Franco Battiato: consapevolezza, poesia e cambiamento al Foro Italico di Roma

Finisce a luci accese, con il suo pubblico che lo accompagna nella delicata e potente ‘E ti vengo a cercare’. Un bel modo per mettere il punto finale a due ore e un quarto circa di grande musica. Un concerto di Franco Battiato non è mai un semplice evento live. E’ un rito comunitario, uno spettacolo in cui tutti i sensi si risvegliano e si rimettono in moto per due ore e vengono accompagnati, uno ad uno, in un altro luogo. In questo tour è accompagnato poi dall’Orchestra Arturo Toscanini, che non fa che rendere perfetti brani che già alla loro nascita sfioravano la perfezione.

Domenica sera, con il Foro Italico di Roma pieno, il Maestro ha deliziato tutti: i ventenni arrivati in ritardo e di corsa, i signori con qualche capello bianco in testa seduti comodi in platea e i giovani genitori trentenni con figlioletta al seguito. Tre generazioni, e ognuna a suo modo ritrova se stessa nelle parole di ‘La stagione dell’amore’, ‘La cura’, ‘Gli uccelli’, ‘Up patriots to arms’ o in ‘Tiepido Aprile’, ‘Tra sesso e castità’ e ‘La canzone dei vecchi amanti’. Tre generazioni che vedi commuoversi tra le righe di ‘Povera patria’, sognare con le note di ‘Prospettiva Nevsky’, innamorarsi ancora sulle parole di ‘L’animale’. E poi le vedi alzarsi tutte insieme per liberarsi con ‘Voglio vederti danzare’. “Non mi posso muovere da qui, mi hanno messo le casse troppo indietro – ha detto Battiato indicando le casse sopra la sua testa – e se mi muovo verso di voi qui fischia tutto… ma mi mancate”.

Battiato, nella sua immensa e forse a volte impenetrabile autorevolezza, è capace di gesti e parole, al di là delle sue canzoni, che in un istante te lo rendono più vicino, e amico. E quando balla con te, uguale a te, ti sembra quasi surreale che sia la stessa persona capace di cantare “adesso piangi molto dopo/io mi dispero con ritardo/non abbiamo più misteri/si lascia meno fare al caso/scendiamo a patti con la terra/però è la stessa dolce guerra”. La sua è una voce che esprime i sentimenti umani più alti e nobili e lo fa in un modo credibile, senza podi su cui salire, senza l’arroganza di chi sa, quasi sedendoti accanto. Così ha fatto anche a Roma, con il suono di un violino ad accompagnarlo, e tutto è sembrato migliore. Anche il cielo, minaccioso di pioggia, alla fine si è arreso. Un concerto di Franco Battiato ti lascia dentro la stupefacente sensazione che il mondo intorno possa essere migliore di com’è. Si torna verso casa dopo tante meravigliose parole, colmi di consapevolezza, sogno e poesia. Pieni di qualcosa che è ‘potenza’ e forza, e cambiamento.

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