‘Tutte le parole’ di Lucia Manca

Lucia Manca è una cantautrice salentina con una timbrica vocale dolce e disarmante, ideale per veicolare la poetica che ispira i suoi testi. Il suo album omonimo nonché disco d’esordio ha iniziato ad esistere tre anni fa, dopo l’incontro con Giuliano Dottori degli Amour Fou. E’ stata la penna di Dottori a cogliere l’essenza della cantante nel brano ‘Tutte le parole’, un primo piano partecipe della delicata personalità della cantautrice. Lucia Manca ha un approccio esistenziale ed emotivo alla scrittura con cui riesce a trasmettere parti di sé e delle sue introspezioni.

Ciao Lucia, benvenuta su Newsmag.it. Quali sono le tematiche ricorrenti nei tuoi testi?
L’amore, il ricordo, la bellezza dei rapporti umani e la loro tragicità. Ad esempio il mio pezzo preferito, ‘Incanto’, parla della fine di una storia d’amore e si ispira al mito di Leda e Zeus. Quando scrivo cerco di imprimere il mio vissuto e la mia intimità, pescando nel passato, e questo penso che renda il tutto più malinconico. Se si osserva la copertina dell’album, c’è un’istantanea con degli effetti seppiati; quello è il concetto: evocare il passato per raccontare come sono adesso. E poi quei colori mi ricordano tanto i miei adorati anni Sessanta, Sylvie Vartan e ‘La dolce vita’.

Che strumento hai utilizzato per comporre?
Lo strumento da cui tutto è partito è il mio pianoforte di casa, appartenuto a mio nonno. Lì sono nate le prime melodie e lì ho suonato per la prima volta ‘Lontano’, canzone nata poco dopo l’incontro con Giuliano Dottori durante ‘La stagione del cannibale’, il tour degli Amour Fou.

Giuliano Dottori è il produttore artistico dell’album, quale ‘trucco’ ha utilizzato per accostare sapientemente la musica alla tua carezzevole voce?
Piacerebbe saperlo anche a me… Dovremmo chiederlo a lui…

E i tuoi ‘trucchi’ vocali potresti svelarceli?
In questi anni ho lavorato molto sulla mia voce, cercando di far uscire la mia vera personalità. Ho iniziato a studiare canto a quattordici anni e a diciotto ho deciso di smettere, perché la mia voce era diventata uno strumento d’orchestra. Ci sono voluti tre anni per disintossicarmi da tutte le tecniche vocali che avevo acquisito e che rendevano la mia voce priva di personalità.

Quali sono i musicisti che ti hanno influenzato?
Non avrei potuto concepire la mia musica senza aver ascoltato Luigi Tenco, che è stato la colonna sonora della mia infanzia grazie al mio papà che cantava sempre le sue canzoni. Oltre a Tenco, anche Lauzi, Donaggio, Endrigo, Battisti e Mina, certamente la voce italiana per eccellenza. Poi adoro il neo-folk americano dei Fleet Foxes, in particolare il primo album, Sufjan Stevens e Joanna Newsom che possiede una vocalità fuori dal comune e uno stile personalissimo capace di creare una simbiosi tra il suo cantare e le melodie dell’arpa. Nella scena italiana attuale apprezzo molto Brunori, Dente, Il Genio, Colapesce, Benvegnù e, ovviamente, gli Amour Fou.

E se oggi volessi divertirti con un genere di musica completamente diverso da quello che componi, che modello sceglieresti?
Beyoncé.

Come mai?
I suoi dischi sono stupendi e lei è un gran talento.

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  2. 2 Febbraio 2012: Anonimo

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