I ritratti del rock rivivono nei dipinti su vinile di Sandro Ferrara

La storia della musica si è incrociata molte volte con quella della pittura, basti pensare ad artisti come Andy Warhol e i suoi Velvet Underground, oppure alle magnifiche opere artistiche di John Lennon. L’arte del disegno e della grafica hanno dato vita a cover di dischi come quelle dei Pink Floyd o dei Led Zeppelin; insomma, la musica e la pittura sono frutto dello stesso albero creativo. In Italia nel 1980 un artista raccoglie questo frutto e decide di unire l’arte della pittura a quella del vinile, facendo nascere una vera e propria forma d’arte chiamata ‘Rock Art’. Stiamo parlando di Sandro Ferrara, che, in questa intervista, si racconta ai lettori di Newsmag.it.

Ciao Sandro. Come e quando nasce l’idea di dipingere i volti delle rockstar sul vinile a 33 giri?
Nel 1980 mi muovevo nelle vesti di disegnatore a fianco di artisti del calibro di Andrea Pazienza. Iniziai nel 1984 con alcune illustrazioni della musica napoletana su alcuni giornali; successivamente, nel 1990, dopo essere stato notato per una serie di disegni sull’inquinamento, fondai il movimento del ‘Metropolismo’, che seguiva la corrente di Andy Warhol, insieme ad altri artisti di strada, graffitari, bombolettari. Così nacque l’idea di unire la pittura al vinile. Da questa operazione ho trovato il mio modo di essere: io sono pittore e musicista. Con la ‘Rock Art’ intendo fare un recupero ecologico sonoro per la salvaguardia dell’ambiente e per nobilitare il vecchio vinile.

Hai iniziato nel 1980. Come sono nati e cresciuti i movimenti culturali e artistici nel corso del tempo?
Io sono figlio d’artista: mio padre, infatti, è Elio Ferrara, un pittore abbastanza conosciuto, ma io mi sono fatto da me, crescendo grazie ai suoi consigli artistici. C’è da dire però che in questo Paese è tutto impantanato: nonostante le energie e le iniziative degli artisti non emerge la creatività. Io sono stato costretto ad andare in Francia, una nazione che ha riconosciuto e apprezzato il mio talento di fumettista e vignettista. Il nostro Paese è come una mamma che non riconosce i propri figli, va avanti solo chi ha una conoscenza o un santo in paradiso.

Nella tua lunga carriera artistica hai incontrato molti musicisti e compositori. Puoi raccontarci un aneddoto al quale sei particolarmente legato?
Tra il 1975 e il 1979, mio padre fondò la prima radio libera in Campania, si chiamava Radio Napoli City. In quel periodo avevo circa 11 anni e ricordo che in sala di registrazione si esibiva un giovanissimo Pino Daniele insieme ad altri artisti come Jenny Sorrenti e Patrizia Lopez. Ho incontrato Pino molto tempo dopo. Un incontro che non scorderò mai è quello con Lucio Dalla. Realizzai in tempo reale un dipinto in suo onore e fu talmente colpito da quella nuova forma d’arte che decise di esporlo nella sua galleria personale.

Sei stato il creatore della Rock Art. Il tuo è un marchio di fabbrica, ma dopo tanti anni cosa si prova nel dipingere un’opera su vinile?
È difficile spiegarlo, è un’alchimia tecnica unita a magia. La mano va da sé e io mi emoziono vedendo filtrare attraverso l’opera l’emozione sul viso dell’artista. Poi c’è il lato sociale: penso che un artista debba anche rappresentare ciò che si trova intorno a lui. È anche un rappresentante del disagio sociale; io, ad esempio, a Napoli sto realizzando un’opera sui rifiuti disegnata su tela, dei personaggi spettrali che sorgono dall’immondizia. Ultimamente devo confessare anche che c’è un pullulare di artisti o pseudo tali che tentano sfacciatamente di copiare le mie opere. È bene distinguere la mia arte da una copia qualsiasi. Io sono stato il primo, nonostante si tenti di mettere in ombra le mie opere.

Ti sei espresso in 30 anni ad ottimi livelli. Ci puoi rivelare qualche tuo progetto futuro e se hai in cantiere qualche altra iniziativa?
Nell’era moderna è dura stare al passo con i tempi; i vari pc e iPad hanno contaminato tutto, ma io cerco di farlo. Con un mio dipinto cerco di dare un’anima all’opera e, dipingendo, voglio emozionare comunicando. Dopo la mia rappresentazione sui rifiuti, farò una mostra sugli oggetti del consumismo moderno, proprio per sottolineare il tema dei tempi moderni, un’immagine dei nostri giorni. Io vivo della mia arte, mi ritengo un artista libero dal sistema che cerca di fare il suo meglio. Ai posteri l’ardua sentenza.

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