ambiente, no? E poi, bisogna incentivare la raccolta differenziata, premiare chi la fa.

Newsmag.it è un sito di spettacolo. Sempre più divi di Hollywood sono attenti alla salvaguardia del pianeta. Mi viene in mente Leonardo DiCaprio. Conosci qualche altra star, anche nostrana, coinvolta in progetti ‘ecologici’?
Tra i divi Usa c’è Brad Pitt, che ha anche collaborato alla ricostruzione di New Orleans con abitazioni realizzate con materiali ecologici. Cameron Diaz ha contribuito alla serie di concerti per la Terra nel 2007 con il suo amico Al Gore. Ho letto anche di Orlando Bloom che guida un’auto ibrida e ha messo pannelli solari sulla sua abitazione. Edward Norton, tra i miei attori preferiti, è un ambientalista molto impegnato; ha anche parlato al Congresso e si dice che prenda sempre la metropolitana. Darryl Hannah è una contestatrice, è stata anche arrestata per aver protestato a Los Angeles contro l’abbattimento della più grande fattoria urbana degli Usa. Tra i divi italiani ho letto di persone che predicano bene ma razzolano male, quindi non facciamo nomi.

Ci sono già musei o mostre in Italia per gli amanti di creazioni legate al riciclo?
L’unico museo dedicato al riciclo è italiano ed è online: Museodelriciclo.it, promosso dal consorzio Ecolight. Raggruppa artisti di vario tipo, tutti ecologisti. Il catalogo è molto interessante. E’ un museo fresco, giovane, innovativo, avant-garde e sacro, direi.

Un’ultima domanda: dove possiamo vedere le tue opere?
Quattro dei miei pezzi sono già esposti pubblicamente al Museo del Riciclo ed è per me un grande passo, io che da grande voglio fare l’artista (sorrido). E poi sul sito www.mariacelestedemartino.com, creato da un gruppo di miei fan, ci sono altri pezzi da me creati e ideati. Per vederli si clicca sull’icona ‘My Art’. Ho anche partecipato con una mia video installazione a due concorsi internazionali ‘Celeste Prize’ (dove si può vedere il video) e alla prima edizione del ‘The Charlatan Prize’, indetto a New York City. E ora ho in progetto di organizzare una mia mostra personale e partecipare a eventi o fiere dedicati all’ecoArt e Design. Mi piacerebbe anche attirare l’attenzione di qualche ditta industriale di design che produca alcuni miei prototipi ecologici. Da cosa nasce cosa, no?

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